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BIRMANIA, FINALMENTE LIBERA AUNG SAN SUU KYI

BIRMANIA, FINALMENTE LIBERA AUNG SAN SUU KYI

“La Cisl saluta con grande gioia l’auspicata liberazione della Leader Birmana Aung San Suu Kyi, che avviene dopo 15 anni di arresti domiciliari dichiarati illegittimi dalla Commissione ONU perché in violazione di tutte le norme internazionali”. Lo dichiara in una nota il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. ” La liberazione- continua il leader della Cisl- è importante, ma non ci deve fare abbassare la guardia. Già in passato la leader birmana aveva dichiarato che la sua liberazione di per se non avrebbe potuto rappresentare un segno di apertura. Ma la comunità internazionale non deve fare l’errore, commesso in passato, di indebolire le pressioni sulla giunta militare, con la paura che possano provocare le reazioni dei generali birmani, che non hanno alcun interesse verso un cambiamento democratico.
Sino ad oggi la violazione dei diritti umani e la diffusione del lavoro forzato sono aumentati, non appena la comunità internazionale ha abbassato la guardia. Chiediamo che il governo italiano, la UE e le istituzioni internazionali non riconoscano i risultati delle elezioni farsa del 7 novembre, frutto di una costituzione e di leggi elettorali che codificano il mantenimento del potere in mano ad una dittatura civile, sempre guidata dalla lunga mano dei militari. La CISL ritiene che la liberazione della eroina democratica birmana debba essere incondizionata e che Aung San Suu Kyi debba poter avere piena agibilità politica per ottenere un dialogo tripartito con la giunta, le organizzazioni democratiche e le nazionalità etniche verso la democrazia, la revisione della costituzione, nuove elezioni su basi democratiche, la liberazione di tutti i prigionieri politici e la interruzione di tutte le violazioni dei diritti umani e del lavoro soprattutto negli stati etnici. La comunità internazionale deve impegnarsi ulteriormente per utilizzare il rilascio di Aung San Suu Kyi per fare pressioni affinché la giunta apra finalmente un dialogo credibile per la transizione alla democrazia”.

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