Tre milioni e mezzo di euro all’anno: è il valore stimato del giro d’affari che ruota intorno alle attività illegali nel sistema foresta-legno italiano. Il dato, davvero significativo, è riportato nell’indagine elaborata dal Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali dell’Università degli Studi di Padova, ed è stata curata dai ricercatori del progetto Score (stop crimes on renewables and environment) al quale partecipano tra gli altri la Filca-Cisl nazionale, Banca Etica, Arci Lombardia, Fsc Italia e l’Università di Padova.
La ricerca, presentata nei giorni scorsi, mette in risalto come nel nostro Paese, nel settore boschivo, vi sia una presenza di circa 500 cooperative forestali che impiegano circa 5.000 addetti, ai quali viene applicato un regolare contratto di lavoro, ma con applicazioni di sicurezza non sempre a norma. Inoltre vi sono circa 9.000 ditte boschive, delle quali 6.000 specializzate, che impiegano quasi 28.000 addetti, con ampie dimensioni di lavoro irregolare anche mediante lo sfruttamento di manodopera extracomunitaria. Nel settore del legno/arredo, che costituisce uno degli assi portanti del made in italy, emerge come la nostra nazione sia il primo mercato per l’import di tronchi ed altri prodotti legnosi da Paesi riconosciuti a livello internazionale per gli alti livelli di illegalità nei settori del taglio e commercio dei prodotti forestali: Camerun, Costa d’Avorio, Romania, Bosnia Erzegovina, Albania, Serbia. Inoltre vi sarebbero grosse quantità di legno illegale che entrano in Italia da Bolivia, Brasile, Bulgaria, Colombia, Estonia, Federazione Russa, ecc. Allarmante è anche l’illegalità presente nel settore degli imballaggi in legno (pallet), con un giro di quasi 400 milioni di euro all’anno di evasione Iva. Spesso, inoltre, il pallet è realizzato con legname non conforme e contaminato da Cesio 137.
La ricerca mette in evidenza anche quella che viene chiamata “illegalità dimenticata”, dove si analizza la mancanza delle normative di sicurezza per i lavoratori, la gestione delle aste, l’utilizzo di legname irregolare, l’”illegalità storica”, quella degli incendi boschivi, i tagli irregolari, i pascoli abusivi, le discariche, le “nuove illegalità”, il riciclaggio di denaro sporco, il doppio conteggio degli interventi compensativi delle emissioni di carbonio. Alla presentazione erano presenti esponenti della Filca-Cisl (il segretario nazionale Paolo Acciai), di Legambiente, del Wwf, del Corpo forestale dello Stato, di ConLegno – Federlegno, dell’Icea e dell’Ispra. “Siamo contenti di aver aderito a questo progetto – dichiara Acciai – perché mette in rete esperienze e proposte di azioni tra le varie realtà associative per contrastare l’illegalità e di conseguenza tutelare quei lavoratori che dipendono da imprese che non hanno scrupoli. Tutto questo nella continuità di quella responsabilità sociale d’impresa che la Filca porta avanti nelle aziende per costruire insieme buone prassi di lavoro anche estendendole a tutte la filiera, per arrivare a far diventare la cultura della legalità un valore principale per tutta la comunità”.