BASILICATA, FILCA CONTRO I TEMPI DELLA BUROCRAZIA

BASILICATA, FILCA CONTRO I TEMPI DELLA BUROCRAZIA

“Non c’è solo la Bradanica nel lungo elenco delle opere pubbliche incompiute o bloccate per ragioni burocratiche o contenziosi”. Il segretario generale della Filca Cisl Basilicata, Michele La Torre, lancia il grido d’allarme e torna a sollecitare la convocazione dell’osservatorio regionale sulle opere pubbliche e del tavolo permanente sulla crisi del settore edile, “organismi caduti letteralmente nel dimenticatoio”, accusa il sindacalista. “Nel settore delle opere pubbliche – spiega La Torre – stiamo assistendo ad uno strano paradosso: il tempo che la burocrazia impiega per consumare tutti i passaggi che portano dalla progettazione alla cantierizzazione è molto spesso più lungo del tempo necessario alle imprese per realizzare le opere.
La Torre cita opere “ormai storiche” come l’ospedale unico di Lagonegro, la variante della Tito-Brienza, l’ammodernamento della statale 106, il completamento dello schema idrico Basento-Bradano, “che insieme alla Bradanica sono alcuni degli esempi più eclatanti di opere i cui lavori non procedono o procedono a singhiozzo per la lentezza della burocrazia, nonostante la disponibilità delle risorse finanziarie, o per il continuo insorgere di contenziosi, con danni gravissimi sui livelli occupazionali e sulla tenuta di tutta la filiera delle costruzioni”.
Per il segretario della Filca Cisl “anche il piano del governo nazionale per la ristrutturazione delle scuole si sta rivelando un flop avendo realizzato ben poco di quanto promesso inizialmente; eppure se si riuscisse a sbloccare i cantieri dell’edilizia scolastica nei vari comuni della regione – osserva il segretario lucano della Filca Cisl – a beneficiarne sarebbe tutto il tessuto economico locale che, piaccia o meno, ruota ancora intorno alle costruzioni e al suo indotto. Con poche eccezioni – conclude La Torre – le istituzioni locali sono state finora sorde agli allarmi lanciati dal sindacato. Il tempo delle promesse è scaduto perché le promesse e gli annunci non ci fanno mangiare”.

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