Assemblea Organizzativa Filca Cisl Nazionale

Assemblea Organizzativa Filca Cisl Nazionale

RELAZIONE ASSEMBLEA ORGANIZZATIVA FILCA NAZIONALE

FOLLONICA 24-26 OTTOBRE 2007

Carissimi delegate e delegati,
giungiamo a questo appuntamento dopo aver svolto le assemblee regionali che sono state un momento di coinvolgimento dei nostri soci e dei nostri quadri; è stata una forte occasione per valorizzare la partecipazione e il confronto.
Pur non essendoci un obbligo dettato dalla Confederazione, tutte le realtà regionali e anche alcune territoriali hanno svolto la loro assemblea organizzativa.
Il coinvolgimento di migliaia di soci ha rappresentato un forte momento di protagonismo e partecipazione.
Protagonismo che, vogliamo ricordare, si è espresso anche nella consultazione e che ha visto oltre il 90% di gradimento dell’accordo del 23 luglio 2007 nei nostri settori.
Con la struttura produttiva che ci caratterizza, l’aver portato all’espressione di voto oltre 250.000 persone, testimonia la vitalità e il grande impegno profuso dalla FILCA con migliaia di assemblee e presenze nei posti di lavoro.
Proprio questo protagonismo e questa presenza sono una risposta netta, forte, precisa all’antipolitica , al qualunquismo e al disimpegno. Una grande affermazione di soggettività politica, di autonomia, di ruolo dei corpi intermedi della società, di democrazia diffusa.
La raccolta di oltre 5.000.000 di voti testimonia come il sindacato sia forse l’unica organizzazione ancora capace di mobilitare le persone e di chiamarle ad esprimere con un voto il proprio assenso o diniego verso l’operato di CGIL CISL UIL.
La più forte conferma dell’accordo è arrivata proprio da quelle categorie di lavoratori che sono più disagiate e che maggiormente sentono la precarietà del lavoro, mentre il no è stata l’espressione dei più garantiti, ma non pensiamo che sia stato per l’egoismo dei lavoratori ma piuttosto per i messaggi sbagliati di alcuni gruppi dirigenti. Situazione questa che deve farci riflettere, ma che indica anche una maggiore vicinanza al sindacato di chi si sente più debole. 
Alcune considerazioni meritano invece l’atteggiamento del governo e della politica (o di alcuni partiti).
Lo stesso governo prima non ha creduto alla rappresentatività del sindacato al punto di stralciare la presentazione del pacchetto “Welfare” dalla finanziaria per attendere il risultato della consultazione ( che rimane una consultazione e non un referendum ). E poi, dopo l’esito della consultazione, positivo, nonostante il tentativo di trasformare il tutto in referendum politico, ha modificato il pacchetto per accontentare alcuni partiti della sinistra, rischiando così di mortificare e annullare la forte esperienza della concertazione.
Ci preoccupa l’atteggiamento dei partiti di sinistra, che si ispirano al comunismo, quando negano il valore e il ruolo della partecipazione diretta dei lavoratori nella definizione di accordi con il governo e quando oggi scoprono che non è più il Popolo sovrano, ma sovrano è il Parlamento; un parlamento che non deve però legiferare con maggioranze trasversale.
Dall’altra parte dello schieramento politico (opposizione di centro destra) non si accetta che il risultato della concertazione divenga per il parlamento un accordo da trasformare in legge.
Non si accetta, oggi, che il sindacato possa fare con il governo accordi che poi, il parlamento deve confermare in quanto espressione di un’ampia realtà sociale: non si condivide che la società venga rappresentata anche dai corpi intermedi, dal sociale organizzato invece che solo dalla politica. Si nega di fatto la possibilità che esista la concertazione come politica e sintesi delle parti sociali in una ottica di interessi generali per il Paese.
E’ senz’altro anche questo un segno della miopia dei partiti che invece di interrogarsi sulle loro difficoltà di rappresentanza preferiscono accomunarsi, sia nel centro – destra che nel centro – sinistra, nel richiedere una legge che regolamenti la rappresentanza sindacale, nell’illusione di poterla governare e assoggettare alla logica della politica.
I nostri politici fanno fatica a capire che l’atteggiamento di rifiuto o di disinteresse alla politica sia una reazione delle persone alla malapolitica, alla lontananza degli eletti dai rappresentati, dalla mancanza di dialogo e discussione diretta fra i cittadini e i rappresentanti.
Le confuse vicende di questi giorni che coinvolgono la Magistratura ed il Ministro di grazia e giustizia e le ipotesi di crisi di governo non rafforzano di certo la credibilità del sistema politico.
Consideriamo buoni segnali, anche se con molti contraddizioni, le recenti iniziative politiche pubbliche, come manifestazioni e primarie. La risposta dei cittadini dimostra la richiesta forte di partecipazione.
Per noi, per chi come noi ha solo la forza delle proprie idee, la politica, l’interessarsi della “cosa pubblica”, è l’unica possibilità di far sentire la nostra voce, di poter incidere nelle decisioni, di essere protagonisti da cittadini e non come utenti o spettatori.
C’è bisogno di più lavoratori nei banchi del Parlamento, di più rappresentanti dei più deboli.
Anche per questo è necessario ridare ai cittadini la possibilità di esprimere la preferenza per il candidato oltre la scelta del partito.
In queste settimane sulla stampa si sono intensificate le iniziative per attaccare e denigrare il movimento sindacale. Ogni pretesto è buono, ma anche da questi articoli emerge come il sindacato viva di contributi dei lavoratori, di normative legislative di sostegno alle RSU e ai componenti dei Direttivi, di capacità concorrenziale nei servizi quali CAAF e INAS e disponga di un sistema proprio di verifica e di governo dei gruppi dirigenti. Persino la pubblicazione degli stipendi dei dirigenti a tempo pieno ha prodotto l’effetto contrario: si è affermata una maggior vicinanza tra lavoratori e dirigenti sindacali.
La consapevolezza che tutta la nostra attività utilizza risorse che ci vengono dai lavoratori deve portarci ad alzare la sfida verso l’esterno e la trasparenza tra di noi. Per questo proponiamo la predisposizione del bilancio sociale della Filca e di tutta la Cisl e la tenuta della contabilità con bilanci redatti con le stesse regole da tutta l’Organizzazione , con la Confederazione che si deve dotare di strumentazione idonea per garantire l’ uniformità dei comportamenti.

GLOBALIZZAZIONE

Nella globalizzazione ormai sempre più compiuta stenta a farsi strada la globalizzazione dei diritti e delle tutele per i lavoratori.
Per questo la Filca sta sostenendo con forza e passione la crescita del sindacalismo Internazionale ed Europeo.
La recente costituzione della CIS e del BWI, con la riunificazione tra la Cisl internazionale e il Sindacato Cristiano mondiale, è di buon esempio per chi ancora non fa parte del movimento internazionale (come i nostri amici del Nord America – BAC).
Il Sindacato italiano ha rafforzato il legame con la BWI , il sindacato internazionale dei lavoratori delle costruzioni e del legno, per portare la propria esperienza e la propria forza per governare il processo di migrazione dei lavoratori che coinvolge tutti.
Come FILCA abbiamo dato la nostra disponibilità ad assumere la presidenza della FETBB, il Sindacato europeo dei lavoratori delle costruzioni e del legno, per favorire e sostenere un progetto di rinnovamento del Sindacato europeo ed un maggior impegno sindacale verso le controparti ed istituzioni dell’Unione Europea.
Molte decisioni che ricadono su di noi vengono assunte in Europa: dobbiamo essere in grado di intervenire là dove si costruiscono le decisioni, come la vicenda Bolkestein ci ha insegnato.
Nel mondo continuano ad esserci scenari di guerra in Asia come in Africa: non si è ancora vinta la battaglia contro il terrorismo e, proprio in questi giorni, emergono nuove preoccupazioni per le vicende turche e curde, con la prospettiva di ripresa di una pericolosa contrapposizione tra le grandi potenze, o che vogliono essere considerate tali, con minacce di espansione degli armamenti atomici e tradizionali.
Il nostro sostegno va a tutti quanti, sindacalisti e politici, che nel mondo vengono perseguitati, torturati e uccisi per il solo fatto che chiedono pace, libertà, democrazia, diritti civili.
In particolare il nostro pensiero e sostegno va alla popolazione e ai monaci della Birmania per la loro coraggiosa lotta. La CISL, da oltre 10 anni da sola, ha sostenuto il sindacato birmano in esilio.
E’ importante che oggi tutti i sindacati e molti governi abbiano alzato la loro voce in difesa dei diritti delle persone. Sosteniamo la CISL nel chiedere il boicottaggio del regime birmano che per noi vuol dire intervenire sulle tante aziende del legno che commerciano con la Birmania.

Tutele previdenziali e lotta al lavoro nero

Condividiamo le parole del Papa quando ci ricorda che la precarietà del lavoro diventa precarietà nelle condizioni di vita.
Dobbiamo rafforzare le tutele dei lavoratori e “mettere in sicurezza le flessibilità”, è un termine di moda oggi nel Nord Europa ma fa parte della esperienza della nostra categoria. Governare le flessibilità per tutelare il lavoratore nel mercato del lavoro ed impedire che la precarietà del posto di lavoro si trasformi in precarietà occupazionale, economica e sociale.
La nostra azione con la costituzione degli Enti Bilaterali da sempre ha puntato a creare condizioni di stabilità occupazionale nel settore e non solo nella singola impresa.
Da qui la nostra lotta contro il lavoro nero ed illegale. 
La nostra azione contro la concorrenza sleale nel mercato del lavoro e per una maggiore equità tra tutte le forze di lavoro, oltre che sostenere una politica di riaggregazione e ricomposizione dell’impresa, deve comprendere anche la parificazione dei costi previdenziali tra lavoro dipendente e lavoro autonomo.
Una strada che porterebbe maggiore equità ed equilibrio anche alle tutele previdenziali.
Va definitivamente costruito dentro l’INPS un sistema previdenziale con costi e regole uguali per tutti i lavoratori dipendenti, autonomi, del pubblico impiego. 
La nostra riflessione sulle tutele previdenziali deve essere impietosa. Non siamo riusciti a far comprendere ai lavoratori la necessità e la convenienza dell’adesione ai Fondi Pensione. Questo provoca un ulteriore danno a tutti i lavoratori e ci deve spronare ad assumere questo compito come una priorità.
Dovremo impegnarci di più nel contatto con i lavoratori e anche nel sostegno professionale a tutti i nostri quadri .
L’Assemblea organizzativa è la sede per aprire un’ulteriore riflessione: possiamo continuare con un numero così elevato di fondi pensioni, alcuni dei quali non avranno mai la possibilità di raggiungere un forte numero di adesioni?
Insieme con le controparti e con la Confederazione è opportuno avviare una discussione per possibili aggregazioni che possano favorire minori costi e maggiore funzionalità.
Lo sviluppo pieno dei fondi pensione rappresenta anche un obiettivo strategico per un sindacato dei lavoratori: costituire nuovi soggetti di gestione dei flussi finanziari e creare uno spazio di democrazia e di partecipazione ulteriori nella società.
Oltre alla previdenza , il fisco . La lotta all’evasione fiscale , è una priorità democratica per il Paese. I livelli di evasione sono intollerabili. Sostanzialmente i lavoratori dipendenti e i pensionati pagano le prestazioni sociali e la sicurezza a tutti i cittadini.
Finalmente anche tra gli imprenditori qualcuno incomincia a chiamare ladri gli evasori. Lo registriamo positivamente anche se ci ricorda il detto dei “ladri che litigano di giorno e vanno d’accordo di sera”.
Perfino il ministro Padoa Schioppa ha detto che è giusto e bello pagare le tasse: lo hanno preso in giro! E’ una delle poche cose giuste che ha sostenuto.
Pagare le tasse è un atto di solidarietà e di coesione sociale. E’ invece irresponsabilità sociale evadere e schernire chi fa il proprio dovere. Come non sottolineare la contraddizione di chi è andato in piazza pochi giorni fa per chiedere meno tasse e più protezione sociale!
Chi paga il funzionamento dello Stato? e delle forze dell’ordine che devono garantire sicurezza a chi non perde occasione per considerarli solo fannulloni o approfittatori?
Gli evasori chiedono più protezione ad uno Stato che non riconoscono. D’altronde, è quello che succede ogni giorno nei Comuni e nelle Istituzioni locali: i maggiori beneficiari di buoni libri, contributi sociali, sconti sulle rette sono i lavoratori autonomi, i meno abbienti secondo il fisco, mentre i lavoratori dipendenti risultano ricchi.
Bene ha fatto il nostro Segretario Generale Raffaele Bonanni a lanciare un forte messaggio di riequilibrio del peso fiscale; non un semplice pagare meno tasse ma più equità e giustizia fiscale.
Serve una riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti e sui pensionati attraverso una consistente detrazione per il reddito da lavoro o da pensione.
Inoltre bisogna attivare quello che tutti dicono e promettono (quando sono all’opposizione): aiutare le famiglie considerando il reddito familiare diviso su tutti i suoi componenti.
Una minor pressione fiscale sul lavoro dipendente serve anche per dare una prima ed immediata risposta alla rivalutazione del potere d’acquisto salariale.
Per questo la nostra categoria si sente già fortemente impegnata alla buona riuscita della manifestazione di protesta indetta dalle Confederazioni per il mese di novembre.

Rappresentare il lavoro nel 21° secolo

In questi appuntamenti non manchiamo mai di sottolineare i cambiamenti e le mutazioni del lavoro: se guardiamo i titoli, le relazioni e i temi degli ultimi congressi e delle ultime assemblee, notiamo che il cambiamento e la velocità con cui le cose mutano sono sempre al centro delle nostre riflessioni.
Nel nostro ultimo Congresso di Trieste abbiamo avuto occasione di parlare in maniera approfondita dei cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro. Inoltre la consapevolezza che ormai registriamo su questi temi ci esonera dalle lunghe analisi.
Ci basta quindi ricordare alcuni aspetti:
1) La continua perdita di centralità della fabbrica e del cantiere a favore di forme di organizzazione del lavoro sempre più specializzate, frammentate e diffuse sul territorio con l’utilizzo di catene di subappalti, o subforniture, o decentramento (spesso internazionale), che fanno capo ad aziende sempre più piccole fino a diventare individuali.
2) la costante diminuzione del rapporto di lavoro tradizionale a tempo indeterminato, a favore di forme sempre più flessibili come i contratti a termine, a tempo parziale, alle collaborazioni, al lavoro interinale (o somministrazione), al lavoro autonomo unicamente giustificato da una riduzione dei costi contributivi.
3) Siamo così arrivati alla frammentazione delle imprese e dei settori produttivi , che conosciamo molto bene, e di cui quotidianamente sperimentiamo gli effetti. Poche ormai sono le eccezioni che sopravvivono se eccettuiamo il settore del cemento le cui aziende hanno sposato la logica e la prassi delle multinazionali. Vale la pena ricordarci che è forse l’unico comparto con forte ruolo e presenza italiana.
Ma non siamo in presenza solo di un cambio della struttura produttiva: cambia anche il valore soggettivo che viene dato al lavoro. I mutamenti culturali e sociali di questi anni fanno sì che i giovani non percepiscano più il lavoro con la stessa concezione che ne avevano i loro genitori, ma lo investano di aspetti valoriali e significati diversi, che abbiamo la necessità di comprendere appieno.
Lo stesso ragionamento vale per i lavoratori immigrati che hanno spesso attese e necessità diverse rispetto ai lavoratori italiani, proprio per la loro condizione sociale.
Se quindi cambiano le aziende e cambiano anche i lavoratori, è necessario che ci interroghiamo per capire quali possano essere le modalità per meglio rappresentare i lavoratori e i nostri associati.
Siamo convinti che leggendo la nostra storia e quella del movimento sindacale, possiamo trovare e riscoprire grandi opportunità che possono rendere questa nostra associazione ancora più moderna e capace di rispondere ai bisogni dei soci che organizza.
Riscoprire vecchi tesori da unire a nuove intuizioni e nuovi progetti è l’atteggiamento saggio di chi fa ricchezza della propria esperienza e la coniuga con la modernità.
Una delle particolarità della Filca consiste nella presenza, all’interno dei propri settori di riferimento, di aziende che vanno dalla micro-impresa edile fino alle multinazionali del cemento. Abbiamo cioè la contemporanea presenza di tutte le tipologie di aziende del settore industriale.
Inoltre l’evoluzione del sistema industriale italiano nel settore manifatturiero, pur con importanti eccezioni, sembra sempre più avvicinarsi alle caratteristiche dell’edilizia per quanto riguarda la frammentazione, la precarietà, la mobilità del lavoro.
Se vogliamo analizzare la rappresentatività del sindacato e la tutela che viene data ai lavoratori, è indubbio che, l’edilizia con un tasso di sindacalizzazione pari al 54,3% degli iscritti alle casse edili e, con l’estensione della copertura anche del secondo livello di contrattazione a tutti gli addetti, sia oggi un fondamentale punto di riferimento ed un modello sindacale tra i più avanzati.
La domanda che ci dobbiamo porre è: se il modello dell’edilizia sia trasferibile anche agli altri settori, in che maniera lo si possa fare, e come lo si debba ulteriormente incrementare e migliorare.
Noi crediamo che la risposta a questi tre quesiti sia positiva. 
Uno dei pilastri su cui investire è il tema della bilateralità: non una bilateralità di facciata che serva solo a dare indirizzi o ad affermare una presenza virtuale.
Ma una bilateralità fatta di Enti Paritetici che gestiscano parti di contrattazione, che diano servizi ai lavoratori, siano presenti sul territorio e che permettano di gestire le adesioni sindacali.
Questo è un modello che riteniamo utile per ampliare la presenza sindacale nelle piccole realtà e che è applicabile a tutto il settore produttivo manifatturiero.
Per noi è, infatti, necessario estenderlo in primo luogo al comparto dei prodotti per le costruzioni, ma abbiamo avuto difficoltà ad inserire gli Enti Bilaterali nella piattaforma per il contratto del legno proprio a causa della contrarietà della Fillea.
Per noi rimane un obiettivo strategico per aumentare la nostra rappresentatività in questi settori e quindi lo dobbiamo riproporre con forza cercando di superare le pregiudiziali verso il concetto della gestione paritetica.
Siamo di fronte ad un Governo che indica negli enti bilaterali uno strumento fondamentale per aumentare la cultura della sicurezza e combattere gli infortuni, e, noi che gli enti paritetici li abbiamo inventati, non siamo in grado di estenderne l’applicazione.
Se non ci poniamo noi, con la nostra esperienza di bilateralità in edilizia alla guida di una scuola di pensiero che è in grado di indicare nella pariteticità uno strumento forte per lo sviluppo della sindacalizzazione, come possiamo pensare di avere l’adesione delle nostre controparti o di modificare l’ evanescente bilateralità del settore artigiano?
Vorremmo chiedere alla Fillea come pensa di estendere la rappresentatività del sindacato nelle piccole aziende con modalità organizzative da vecchio sindacato fordista.
Noi vogliamo osare maggiormente: la storia di questi anni dimostra che se la Filca non si muove in termini innovativi, sperimentando anche da sola strumenti che possono trovare ostacoli a livello unitario, non si conquistano né nuove tutele per i lavoratori, né si amplia la nostra capacità di azione.
Non è possibile essere più rappresentativi se non riusciamo a raggiungere i lavoratori e a costruire strumenti che li tutelino e che diano loro la possibilità di associarsi al sindacato senza rischiare il posto di lavoro, o penalizzazioni e ritorsioni.
Se è vero infatti che c’è libertà di iscrizione al sindacato, non è altrettanto vero che questa libertà abbia piena e completa cittadinanza, in molte realtà sappiamo bene come sia solo tollerata, se non addirittura osteggiata.
L’alternativa è un sindacato che si ritira nelle grandi fabbriche e nel pubblico impiego, nei luoghi dell’ “aristocrazia” della classe operaia cara soprattutto ai movimenti dell’estrema sinistra o regolato e limitato dalla legge, fino al punto di essere istituzionalizzato, come piacerebbe alla destra.
La storia dimostra che la bilateralità non sostituisce un sistema di relazioni sindacali, ma aiuta ad irrobustirlo e a stabilizzarlo: è un pezzo fondamentale di partecipazione che i lavoratori possono conquistare e che serve al sistema produttivo nazionale.
Su questo si potrebbe intavolare una discussione e una trattativa con le parti più aperte e innovative del mondo dell’imprenditoria. Ma se non ci crede tutto il sindacato come possiamo sperare che le nostre controparti siano interessate?
La difficoltà ad aprire una stagione contrattuale che abbia come obiettivo strategico l’introduzione e lo sviluppo della bilateralità negli “impianti fissi” ci costringerà ad avere una presenza sempre meno significativa in questi settori, ci creerà difficoltà a gestire materie importanti come la formazione professionale, l’implementazione delle attività dei distretti, la sicurezza, ma anche temi come la delocalizzazione, il marketing gestito come sistema, l’innovazione merceologica e di prodotto.
La bilateralità è interesse nostro, del sindacato e dei lavoratori, è per noi una frontiera della partecipazione, ma è anche interesse per le aziende, per la loro competitività e produttività.
Anche sulla nostra rappresentatività in edilizia, mentre cogliamo con soddisfazione i risultati raggiunti, 189.219 deleghe attive, il 39,37% (Fillea 40,51) che ci portano ad avere un ruolo primario, dobbiamo interrogarci con attenzione e con un po’ di spirito critico. Occorre dare il massimo valore ai risultati raggiunti e al lavoro di tutti, e soprattutto di chi tutti i giorni è presente nei cantieri, associa e organizza i lavoratori, traduce politiche e strategie in azioni concrete di tutela, assistenza e intervento sindacale. 
Con l’occasione ricordiamo e ringraziamo tutti coloro che hanno operato e operano attivamente per creare un’organizzazione sempre più grande, forte, numerosa e partecipata.
Per essere ancora più forti e rappresentativi bisogna chiedersi come possiamo fare per rappresentare anche quel 1.100.000 addetti dell’edilizia che sono al di fuori delle Casse Edili, perché hanno un ruolo impiegatizio, o perché lavoratori autonomi o artigiani.
Non possiamo pensare che il mondo dell’edilizia finisca con le casse edili: tra Feneal, Filca e Fillea, abbiamo oggi meno di 600.000 iscritti al sindacato, su un totale di addetti in edilizia che sfiora i 2.000.000.
E stiamo parlando dell’edilizia che è il settore in cui la rappresentanza è più forte e certificata. Un ragionamento analogo va fatto, caricandolo con le dovute maggiorazioni, per quel che riguarda gli altri settori.
O tentiamo di innovare, o il sindacato rischia di diventare sempre più minoritario e marginale nei posti di lavoro, con poche eccezioni.
Senz’altro un’azione tesa ad una riorganizzazione degli assetti contrattuali secondo le linee che più volte abbiamo sottolineato in passato (riduzione e accorpamento dei CCNL, maggior peso alla contrattazione integrativa ecc.) potrebbero aiutarci in questo. I tempi però non saranno certamente brevi e il problema presenta aspetti molto complessi anche in relazione ai sistemi di rappresentanza delle nostre controparti.
Riteniamo inoltre che anche questa vicenda rientrerà nella trattativa sulla riforma degli assetti contrattuali. 
Trattativa che deve aprirsi immediatamente per dare a tutti i lavoratori due livelli di contrattazione. L’accordo del 23 luglio 2007 contiene aiuti normativi per la contrattazione decentrata. Dobbiamo superare le residue resistenze sindacali per poter avere la forza di contrattare un nuovo sistema contrattuale favorevole ai nostri lavoratori.
Vogliamo ricordare che il secondo livello di contrattazione non è solo un livello salariale ma è un ulteriore momento di confronto, partecipazione , contrattazione con le controparti; un momento di crescita sindacale. 
In questo quadro sarà necessario ripensare la ridefinizione degli assetti categoriali all’interno della confederazione, anche se oggi non è all’ordine del giorno se non per quanto riguarda il comparto dell’energia e il suo accorpamento con la Femca.
Riteniamo però che sia utile per noi affermare che ogni luogo di lavoro, dal cantiere alla fabbrica, sia seguito da un unico soggetto sindacale: nei cantieri, oggi, troviamo lavoratori a cui sono applicati vari contratti (dall’edilizia, alla meccanica, al commercio..), e lo stesso vale nelle aziende soprattutto per le attività inerenti alla commercializzazione, alla gestione amministrativa, alle manutenzioni. Il risultato è che mentre noi organizziamo i lavoratori dell’edilizia, del legno, del cemento, cioè quelli a cui viene applicato il maggior contratto, gli altri sono ignorati da tutti.
Senza voler mettere in discussione, almeno per ora, le appartenenze categoriali, pensiamo che attraverso accordi con le altre categorie della Cisl, gli operatori della Filca possano organizzare e tutelare i lavoratori presenti nei luoghi di lavoro in cui operiamo, stringendo accordi organizzativi con le altre categorie con cui definire modalità di proselitismo, tutela, servizi ecc.
Sappiamo che è solo un primo passo, che ci mancano ancora strumenti necessari, ma bisogna pur partire, sarebbe un modo per sviluppare le famose sinergie, a vantaggio e tutela di chi lavora, aumentando le adesioni alla Cisl.
Nel documento che abbiamo presentato come indirizzo per i lavori delle assemblee organizzative regionali, abbiamo inserito il tema della responsabilità sociale d’impresa e ambiente e sviluppo sostenibile. Vogliamo oggi riconfermare che per la nostra Federazione parlare di questi temi non è inseguire gli slogan del momento. Sono per noi punti fondamentali che cercano di implementare un ragionamento di “contratto sociale” che dobbiamo far entrare come ulteriore affermazione della dignità del lavoratore come persona.
La Responsabilità Sociale d’Impresa, il Codice Etico, che vorremmo applicare anche alla Filca, devono essere momenti di maggiore partecipazione dei lavoratori nella vita complessiva dell’azienda. L’ambiente è oramai nella nostra vita quotidiana. Dobbiamo intervenire, ed il sindacato non può essere solo spettatore esterno di processi decisi da altri. Apprezziamo il Governo nell’aver recepito la proposta di istituire la Cassa Integrazione Ambientale, per quei casi di crisi dovuti a situazioni legate proprio all’ambiente. Ma dobbiamo diventare soggetti promotori di una cultura che non alimenti solo facili sospetti o facili no, dobbiamo diventare riferimento di proposte che impegnano assunzioni di responsabilità in temi come la creazione di strutte abitative bio-eco compatibili e l’approfondimento all’utilizzo di combustibili alternativi nei processi produttivi del cemento.
Sull’utilizzo delle biomasse facciamo nostro lo scetticismo che esiste anche a livello europeo , tenendo in considerazione anche la mancanza di una politica di forestazione presente nel nostro territorio.
Ma non possiamo nemmeno far dimenticare alle nostre imprese il senso etico che queste devono applicare nelle loro produzioni. La crescita culturale della popolazione ha oramai evidenziato come il cittadino consumatore sia molto sensibile a conoscere l’intera filiera di come e dove vengono prodotti i generi da lui acquistati. 
In questi anni abbiamo prestato molta attenzione alle tematiche della salute e sicurezza . In particolare abbiamo puntato sulla costituzione dei RLST individuandoli come le figure che meglio di altre possono dare risposta ad una realtà come quella della edilizia.
La nostra convinzione ha fatto maturare questa scelta anche nella FILLEA e si sta imponendo come modello di riferimento per tutte le piccole realtà.
Non possiamo però fermarci; salute e sicurezza sono due elementi che misurano il grado di civiltà ed umanità sui luoghi di lavoro . L’attenzione alla persona non può prescindere da livelli sempre più elevati di sicurezza che puntino all’azzeramento degli infortuni ed alla tutela della salute di chi lavora.
Per questo stiamo costituendo un Laboratorio/Osservatorio su questi temi: vogliamo che la FILCA Nazionale sia sempre più presente ed attiva.
Un Osservatorio che serva ad analizzare meglio i dati ed al tempo stesso in grado di proporre idee, azioni ed attività.
Un punto di incontro per tutti coloro che agiscono sui temi della salute e sicurezza.

Il socio

In questi anni si è avviato un processo di riscoperta e valorizzazione del socio, non più semplice iscritto al sindacato, ma motore protagonista dell’associazione. Porre il socio al centro della vita della Filca e della Cisl potrebbe essere solo uno slogan! Se così fosse si toglierebbero potenzialità e freschezza alla vita organizzativa. Centrare la vita dell’organizzazione sulla figura del socio significa riscoprire il valore dell’associazione: ci si mette insieme per un comune obiettivo e si lavora per accrescere tutele e diritti di tutti.
Non c’è chi ricopre un ruolo attivo e chi è invece passivo, ma insieme ci si tutela, ci si rafforza, si cresce. Mettere il socio al centro vuol dire che chi è socio conta di più di chi non lo è.
E’ il socio che ha il diritto/dovere di decidere, scegliere, indirizzare. Questo vale per i gruppi dirigenti, ma anche per le piattaforme, per i risultati contrattuali e per i grandi accordi.
La tendenza deve essere quella di dare al socio l’ultima parola per decidere sulla vita associativa e sui risultati che l’associazione raggiunge. Essere o non essere socio è la discriminante: l’adesione è libera, ma proprio per questo chi resta fuori non può vantare alcun diritto. Gli rimane però la possibilità di aderire all’associazione. 
Non vi sono oggi le possibilità di far applicare i contratti solo agli associati, e forse sarebbe anche problematico, sebbene legittimo. Resta il fatto però che chi gode dei benefici contrattuali e non aderisce all’associazione debba però almeno versare una quota di adesione contrattuale.
Perché il socio conti di più e sia messo nelle condizioni di decidere bisogna creare le condizioni per una migliore e maggiore partecipazione alla vita dell’organizzazione: al socio devono essere riservati momenti di formazione e informazione, oltre che alla possibilità di frequentare le sedi, ricevere un’adeguata accoglienza e risposte alle proprie richieste. 
Va potenziata e migliorata la vita democratica della nostra associazione sviluppando il pluralismo, creando momenti di confronto e discussione che possono essere formali, come gli organismi, le assemblee dei soci, o più semplicemente informali.
Pensiamo sia opportuno, inserendolo nel regolamento di attuazione dello statuto, definire un rapporto percentuale tra il numero degli iscritti ad ogni livello e il numero dei componenti degli organismi direttivi, cominciando col fissare un numero minimo di componenti dei Consigli Generali territoriali.
Crediamo inoltre che sia necessario procedere almeno a 4 convocazioni formali all’anno dei consigli direttivi territoriali proprio per dare continuità al confronto e all’attività. Uno di questi incontri potrebbe svolgersi in sessione formativa per dare più capillarità alla formazione in cui molto stiamo investendo.
Il socio deve essere oggetto di attenzione e informazioni che gli diano le opportunità e le capacità di partecipare ai vari momenti associativi.
La consegna della tessera è, perciò, un momento importante, che deve trovare una sua particolare sottolineatura: un’ ulteriore occasione di incontro con l’associazione.
Se la tessera è la chiave che apre le porte dell’associazione, il socio deve trovare un clima di accoglienza, che valorizzi la sua presenza e la sua figura. Deve sapere quali sono i servizi, le prestazioni, i diritti che la tessera garantisce.
Va affermato con forza che una sola tessera deve prevedere l’accesso a tutto il sistema Cisl, in tutto il territorio nazionale, senza bisogno di sottoscriverne altre.
Semplificando, potremmo dire, che sottoscrivendo una sola delega il socio deve poter accedere gratuitamente a tutto il sistema dei servizi e delle prestazioni della Cisl. Sappiamo che questo comporterà difficoltà economiche e quindi di difficile immediata realizzazione. Lo indichiamo quindi come un obiettivo cui tendere con i dovuti passaggi intermedi, ma anche dando la disponibilità alla discussione per una diversa ripartizione delle risorse.
Per questo è fondamentale cominciare definendo quali sono i servizi gratuiti previsti dalla tessera, quali quelli convenzionati e a quali costi. In questa operazione è opportuno anche arrivare ad una omogeneità di situazioni per lo meno a livello regionale evitando disparità fra territori che diventano sempre più difficili da gestire a causa dell’elevata mobilità dei lavoratori.
In questo ambito va rimarcata la necessità di realizzare compiutamente l’anagrafe degli iscritti Cisl non solo per agevolare la gestione interna ma anche per facilitare il rapporto fra le categorie e la continuità d’iscrizione del lavoratore anche in caso di cambiamento del luogo di lavoro e di passaggio ad una nuova categoria.
Il passaggio concettuale da iscritto a socio implica anche il superamento del concetto di adesione legata al solo luogo di lavoro per divenire un’adesione più continuativa e duratura: ci si associa alla Cisl tramite la categoria; ci si associa alla categoria in qualità di lavoratore e non di dipendente di quel luogo di lavoro.
La Filca ha un forte sentire confederale per questo c’è una forte attenzione alla continuità associativa, anche nei cambiamenti di settore o al pensionamento. L’accordo FILCA-FNP è la riprova.

Territorio

Da tempo sosteniamo che uno dei pilastri che hanno contribuito alla solidità della Filca è la sua forte e diffusa presenza sul territorio.
Se è vero che oggi anche la fabbrica assume le caratteristiche di “fabbrica diffusa” come sostengono alcuni sociologi e che nel territorio avvengono gli scambi e le implementazioni che rafforzano i sistemi economici locali, anche la presenza della confederazione sul territorio deve essere ripensata.
Siamo consapevoli che il modello dell’edilizia che ha portato le relazioni sindacali dall’ambito aziendale a quello territoriale non sia sempre applicabile a tutte le realtà produttive, va però preso in seria considerazione e copiato con intelligenza. D’altronde, nemmeno l’edilizia ha rinunciato al confronto nel cantiere o nel sito produttivo.
Sempre più necessaria resta la presenza della confederazione a livello locale andando di pari passo sia con lo sviluppo delle autonomie, sia con la necessità di definire i livelli di welfare nelle realtà locali, che non sono solo regionali e provinciali ma divengono sempre più comunali. Questa tendenza subirà sempre più forti evoluzioni con il decentramento del sistema di imposte e con lo spostamento dell’erogazione di alcuni servizi sempre più vicini ai cittadini (che nella maggior parte dei casi sono anche lavoratori o pensionati).
Anche la concertazione si spinge quindi a livelli sempre più decentrati e per noi la tutela del lavoratore è possibile solo in una forte integrazione tra azione contrattuale e azione concertativa. Entrambe le azioni (contrattuale e concertativa) vengono a svilupparsi quindi a vari livelli: una contrattazione nazionale (CCNL) e una concertazione nazionale (accordo 23 luglio, finanziaria,ecc.) e una contrattazione di secondo livello (contratti aziendali/territoriali) che dovrebbero essere accompagnati da una concertazione, che potremmo definire a sua volta integrativa, che deve però svilupparsi a più livelli (dal regionale, al provinciale, fino al livello comunale).

Dai servizi alle tutele

Fra i molti cambi di mentalità che comporta il passaggio da iscritto a socio vi è anche quella che riguarda l’erogazione dei servizi.
Si parte infatti da bisogni individuali che i soci esprimono (dalla difficoltà di compilazione della dichiarazione dei redditi, a quella di fare una domanda di pensione, al tutelarsi come consumatori o come inquilini), che divengono necessità, richieste, bisogni collettivi e ai quali l’associazione deve dare risposte.
Si devono creare strumenti che rispondano a una sensibilità sindacale, che diano sì risposte immediate, ma che trasformino le richieste degli associati in politiche di tutela.
E’ necessario che la mentalità di chi opera nei servizi non sia quella del consulente ma quella del sindacalista capace di ascoltare, di cogliere i bisogni e trasformarli in strategie, politiche, vertenze collettive.
Nascono quindi alcune necessità:

  • La prima è quella di fornire un’adeguata formazione sindacale a chi lavora nei centri servizi e non solo una formazione tecnica.
  • La seconda di collegare sempre più strettamente le categorie ai servizi sia inserendole nei consigli di amministrazione delle società di gestione, sia ripensando il livello di queste società. A noi pare che il livello migliore sia quello regionale.
  • La terza è quella di pensare ad una stabilizzazione delle collaborazioni di chi opera in questi centri creando un forte legame con l’associazione in modo da condividerne finalità e obiettivi. Riteniamo che anche qui possa svilupparsi un interessante intreccio con le categorie: un impiego condiviso potrebbe creare utili sinergie oltre che dare un’impronta più sindacale, con sperimentazioni di alcuni mesi in categoria permettendo a molti giovani di conoscere la vita e l’attività sindacale.

Noi vorremmo che l’erogazione dei servizi sia gratuita e compresa nella tessera, ma nell’attesa della definizione degli accordi necessari, deve essere chiaro che i servizi vanno riservati solo ai soci: per chi non è iscritto resta sempre la possibilità di associarsi.
Non ci devono quindi essere costi convenzionati per i soci e tariffe per altri eventuali “utenti” o clienti, ma solo quote convenzionate per i soci e la possibilità di associarsi per gli altri.
Per quanto riguarda l’edilizia anche questo ragionamento ci porta a indicare, ancora una volta, come sia irrinunciabile l’obiettivo della costituzione della delega nazionale in modo che un lavoratore quando firma la delega sia sempre iscritto alla Filca indipendentemente dalla provincia in cui lavora. Un primo passo è la delega con validità regionale.

Dalla politica dei redditi alla tutela della persona

Ma anche contrattazione e concertazione non sono più sufficienti. La richiesta che ascoltiamo più spesso è quella di salari più alti ( da parte di chi un lavoro ce l’ha), ma anche di lavoro ( da chi il lavoro l’ha perso o non lo trova) o di tutela per la salute e la pensione.
Ora noi riteniamo di dover rispondere a tutti i bisogni che i nostri soci esprimono.
Non è voglia di “pan sindacalismo” abbiamo capito che salvaguardare solo il reddito non è sufficiente.
Anzi il reddito o meglio, i livelli di vita vanno tutelati e difesi in ogni occasione e ogni età. Per far questo non basta un semplice aumento salariale o una riduzione della tasse, ma bisogna aggiungere alla concertazione e alla contrattazione modalità e sistemi che integrino redditi e servizi.
 
Pensiamo ad una sorta di Welfare contrattuale che possa affiancare ed integrare quello pubblico in materie come la previdenza e la sanità.
Per la previdenza in parte è già avvenuto con la costituzione dei fondi di previdenza integrativa, che vanno incrementati contrattualmente sia nelle quantità economiche sia agevolando e favorendo l’adesione del lavoratore.
Non vogliamo però fermarci qui: nella piattaforma per il rinnovo del CCNL dell’edilizia abbiamo inserito la richiesta per la costituzione di un fondo che possa rispondere meglio alla problematiche di chi fa lavori pesanti fisicamente, usuranti e che oltretutto diventano pericolosi per la salute se svolti in non buone condizioni fisiche.
Con questo fondo vogliamo dare la possibilità ai lavoratori edili di accedere prima alla pensione, vista la difficoltà di continuare il lavoro quando questo mette a rischio la vita e la salute. E’ un fondo che abbiamo già visto funzionare bene sia in Svizzera che in Canada; vorremmo “importarlo” anche da noi.
Ciò non significa che abbandoneremo la lotta per ottenere istituzionalmente dallo Stato il riconoscimento della pesantezza del lavoro sia in edilizia che nelle cave: anzi, a maggior ragione, tenteremo di far valere le nostre opinioni per aver un intervento più completo, pubblico e contrattuale, su un tema a cui il recente accordo del 23 luglio scorso ha il merito di aver rilanciato, ma che non ha dato una risposta soddisfacente ai nostri lavoratori.
Un ragionamento analogo riguarda la tematica dell’assistenza sanitaria e delle prestazioni del S.S.N.: abbiamo costituito il Fondo Arcobaleno per l’assistenza sanitaria integrativa proprio per dare la possibilità ai nostri soci e ai lavoratori di essere meglio tutelati per un aspetto talmente importante nella vita di tutti noi come quello della salute.
Non è certo questa un’erogazione salariale diretta, ma avere il rimborso dei ticket spesi per le visite specialistiche, le diarie per le varie forme di ricovero (dal day hospital in poi), una struttura di cliniche convenzionate dove fare accertamenti senza spendere nulla, poter evitare i tempi di attesa del S.S.N., un pacchetto di interventi a tutela della maternità, la possibilità di effettuare visite ad esami preventivi e altro, servono non solo a risparmiare denaro, alzando di fatto il livello di reddito, ma garantiscono anche uno standard di elevata qualità migliorando il tenore di vita.
In questa logica altri temi potrebbero essere affrontati per integrare lo “stato sociale” con interventi contrattuali: si pensi al problema della non autosufficienza, o dell’handicap presente in famiglia, ma anche dell’istruzione, della casa ecc… 
L’altro importante filone di intervento è il lavoro, bene richiesto in maniera primaria da chi lo ha perso o non ce l’ha.
Da tempo sosteniamo che un’associazione come la nostra debba aiutare i propri soci a trovare lavoro o a ricollocarsi nel mondo del lavoro.
Siamo pronti a costituire una nostra società per la gestione del mercato del lavoro. Abbiamo dato la nostra disponibilità a partecipare ad una società CISL per ragioni del tutto evidenti.
La CISL nazionale ha un progetto che intende realizzare subito dopo questa assemblea organizzativa. Noi restiamo in attesa con la convinzione che questo sia uno strumento necessario e un servizio utile, che sarà molto apprezzato dai soci. Vogliamo quindi spronare la CISL e, aderire al progetto che presenterà nei prossimi giorni. Se questo progetto non decollerà dovremo muoverci da soli.
Nei giorni scorsi FENEAL e FILLEA, dopo annose discussioni, hanno accettato di inserire fra le richieste per il rinnovo del CCNL degli edili la gestione dell’incontro domanda/offerta di lavoro.
Anche questo è un primo passo che cercheremo di rendere concreto e che rappresenterebbe in edilizia la soluzione migliore per la gestione del mercato del lavoro in quanto darebbe la possibilità di utilizzare a questo scopo gli enti bilaterali di settore.
Queste situazioni ci mostrano come alcune innovazioni e alcuni risultati si possono ottenere solo con l’ostinazione e la caparbietà. Andare un po’ controcorrente, rompere gli schemi e i ragionamenti tradizionali , non aver paura delle novità sono da sempre nostre caratteristiche e sono le qualità che fanno della CISL e della FILCA un soggetto sindacale capace di cercare nuove risposte e aprire nuove strade.

Un antidoto per la routine: la formazione

Mantenere una forte capacità innovativa non è né facile né scontato: l’abitudine, la prassi quotidiana, la voglia di non correre rischi, lo stress, le mille esigenze di tutti i giorni possono spingere verso l’assuefazione e la tentazione di far prevalere automatismi e superficialità.
Spesso può prevalere la stanchezza o anche semplicemente la riproposizione di atteggiamenti ripetitivi che in passato hanno dato risultati positivi.
L’associazione, così come le persone che ne fanno parte, corrono il rischio di “sedersi”, di fermarsi, di perdere lo spirito critico, la capacità di innovare, di ricercare, di fare cose nuove e di sperimentare.
Un antidoto efficace per questo malessere inevitabile è il mantenimento del pluralismo, del confronto, di un atteggiamento di ascolto costruttivo sia individuale che collettivo.
Oltre a creare la possibilità di partecipazione alla vita organizzativa a tutti i soci valorizzandone la individualità e le caratteristiche, è necessario che il gruppo dirigente mantenga chiare e costanti le motivazioni che spingono ad un impegno sindacale, in particolare per il tempo pieno.
Proprio la frequentazione continua dei soci, lo stare insieme a loro, il vivere i problemi veri, concreti di chi lavora nei cantieri e nelle fabbriche, la presenza continua sui posti di lavoro aumenta e tiene desta la sensibilità di chi viene chiamato ad operare a tempo pieno per l’organizzazione.
Non può esistere un distacco tra i dirigenti sindacali e i soci che vengono rappresentati: va scongiurata l’opinione corrente che mette il sindacato sullo stesso piano della politica fino a considerarlo ” l’altra casta”.
Ma sapere che questo è un rischio che corriamo non è sufficiente: ci deve essere un continuo lavoro per scongiurarlo. 
Interrogarsi continuamente sulle motivazioni che spingono alla scelta di impegnarsi nel sindacato, ricercare modelli positivi di confronto, misurarsi con i fatti che hanno segnato la storia contemporanea diventa una necessità per imparare, per non dimenticare.
La nostra Federazione ha svolto negli ultimi anni un lavoro straordinario: i numeri ci danno ragione.
L’impegno per diventare primi deve essere accompagnato dalla capacità di dare risposte.
Dobbiamo far crescere dirigenti capaci di leggere contratti, di dare suggerimenti, di far emergere criticità di applicazioni contrattuali, di essere soggetti contrattuali nel territorio.
Non vogliamo avere solo gli “operatori-tesseraioli” ma leaders sindacali. Dobbiamo mantenere la nostra specificità e l’orgoglio di entrare nei luoghi di lavoro e conoscere i nostri soci, elemento di vicinanza costante con il lavoratore e segnale del rapporto sindacalista/persona/lavoratore e non solo sindacalista/tessera/iscrizione.
Per fare questo dobbiamo metterci sempre tutti in discussione: il lavoratore ci consegna la propria fiducia, le proprie aspettative. Non possiamo deluderlo dando in cambio solo gadgets. Anche per questo abbiamo sottoscritto i recenti accordi unitari con Feneal e Fillea.
Questo senso etico e di responsabilità dovrà attraversare anche tutti noi ai vari livelli. Se vogliamo bene alla Filca, se condividiamo i valori della Cisl, noi non possiamo pensare solo ad un sindacato fatto di numeri e di rivendicazioni esclusivamente salariali. Questo è un modello che non dà prospettive.
Anche per questi motivi abbiamo investito fortemente nella formazione. Creare la scuola nazionale di formazione, indicare a tutti i livelli dell’associazione di spendere in formazione almeno il 3% delle risorse, potenziare lo staff nazionale dei formatori e costituire il gruppo degli animatori regionali vuole essere un modo concreto per dare risposte alle esigenze che abbiamo appena citato. 
La struttura della scuola serve per dare a tutti la possibilità di partecipare alla formazione. Una formazione da intendere , sia come il luogo in cui creare nuove o migliori abilità individuali e collettive, sia come momento per ricercare consapevolezza, motivazioni, ragioni per la nostra azione sociale.
Una scuola che sappia formare sindacalisti più competenti e più motivati, che crei anche gruppi di “esperti”, in determinate materie, da mettere a servizio di tutta l’organizzazione. 
Ci fa piacere perciò poter dire in questa occasione che il progetto di Scuola Nazionale ha finalmente trovato un suo primo completamento con la realizzazione dell’ufficio formazione nazionale e dei coordinatori di area.
Il catalogo formativo e il programma di formazione per il prossimo biennio, a cui si affiancheranno i programmi d’area e quelli territoriali e regionali costituiscono una grande opportunità per tutta la FILCA.
Pensiamo che ogni socio e soprattutto ogni dirigente debba sentire il diritto/ dovere di formarsi.
E’ un obbligo morale, un dovere che ogni dirigente deve nutrire verso l’associazione ed i suoi soci: quello di ricercare la possibilità migliore per dare il massimo nel ruolo che ricopre.
Nella nostra attività abbiamo dato attenzione e speso sensibilità verso situazioni che ci ricordano ingiustizie, soprusi, atrocità.
Nel nostro percorso abbiamo incontrato le Foibe e i campi di prigionia, Sebrenica e la Bosnia, Don Milani e tante iniziative di solidarietà umana e sindacale sostenute direttamente dalle nostre strutture territoriali o regionali.
Abbiamo apprezzato il recente percorso di formazione congiunto tra Bergamo, Palermo e Treviso che ha portato ad incontrare gli involontari protagonisti colpiti dalle mafie e insieme scoprire e valorizzare la voglia di resistere e cambiare della cittadinanza e delle vittime della criminalità organizzata.
L’incontro con Associazioni di cittadini e del volontariato è una scelta naturale e necessaria per l’AAssociazione dei lavoratori per condividere e sostenere iniziative, idealità e progetti comuni.
Per questo la Segreteria Nazionale vi proporrà che il tradizionale omaggio di quest’ anno sarà la condivisione di un contributo che offriremo al Centro Don Puglisi di Palermo.

Le Politiche Organizzative 

Il tesseramento del 2006 si è chiuso con 259.517 lavoratori associati.
Ad agosto 2007 risultano 251.240 soci; sono 14.688 in più rispetto allo stesso periodo del 2006.
Possiamo perciò già dire che anche nel 2007 ci sarà un incremento del numero dei lavoratori nostri associati, supereremo i 270.000 soci.
Sicuramente il buon andamento occupazionale nei nostri settori, in particolare in edilizia, con il grande risultato di emersione dall’irregolarità prodotto dalle politiche che con convinzione abbiamo proposto e sostenuto (DURC, denuncia di assunzione il giorno prima dell’inizio del lavoro, ecc.) ha favorito lo spazio di sindacalizzazione.
La FILCA è oggi la prima associazione sindacale in 11 regioni e in 48 Casse Edili.
Ma vogliamo ricordare, alla CISL e alle nostre categorie che l’aumento delle adesioni non avviene per caso o in modo automatico.
E’ il risultato di un impegno costante di quasi 600 operatori sindacali e di migliaia di dirigenti e attivisti che, con umiltà, sacrificio e tanta passione ogni giorno operano sui luoghi di lavoro, incontrano lavoratori, raccolgono le loro ansie, preoccupazioni, richieste e cercano di dare risposte e soluzioni ai problemi.
Le Casse Edili sono uno strumento tecnico fondamentale per stabilizzare le adesioni e favorirle, in quanto i lavoratori non comunicano l’adesione sindacale al proprio datore di lavoro.
L’adesione è una scelta volontaria del lavoratore che avviene se incontra un sindacalista, una persona che gli offre soluzioni ai problemi, lo aiuta nella conoscenza dei suoi diritti e gli prospetta la possibilità di cambiare ciò che non va, unendo gli uni con gli altri e diventare così una forza sociale.
Anche la nostra ambizione di crescere ancora e di diventare la maggior Organizzazione sindacale delle costruzioni deriva dalla consapevolezza che solo una grande rappresentatività ci darà la forza di partecipare e di cambiare.
Se vogliamo partecipare bisogna essere presenti nei luoghi in cui si decide: ci sembra invece che la Cisl si stia ritirando dai territori e fatichi ad uscire dai suoi “palazzi”. La presenza territoriale viene lasciata a poche categorie: a noi, ai pensionati e quando va bene ai servizi. Senz’altro non è una presenza sufficiente.
La Cisl dovrebbe essere presente non solo nei luoghi in cui si decide, ma anche nei luoghi in cui con i nostri soci possiamo parlare, possiamo ascoltarli e a cui loro possono rivolgersi. Se una volta il luogo in cui incontrare chi lavora era la fabbrica, ora lo sono i centri commerciali, i mercati, i quartieri di periferia.
Non vorremmo rendere banale il problema; sappiamo che molte sono le difficoltà ma dobbiamo trovare il modo per stare in mezzo alla gente. Noi tentiamo di farlo con oltre 1500 tra sedi e recapiti aperti, e ce ne servirebbero altri. A volte purtroppo si assiste al fatto che aprire sedi periferiche diventa quasi una beffa: aumentano i costi a carico della categoria (che svolge invece un servizio per tutti) e sembra quasi di dover pagare anche noi una tassa per l’occupazione del suolo (come avviene per i pubblici esercizi). Pensiamo al contrario che la Cisl nelle sue varie articolazioni debba incentivare al massimo la presenza sul territorio e non scoraggiarla.

Lo Sviluppo Organizzativo 

Un principio che fatica ad affermarsi nella CISL è quello della flessibilità.
Flessibilità non significa anarchia, ma nemmeno una struttura rigidissima basata su vecchi modelli.
Pensiamo che le categorie, di cui riaffermiamo l’autonomia intesa in senso lato (culturale, economica e decisionale) debbano potersi organizzare secondo le proprie esigenze e caratteristiche dovute ai settori produttivi.
Lo stesso vale per la Cisl ai vari livelli.
Forse più che un organizzazione rigida è meglio definire gli obiettivi e i nodi di interconnessione tra il livello verticale (categorie) e quello orizzontale (confederazione).
Pensiamo che gli obiettivi principali siano relativi ad un maggior sviluppo organizzativo, ad una miglior rappresentanza dei soci, alla presenza nei territori e ad una più efficace interlocuzione con le controparti, le istituzioni e la politica, ad ogni livello: dalla fabbrica, al comune, fino al livello nazionale.
Non si può indicare per tutti un’organizzazione a livello provinciale o regionale; ma ogni categoria deve poter scegliere quale è il livello migliore in base a criteri di funzionalità, democrazia, partecipazione e “vicinanza” ai soci.
Come confederazione, vanno invece indicati quali sono i livelli ai quali versare la contribuzione e a cui vengono affidati gli organismi decisionali. A questi livelli poi le categorie devono fare riferimento: in questo modo avremo un’organizzazione differente come sono diverse le regioni, così il Molise potrà organizzarsi in maniera diversa rispetto alla Lombardia, o la Filca dell’Umbria in maniera differente rispetto alla Cisl. L’importante è definire chiaramente dove vanno versati i contribuiti e quali sono i livelli degli organismi direttivi.
Le sinergie si potranno incrementare a livello territoriale: non ci sembra possibile sancire l’obbligatorietà di avere operatori a scavalco territoriale o che coprano più categorie, ma a livello decentrato si devono fare gli accordi che sono più funzionali a quel tipo di territorio e alla consistenza delle realtà produttive.
La stessa logica si può applicarla alle cosiddette “casse comuni” ovvero sinergie finanziarie da costituire dove le si ritiene utili per un miglior uso delle risorse, o una più elevata trasparenza, mantenendo però sempre il principio dell’autonomia e della titolarità categoriale delle risorse. Il rispetto della titolarità delle risorse è la condizione per mantenere il patto politico di solidarietà: uniti nel rispetto reciproco si è più forti. Sembra così banale per un sindacato.
Sempre nell’ambito del principio della flessibilità si possono trovare forme di organizzazione e di collaborazioni originali sui territori secondo quanto la fantasia, la necessità o gli obiettivi che ci si prefigge possono suggerire.
Come Filca facciamo ancora fatica ad avere uno scambio forte e continuo delle mille esperienze contrattuali e degli accordi che si siglano a livello territoriale, così come è difficoltoso il continuo aggiornamento delle banche dati degli R.S.U., R.L.S., R.L.S.T., ecc. Parimenti faticano a circolare le informazioni e le comunicazioni fra i territori.
Stiamo facendo un passo avanti con la costituzione della banca dati degli iscritti, ma è uno dei tanti che dobbiamo fare.
Indubbiamente la formazione, i corsi nazionali, l’uso di first class, il sito della Filca nazionale e quelli degli altri livelli, l’ufficio stampa nazionale, i “paginoni” su Conquiste del Lavoro, le varie pubblicazioni, in formato cartaceo ed elettronico, l’uniformità dei metodi amministrativi e gestionali, le consulte contrattuali e merceologiche e i momenti di incontro collettivi (compresi gli organismi nazionali e regionali) hanno contribuito e contribuiscono a far crescere il livello di socializzazione di informazioni e conoscenze. Ma questo non basta.
Spesso diciamo che la soluzione di molti problemi si trova nel fare “rete”, nel fare “sistema” o nell’organizzarci come un “network”: questa diventa per noi una scommessa.
Se da una parte serve l’umiltà, ma anche l’intelligenza e la capacità di imparare dall’esperienza degli altri, dall’altra bisogna che l’organizzazione si attrezzi in maniera sempre migliore per far circolare informazioni, esperienze, accordi ecc.
Si può pensare, oltre a migliorare l’efficienza e l’efficacia degli strumenti che abbiamo appena ricordato, alla costituzione di gruppi di lavoro, o di gruppi di esperti che, pur restando sul territorio, mettano la loro professionalità a servizio di tutta l’organizzazione su temi particolarmente complessi (come la previdenza integrativa, la regolarità, la sicurezza, la contrattazione della produttività, ecc.); di persone cioè che svolgano anche un ruolo di consulenti interni dell’organizzazione a disposizione di tutti.
La Filca nazionale, in collaborazione con i territori da cui provengono, potrebbe curarne la formazione e la crescita, contribuire alle spese e impegnarli su progetti mirati di sensibilizzazione, socializzazione e supporto.

Nuovi Orizzonti

Indubbiamente il ruolo della Filca ha portato ad innovare l’azione contrattuale e sindacale svolta negli ultimi anni dalla categoria anche a livello unitario.
Ci basta ricordare alcuni temi: il D.U.R.C., la prassi dell’avviso comune, la congruità, la patente a punti, le R.L.S.T., il Fondo Arcobaleno, e molto altro ancora.
Non bisogna però fermarsi in questo processo innovativo ma mentre si applicano e si definiscono meglio i contenuti delle nuove conquiste contrattuali e legislative, bisogna continuare ad ideare nuovi strumenti che favoriscano la crescita della partecipazione.
Dobbiamo esplorare a fondo tutta la tematica relativa alla responsabilità sociale d’impresa, ai bilanci sociali e ai codici etici, per adattarli alle nostre realtà produttive. Un uso intelligente anche dei relativi sistemi di certificazione potrebbe portare interessanti novità sia riguardo all’edilizia sia al comparto dei materiali per le costruzioni.
Così come l’evoluzione delle normative a salvaguardia dell’ambiente (protocollo di Kyoto, direttive per il risparmio energetico, norme contro l’inquinamento ambientale, sviluppo della casa “passiva” con il sistema di certificazione energetica degli edifici) introducendo il concetto di sviluppo sostenibile devono consentirci di ragionare attorno ad un principio che potremmo chiamare di “lavoro sostenibile”.
Intendiamo, per lavoro sostenibile, un lavoro che rispetti pienamente la dignità umana, che sia perciò regolare, sicuro, dignitoso, ben retribuito e che permetta la realizzazione piena della persona (come recita il preambolo dello statuto della Cisl).
Possiamo pensare ad un uso delle normative e della sensibilità che si sta creando, per migliorare gli strumenti contrattuali in termini di regolarità, sicurezza, gestione dei subappalti e delle subforniture, gestione degli ambienti e degli orari di lavoro, nonché dell’organizzazione del lavoro.
Dobbiamo ritrovare insieme il gusto di ricercare e sperimentare sia a livello territoriale che nazionale nuovi accordi, mettendoci entusiasmo e fantasia con la convinzione che siamo noi i protagonisti dei cambiamenti nel mondo del lavoro.
In questo sforzo dobbiamo coinvolgere attraverso la scuola di formazione le università, i centri studi e i soggetti più attivi che operano nei nostri settori utilizzando le loro conoscenze in maniera condivisa.
Guardare ai nostri settori significa cogliere anche i mutamenti umani profondi che vi sono: senz’altro il fenomeno dell’immigrazione, soprattutto proveniente dall’estero sta mutando profondamente la realtà dei nostri cantieri e delle nostre fabbriche, anche se non in maniera omogenea e con la stessa velocità in tutto il territorio nazionale.
Non è follia pensare che fra 10 anni la grande maggioranza dei soci della Filca sarà composta da lavoratori provenienti da altri Paesi. Riteniamo che sia opportuno metterci in ascolto di queste persone, capire e farci interpreti delle loro esigenze.
Certo questa non è una riflessione che parte oggi, ma richiede molto più spazio di quanto ve ne abbiamo fino ad ora dedicato.
Se quindi l’impegno della Filca è quello di favorire al massimo la partecipazione dei lavoratori immigrati con il loro inserimento all’interno delle R.S.U. e degli organismi dirigenti, abbiamo la necessità di creare momenti di aggregazione che li vedano protagonisti e attori della vita dell’organizzazione con la costituzione formale di un coordinamento degli immigrati sia a livello nazionale che regionale. 
Sul versante contrattuale va intensificato l’inserimento di richieste che li riguardano direttamente (dall’uso delle 150 ore per la comprensione della lingua, alla gestione delle ferie, al riconoscimento dei periodi contribuivi, all’affrontare il problema delle tematiche religiose ecc.).
Su quello sociale invece dobbiamo avviare il dialogo con le loro comunità, con le loro forme di rappresentanza, avvicinarci ai loro luoghi di vita e dedicare una attività particolare dell’organizzazione a queste tematiche.
Similare impegno dovremo predisporre anche per avvicinare, integrare e appassionare i giovani nell’Associazione sindacale. Dobbiamo costituire spazi di dibattito, di incontro e di confronto tra di loro, dedicati alle motivazioni dell’impegno sindacale e alle aspettative delle nuove generazioni.
Come un’attenzione particolare dobbiamo avere per favorire l’impegno delle donne nella Filca. Per noi non è facile, vista la scarsa presenza femminile tra i nostri associati, ma alla Filca serve la loro capacità, l’intelligenza, la passione e l’attenzione verso la persona.

La rappresentanza nella CISL

Il mutare delle condizioni produttive e sociali ha avuto forti ripercussioni anche nella costituzione della rappresentanza nella Cisl.
Se guardiamo al numero degli iscritti possiamo notare che i pensionati hanno superato il numero dei lavoratori attivi e che il sindacato dell’industria, all’interno degli attivi, è diventato minoranza rispetto ai servizi e al pubblico impiego.
Pensiamo che questi due dati debbano far riflettere perché avranno senz’altro grandi ripercussioni sulle politiche confederali, anche per l’abbandono da parte della F.N.P. del suo tradizionale ruolo di “equilibrio” a favore di una scelta che ha come sbocco quello di essere considerata una categoria alla stessa stregua delle altre.
I pensionati sono un grande giacimento di storia ed esperienze della vita sindacale e della CISL. Una categoria naturalmente confederale potremmo dire quasi una Confederazione di categorie in quiescenza, senza pensare di essere una seconda confederazione.
Riteniamo importante che tutti gli associati alla FILCA continuino ad essere associati alla CISL attraverso la F.N.P.. Proprio per questo ci pare sbagliato che la F.N.P. si consideri una categoria in competizione con le altre ; la F.N.P. deve essere il raccordo e il luogo di confluenza di tutti gli associati delle categorie, un punto di forza e di equilibrio per tutta la Confederazione.
E’ necessario ripensare la rappresentanza dei pensionati all’interno della Confederazione, ad esempio creando associazioni di categoria fra i pensionati o rivedendo i meccanismi decisionali, in maniera che possano garantire un equilibrio tra le federazioni.
Abbiamo già detto della necessità per il sindacato dell’industria di recuperare adesioni, e ne abbiamo indicato anche gli strumenti. Il sindacato dell’industria nel 2000 rappresentava il 50% dei lavoratori attivi iscritti alla Cisl, oggi ne rappresenta solo il 40%, e la tendenza va verso la diminuzione, rischiando di diventare una presenza molto debole all’interno della Confederazione. 
Riteniamo, invece, importante la cultura sindacale e la prassi portata dalle categorie dell’industria: per questo è necessario una ripresa e un rafforzamento del dialogo tra le stesse, non tanto nella direzione di nuovi accorpamenti, quanto nel tentativo di coordinarne l’azione, di condividerne l’impostazione contrattuale e politica ricercando anche insieme di rilanciare e rafforzare la rappresentanza.
Pensiamo infatti che la confederazione possa dare il meglio di sé se tutti i suoi elementi sono in equilibrio.
 
 

Conclusioni

Abbiamo promosso una ricerca sull’evoluzione del settore delle costruzioni, sulla storia della Filca e un’indagine sociologica gestita dalla Fondazione Pastore e dall’Università Cattolica di Milano: vogliamo capire a fondo le trasformazioni e soprattutto quali sono le richieste, le esigenze che pongono le persone che rappresentiamo insieme alle attese e alle aspirazioni del gruppo dirigente della Filca.
Questo lavoro, che è in avanzata fase di studio, vedrà la luce nei prossimi mesi e sarà un prezioso strumento di progettazione e verifica della nostra attività, nonché delle decisioni e intuizioni che scaturiranno da questa assemblea.
In questa Assemblea Organizzativa la CISL rilancia i valori dell’Associazionismo e insieme valorizza la figura del “socio”.
Abbiamo, già detto, della necessità di individuare compiti e ruoli per i soci. Vorrei qui evidenziare un ulteriore aspetto: il socio è il finanziatore del sindacato e il titolare dell’associazione sindacale.
Il socio è al centro del nostro impegno e, tutti quanti tra di noi operano a tempo pieno, devono sentirsi dipendenti dei lavoratori associati.
Va anche sottolineato quello che, in questi tempi di esaltazione del disimpegno, dell’individualismo, è da valutare come una risposta eccezionale, quasi un miracolo: centinaia di migliaia di lavoratori delle costruzioni , milioni di lavoratori e pensionati, continuano a rinunciare volontariamente ad una parte della retribuzione, parte necessaria e non superflua, per finanziare uno strumento di partecipazione collettiva, di democrazia, di crescita umana e civile, uno strumento per sperare in un mondo più giusto, con maggior dignità per chi vive del proprio lavoro e di solidarietà e di sostegno ai più deboli. Uno strumento per chi ha fame e sete di giustizia.

Stand up / Speak out 

Per chiudere, Vi chiediamo un gesto collettivo di sostegno alla campagna delle Nazioni Unite contro la povertà e per gli obiettivi del millennio tra cui l’eliminazione delle povertà estreme entro il 2015 e l’aiuto ai paesi più poveri non inferiore allo 0,7% del PIL.
La campagna era prevista dal 1 al 17 ottobre 2007, ma, pensiamo che possiamo ancora far sentire la nostra voce.
Alziamoci tutti in piedi e alziamo le braccia contro la povertà, per più aiuti ai più poveri già nella finanziaria 2008

GRAZIE

 

MOZIONE FINALE DELLA ASSEMBLEA ORGANIZZATIVA FILCA-CISL 

L’Assemblea Organizzativa della FILCA CISL assume le indicazioni politiche e organizzative contenute nella relazione introduttiva, condivide le proposte e i temi riassunti nelle linee guide definite dalla Segreteria Nazionale ed i contributi emersi dai documenti finali delle Assemblee Organizzative Regionali , formula i seguenti orientamenti che dovranno guidare la vita della Federazione nei prossimi anni.
L’Assemblea Organizzativa, per la CISL e le categorie, deve essere l’occasione per trasmettere ai nostri associati forti e precisi segnali di cambiamento nella vita dell’organizzazione, nella gestione trasparente dell’uso delle risorse e nel rispetto delle regole associative. 
Territorio, bilateralità e Rappresentanza
L’Assemblea Organizzativa riconferma il valore strategico del territorio, luogo in cui la FILCA sperimenta ed attua la sua strategia concertativa, pratica la contrattazione e consolida la sua esperienza bilaterale.
Il territorio e la dimensione territoriale restano i punti centrali del nostro modello associativo: sono i luoghi della partecipazione dei soci alla vita associativa e costituiscono i perni delle nostre azioni di proselitismo.
L’Assemblea della FILCA condivide l’indicazione che il territorio deve diventare il centro dell’avvio di nuovi percorsi organizzativi (progetti di lavoro comuni, sperimentazione di consorzi tra categorie) con l’obiettivo di presidiare in modo più efficace i luoghi di lavoro e il territorio sul versante del Proselitismo.
Si ribadisce che la gestione unica, da parte di una sola Federazione della CISL della rappresentanza dei lavoratori della medesima unità produttiva appartenenti a categorie merceologiche diverse, è la risposta più adeguata per garantire tutela contrattuale e una più efficace attività di proselitismo.
L’artigianato – L’Assemblea Organizzativa della FILCA ritiene che, di fronte agli scarsi risultati ottenuti in questi anni sulla tutela contrattuale e sul versante del proselitismo dei lavoratori appartenenti al mondo dell’artigianato, sia giunto il momento di assumere decisioni coerenti con l’obiettivo di tutela e rappresentanza che dichiariamo di voler perseguire.
Di conseguenza, vanno chiariti ruoli e competenze dell’Associazione dell’Artigianato, la funzione della bilateralità che deve diventare sempre più strumento di gestione e di attuazione delle intese contrattuali e, soprattutto, strumento per la associazione dei lavoratori al sindacato.
Per sviluppare e favorire l’adesione dei lavoratori al sindacato, attraverso la mutualizzazione di istituti contrattuali e il deposito della delega presso l’ente bilaterale, è necessario anche elaborare progetti di proselitismo intercategoriali individuando le risorse economiche e le scelte organizzative conseguenti.
L’assemblea FILCA valuta positivamente il lavoro comune avviato con la FNP in particolare, a livello territoriale che lentamente comincia a produrre risultati importanti per l’intera organizzazione, favorendo la ” continuità associativa ” dei soci FILCA prossimi alla pensione.
L’esperienza pilota tra FILCA e FNP sta rilanciando la presenza della CISL nelle piccole comunità e diventa l’occasione per far rivivere il sindacato in prima linea.
Questo lavoro comune va rafforzato attraverso il coinvolgimento di tutte le categorie, degli Enti e delle Associazioni CISL presenti sul territorio.
Proselitismo e Rappresentatività
1)
L’assemblea Organizzativa della FILCA riconferma il valore del proselitismo, quale impegno per una migliore tutela dei lavoratori e per avvicinare il socio alla vita dell’organizzazione.
Sottolinea come la promozione di nuove pratiche associative e di proselitismo, in riferimento anche ai cambiamenti avvenuti in questi anni, quali:

  • la continua evoluzione del mercato del lavoro e gli ulteriori processi di frammentazione e parcellizzazione di nuove figure professionali;
  • i continui processi di mobilità della manodopera nei nostri settori;
  • il crescente recupero del lavoro sommerso e la emersione di nuovi lavoratori non associati al sindacato;
  • il crescente peso dei lavoratori immigrati, comunitari e non;

impone, quindi, alla FILCA di programmare ed attuare progetti per rendere più efficaci le politiche di crescita organizzativa e del proselitismo.
L’Assemblea condivide gli orientamenti della Federazione Nazionale che prevedono:
a) un più forte e diffuso lavoro sinergico tra le strutture FILCA attraverso l’utilizzo delle Banche dati e dell’anagrafe degli iscritti per intercettare i flussi di mobilità della manodopera; la cura e l’aggiornamento della Banca dati e dell’anagrafe iscritti, a tutti i livelli, deve diventare una prassi costante nella vita della Federazione;
b) una continuità associativa anche attraverso collaborazioni e scambi di esperienze tra le diverse aree regionali interessate;
c) lo sviluppo di progetti organizzativi tra territori confinanti allo scopo di coprire meglio le cosiddette ” zone di frontiera ” attraverso l’utilizzo di operatori a scavalco;
d) l’efficacia della delega edile in ambito Regionale o Nazionale per stabilizzare e dare continuità associativa ai lavoratori già iscritti al sindacato;
e) la corretta gestione del nuovo Accordo Unitario con Feneal e Fillea per incrementare la sindacalizzazione complessiva attraverso una leale e trasparente pratica di promozione associativa;
f) il sostegno a programmi di sindacalizzazione nei settori Legno e materiali delle costruzioni;
g) il favorire lo sviluppo di progetti comuni con l’ANOLF per la tutela e il proselitismo dei lavoratori stranieri;
h) il finanziamento di Progetti organizzativi, Nazionali e regionali finalizzati alla crescita del proselitismo e della Rappresentatività individuando sistemi incentivanti per il raggiungimento degli obiettivi di incremento organizzativo;
g) appuntamenti annuali sul valore associativo e sul Proselitismo. 
Risorse finanziarie e amministrazione
L’Assemblea Organizzativa della FILCA ribadisce e riconferma il valore dell’autonomia, politica, economica ed amministrativa della categoria quali fattori determinanti della crescita avvenuta negli ultimi decenni.
· Si riaffermano la cultura e il modello FILCA, la trasparenza, la corretta gestione delle strutture e il rispetto delle regole dell’organizzazione.
Per quanto riguarda il tema delle risorse finanziarie, viene riconfermato l’attuale sistema di ripartizione delle risorse, che assegnano al livello territoriale l’84% delle disponibilità complessive e il restante 16% suddiviso equamente tra il livello Regionale e quello Nazionale viene riconfermato.
L’Assemblea FILCA condivide l’indicazione di utilizzare le maggiori risorse finanziarie, a disposizione delle strutture realizzate in questi anni, per rafforzare e sostenere il lavoro politico-organizzativo anche attraverso più congrui investimenti, in termini di risorse umane.
L’Assemblea impegna l’Esecutivo Nazionale a definire le modalità di costituzione di Fondi Specifici derivanti da una quota degli avanzi finanziari delle FILCA territoriali e regionali, da utilizzare esclusivamente per progetti di sviluppo organizzativo e/o di sostegno, finalizzati al risanamento economico ed organizzativo delle strutture in difficoltà. A tale scopo i relativi interventi saranno oggetto di verifica e rendicontazione preventiva e consuntiva. I finanziamenti non vanno intesi come interventi a fondo perduto ma come investimento e utilizzo circolare delle riserve dell’organizzazione.
Ruolo delle strutture
L’Assemblea condivide ed approva l’indicazione strategica della FILCA che il potenziamento della prima linea rimane la priorità su cui orientare tutte le energie politiche e organizzative.
In tale direzione si ritiene utile sperimentare forme di mutualizzazione dei permessi sindacali, senza che ciò comporti necessariamente una presenza a pieno tempo nell’organizzazione.
Bisogna favorire un maggiore coinvolgimento degli attivisti, delle Rsu e delle RSA allargando gli spazi di responsabilità e partecipazione nell’organizzazione.
Per quanto riguarda le Federazioni regionali, in aggiunta alle funzioni già previste, dovranno acquisire maggiore influenza sul governo delle risorse su scala regionale, in termini di indirizzo, progettualità, definizione della formazione e politica dei quadri, in stretto raccordo con le Federazioni Territoriali e con quella Nazionale.
Va rafforzata l’azione degli organismi regionali a supporto dell’attività dei piccoli territori ed il recupero della flessibilità operativa nell’uso dei quadri a pieno tempo, coerentemente con gli obiettivi organizzativi su scala regionale.
L’assemblea Organizzativa della FILCA valuta positivamente le scelte di regionalizzazione avvenute negli anni passati in Umbria, Molise, Basilicata e in Alto Adige e ne riconferma la lora piena validità.
Al fine di rafforzare tali assetti organizzativi vanno verificate le condizioni per garantire la massima rappresentatività territoriale.
Particolare attenzione va riservata dal livello Regionale alla gestione degli Enti Bilaterali per comprendere e conoscere le modalità di gestione e il ruolo svolto dalla FILCA tentando di rendere più efficaci le proposte della Federazione, anche attraverso più incisivi momenti formativi ed informativi per favorire la circolazione delle esperienze.
Anche la Federazione Nazionale deve migliorare e rendere più efficiente la sua capacità di direzione e coordinamento complessivo, sia per quanto riguarda le politiche generali e contrattuali che sul versante organizzativo.
Bisogna rafforzare la capacità di analisi sugli uomini e sulle donne impegnate nell’organizzazione, per valorizzare le tante competenze presenti nel nostro mondo.
La Politica dei Servizi e degli Enti Cisl
La politica dei servizi agli associati deve costituire uno degli obiettivi centrali dei prossimi anni per rafforzare le tutele e rispondere ai bisogni dei lavoratori, ma essere anche strumento per sostenere la crescita con nuove adesioni all’organizzazione.
L’Assemblea condivide ed approva la proposta di realizzare e fornire servizi agli iscritti attraverso convenzioni allargando e diffondendo le tutele anche nel campo delle assistenze sanitarie integrative, assicurative, tempo libero ecc.
Per meglio coordinare le politiche dei servizi agli associati è necessario che la CISL assuma l’impegno di garantire a tutti i soci, un livello minimo di ” servizi gratuiti ” forniti dagli Enti , dalle società e Associazioni dell’organizzazione.
L’Assemblea approva la decisione della Federazione di impegnarsi attraverso gli Enti Bilaterali nella gestione del mercato del lavoro, o in caso di difficoltà presenti derivanti dal confronto contrattuale, ad una gestione diretta come FILCA o come CISL convenendo sulle relative modalità.
Nel contempo l’assemblea invita e sollecita la Confederazione ad accelerare le procedure per rendere operativo lo strumento confederale per la gestione dell’incontro tra domanda e offerta del mercato del lavoro.
Per realizzare, inoltre, una maggiore omogeneizzazione delle politiche dei servizi in ambito regionale e pervenire ad una più efficiente e razionale gestione economica, l’Assemblea Organizzativa della FILCA condivide la proposta di regionalizzazione degli Enti di servizio con l’ausilio anche delle categorie.
Vanno individuate le modalità per rendere omogenea l’erogazione dei servizi soprattutto in materia fiscale, almeno a livello regionale, per quanto riguarda costi, priorità di accesso ecc.. Si ribadisce, inoltre, che i servizi e le relative società di gestione sono finalizzate ad allargare la rappresentanza e l’associazionismo sindacale. Devono rispondere, quindi, a finalità organizzative e sindacali e non commerciali. Per questo bisogna arrivare anche all’individuazione di un’unica tessera CISL per l’accesso a tutto il sistema CISL. L’Assemblea ritiene necessario l’ingresso delle categorie nei Comitati di Gestione delle società di servizi.
Ruolo dei Soci nell’Associazione
La centralità del socio nella vita dell’organizzazione e la valorizzazione del rapporto associativo si consolidano attraverso un maggiore coinvolgimento degli associati nei luoghi di lavoro e nel territorio e, favorendo la partecipazione alla vita dell’associazione.
L’assemblea della FILCA ritiene che si debba incoraggiare una crescente partecipazione degli iscritti al governo e alla vita dell’organizzazione, nonché alla definizione della linea politica e contrattuale attribuendo loro un peso effettivo nell’elaborazione e nell’assunzione delle decisioni e successiva verifica.
Impegna quindi tutte le strutture:
– a garantire agli iscritti frequenti occasioni di incontro che permettano la conoscenza, il confronto e il pronunciamento sulla linea politica;
– a considerare l’iscritto soggetto di diritti reali, in particolare la possibilità di accedere ai servizi dell’organizzazione con priorità e condizioni più favorevoli rispetto ai non iscritti;
– a rendere obbligatorio e vincolante la consultazione dei nostri soci sulle intese e gli accordi contrattuali;
– a potenziare le strutture di base della CISL come prima istanza congressuale diretta a favorire la partecipazione degli associati alla vita e al governo dell’organizzazione;
– ad assumere decisioni conseguenti per garantire un corretto funzionamento degli organismi ed una gestione democratica e partecipativa delle strutture FILCA e CISL favorendo e rafforzando il legame con i nostri soci.
Si condivide la proposta di introdurre norme che prevedano una composizione minima degli organismi dirigenti territoriali in rapporto agli iscritti della struttura e a convocarlo almeno quattro volte l’anno.
L’Assemblea FILCA, per valorizzare la base associativa e rendere centrale il socio nella vita sindacale, propone di rendere ” obbligo statutario ” la conferenza annuale del socio quale momento di incontro e di verifica dell’attività svolta dall’organizzazione.
Tessera FILCA-CISL: l’Assemblea Organizzativa approva l’indicazione che la tessera d’iscrizione alla FILCA-CISL diventi sempre più elemento distintivo e simboli di adesione e di riconoscimento dei soci, prevedendo anche norme premiali per l’anzianità di iscrizione alla CISL.  
Politica dei quadri e formazione
L’ulteriore significativo aumento dei quadri a pieno tempo ha, consentito l’ampliamento della presenza sul territorio e l’incremento delle adesioni alla FILCA dotando la categoria di un patrimonio di risorse umane da salvaguardare e valorizzare.
L’Assemblea condivide ed approva l’orientamento della Federazione di elevarne la preparazione e la specializzazione attraverso specifici e continuativi momenti formativi.
In coerenza con gli obiettivi organizzativi della Federazione, i quadri a pieno tempo devono diventare elemento di flessibilità, a tal fine va agevolata la mobilità degli stessi sul territorio utilizzando anche sistemi premiali.
Si riconferma, che in tema di politica dei quadri, fermo restando le prerogative di ciascuna struttura territoriale, l’assunzione di nuovi quadri a pieno tempo da parte dei territori dovrà essere oggetto di una valutazione e parere preventivo delle strutture regionali e di quella nazionale.
Obiettivo primario della formazione è quello di costruire leader sindacali motivati, capaci di organizzare i soci tramite il proselitismo e, contemporaneamente gestire le politiche contrattuali e della organizzazione. In questo ambito va posta particolare attenzione all’individuazione ed alla crescita dei quadri.
L’assunzione di responsabilità ad ogni livello deve comportare, per ogni operatore e dirigente, il vincolo alla formazione ed all’aggiornamento, come parte integrante dei propri doveri nei confronti dell’associazione e degli associati..
L’Assemblea è consapevole che la formazione diffusa dei delegati, dei militanti e dei quadri sindacali è il presupposto indispensabile per sviluppare la partecipazione alla vita sindacale, la democrazia interna e l’autonomia della CISL.
La FILCA, anche alla luce dell’esperienza maturata in questi anni con la realizzazione della Scuola di Formazione, condivide le valutazioni e le scelte indicate nelle linee Guida della CISL confederale, a partire dalla affermazione che la formazione per la Cisl è una politica strategica.
A tale priorità strategica tutta l’organizzazione deve orientare conseguentemente le scelte in termini di risorse definite da destinare all’attività formativa, verificando l’impiego delle stesse, ma anche, le competenze degli addetti alla formazione sui contenuti e le metodologie utilizzate, a partire dall’istituzione della Banca dati formativa.
Si concorda, inoltre, con la proposta di individuare un luogo (Conferenza annuale, sessione del Consiglio Generale ecc.) in cui la dirigenza discuta di politica formativa, delineando con chiarezza gli obiettivi, gli strumenti e i supporti progettuali e verificando i risultanti raggiunti.
Risorse per la formazione – La Filca condivide, inoltre, l’indicazione che i bilanci delle strutture debbano prevedere risorse precise destinate alla formazione che non possono essere inferiori al 3 % del totale delle entrate.
In tale direzione, anche la ripresa del Campo Scuola FILCA, riservato a chi muove i primi passi nell’organizzazione (iscritti, militanti, giovani delegati ecc) quale occasione di scambio, apprendimento e formazione diventi uno strumento di incontro anche con realtà giovanili e sociali vicine alla Cisl. 
Più giovani e più donne
L’assemblea sottolinea l’importanza di un nuovo atteggiamento di attenzione e valorizzazione dei giovani nella vita sindacale, non solo a fini di proselitismo, ma anche per favorire un loro maggiore coinvolgimento di responsabilità nell’ambito dell’organizzazione per avviare un processo di ricambio e rinnovamento dei quadri e dei dirigenti che è una necessità fisiologica dell’organizzazione stessa.
Impegna in tal senso, le strutture FILCA, a favorire la nascita dei ” coordinamenti giovani di categoria,” quali nuclei di lavoro per promuovere e rafforzare la presenza dei giovani negli organismi dirigenti.
Occorre anche rafforzare l’impegno per favorire la presenza e la partecipazione attiva delle donne alla vita associativa, anche in una categoria come la nostra, perché ciò è un valore aggiunto per l’intera organizzazione.
In tale direzione si inserisce l’analisi e la riflessione, avviata dal Dipartimento del legno e dei Prodotti per le Costruzioni per le possibili iniziative contrattuali nei settori del legno/arredamento indirizzate alle nostre delegate nei luoghi di lavoro.
L’Assemblea, nel condividere gli obiettivi di una maggiore presenza dei giovani e delle donne nella FILCA, assume l’impegno finanziario a sostegno di progetti di inserimento di giovani e donne nelle strutture FILCA.
Informazione e Comunicazione
La FILCA condivide lo sforzo avviato dalla Confederazione per riorganizzare complessivamente la politica informativa-comunicativa attraverso la costituzione di una ” cabina di regia ” per coordinare e ottimizzare la diffusione/divulgazione interna ed esterna.
Condivide l’obiettivo:
– di costruire una rete informativa al servizio delle strutture della CISL in grado di raccogliere e distribuire in maniera adeguata fatti e notizie del mondo del lavoro e per dare la giusta immagine del lavoro e del sindacato.
– di creare una cabina di regia e rete informativa CISL quali elementi centrali di una riorganizzazione che dovrà comprendere ” Conquiste del Lavoro “, siti WEB, First class, Uffici stampa dell’intero panorama CISL.
Sul versante FILCA si sottolinea la necessità di procedere ad uno sforzo di potenziamento dell’informazione categoriale di implementazione delle fonti informative a servizio dell’organizzazione attraverso il collegamento a banche dati, centri di ricerca, enti istituzionali ecc.
Per realizzare ciò, la Federazione Nazionale deve potenziare il lavoro sul versante informazione e comunicazione con l’obiettivo anche coordinando e consolidando il lavoro dei livelli regionali e territoriali.
In ultimo resta il problema centrale di garantire l’informazione in tempo reale ai lavoratori che, sempre più spesso, rimane quella dei giornali e delle televisioni, ma non del sindacato.
Bisogna organizzare un sistema informativo coordinato tra strutture territoriali, regionali e nazionale, in cui in maniera scadenzata l’informazione cartacea e informatica della FILCA arrivi direttamente al lavoratore. 
Lavoratori immigrati
La crescita esponenziale dei lavoratori immigrati, comunitari e non, nel nostro paese e nei nostri settori produttivi e la conseguente crescita delle adesioni al sindacato, ci impone una maggiore attenzione alle politiche per favorire la partecipazione dei lavoratori immigrati alla vita della CISL e delle categorie.
A questo scopo vanno approfonditi, utilizzati ed incrementati tutti i mezzi possibili : dai mediatori culturali, allo sviluppo dei coordinamenti, all’impiego delle nostre sedi in collaborazione con l’ANOLF ecc.
I lavoratori immigrati riconoscono, nell’adesione al sindacato e alla CISL, lo strumento per la difesa dei propri diritti, per rafforzare le tutele e di una più veloce integrazione sia in ambito lavorativo che sociale. 
La Filca, come indicato nella conferenza nazionale sugli immigrati, è impegnata a realizzare:
– un lavoro intenso sul terreno della regolarità e legalità garantendo ogni forma di assistenza necessaria ai lavoratori che denunciano lo sfruttamento;
– un’azione straordinaria per la sicurezza nei luoghi di lavoro;
– il rafforzamento delle politiche delle tutele contrattuali;
– una maggiore presenza degli immigrati all’interno della vita e degli organismi della Federazione;
– un sostegno finanziario a progetti riguardanti l’inserimento di operatori a pieno tempo nelle strutture;
Sul piano organizzativo la FILCA sollecita le strutture territoriali e regionali a sostenere maggiormente progetti e programmi di inserimento di delegati stranieri nel lavoro a tempo pieno attraverso il concorso finanziario della Federazione Nazionale e della confederazione.
Decisivo sarà il rapporto che riusciremo a sviluppare con l’ANOLF CISL: sul versante nazionale abbiamo già avviato negli ultimi mesi un lavoro sinergico concretizzatosi nella sottoscrizione del Protocollo d’intesa e con l’avvio di un percorso comune di estendere in tutto il territorio. 
Ruolo del sindacato a livello internazionale
L’assemblea organizzativa ritiene che la CISL e, conseguentemente le categorie, devono assumere un più forte impegno per ridefinire ruolo e peso del sindacato italiano all’interno della CES, in grado di influenzare maggiormente le politiche della Confederazione Europea.
Il rafforzamento strategico dell’impegno a livello internazionale comporta anche scelte organizzative mirate a ridefinire e potenziare il lavoro dell’intera organizzazione e delle Associazioni che svolgono iniziative di cooperazione e di solidarietà, oggi molto spesso disperse e non coordinate tra loro.
Occorre creare il massimo di sinergia e di collaborazione tra il Dipartimento internazionale della CISL, l’ISCOS, l’ANOLF e le categorie per individuare le priorità dei progetti da sviluppare a livello internazionale.
Impegna l’Esecutivo Nazionale a sviluppare progetti indirizzati a creare modalità di gestione del mercato del lavoro che prevedano la formazione nel luogo di provenienza ed il successivo collocamento in Italia in maniera regolare e sicura.
Non sfugge a nessuno che le priorità degli interventi da sviluppare dovrebbero interessare soprattutto i paesi di provenienza del maggior numero degli immigrati in Italia: Romania, Ucraina, Marocco, Albania, Senegal, Tunisia ecc.
In questi Paesi i lavoratori, che intendono emigrare in Italia, vanno accompagnati verso il nostro Paese con l’aiuto di Anolf, Ial, Inas, Iscos in stretto rapporto con i sindacati e le istituzioni, attraverso percorsi di formazione professionale e linguistici.
Sulla base di tale strategia, anche la FILCA è impegnata assieme a Feneal e Fillea a rafforzare il ruolo e il peso del sindacato delle costruzioni italiano all’interno della Federazione Europea FETBB e internazionale BWI.
Contributo per l’assemblea CISL
La FILCA ripone grande attenzione all’Assemblea Organizzativa Confederale che dovrà dare adeguate risposte alle esigenze di cambiamento e rinnovamento dell’organizzazione.
La FILCA si attende un grande segnale di cambiamento:
un cambiamento in grado di coniugare capacità di presidiare i luoghi di lavoro e il territorio, trasparenza e correttezza nella gestione delle risorse economiche e finanziarie e nuova cultura nel rispetto delle regole che salvaguardano la vita democratica dell’organizzazione.
Quindi l’ Assemblea Organizzativa dovrà essere occasione per rafforzare e diffondere in tutta l’organizzazione la cultura della regolarità nella gestione amministrativa e nell’uso delle risorse, nella predisposizione dei bilanci, nella costruzione dell’anagrafe degli iscritti e nel rispetto delle regole e delle norme statutarie e regolamentari.
La FILCA propone la creazione di un vero e proprio documento che attesti la regolarità, nel rispetto delle norme e delle regole della CISL, quale condizione per poter accedere all’erogazione di contributi e a finanziamenti.
La nuova sfida che impegna tutta la CISL sarà quella di definire nuove modalità di presenza sul territorio
Il lavoro sinergico sul territorio non può prescindere dalla conoscenza degli associati sul territorio:
l’Anagrafe degli iscritti, ad ogni livello deve diventare una realtà non solo perché obbligo statutario, ma anche per avviare il lavoro organizzativo e di conoscenza degli associati sul territorio: prevedendo in caso di inadempienze le necessarie ed opportune decisioni sanzionatorie.
Risorse alla prima linea – L’assemblea Organizzativa della FILCA ritiene non più rinviabile l’applicazione puntuale della norma contenuta nei deliberati sul tesseramento che prevede di destinare almeno il 70% delle risorse delle categorie al livello territoriale che, tranne qualche eccezione, come la FILCA stessa è rimasta praticamente inevasa.
L’effettiva volontà di cambiamento dell’organizzazione, della sua coerenza tra gli obiettivi che enuncia la pratica quotidiana, si misurerà proprio sul tema del presidio del territorio e delle risorse umane e finanziarie che riuscirà a mettere a disposizione della prima linea.
Risorse finanziarie – Sul versante delle risorse finanziarie, la FILCA assume con forza e determinazione l’esigenza che l’organizzazione, a tutti i livelli, sappia con esattezza quali e quante sono le fonti di entrata e soprattutto per quali obiettivi e finalità vengono impiegate.
Bilancio consolidato – L’Assemblea Organizzativa FILCA ritiene non più rinviabile l’obiettivo del Bilancio Consolidato di tutte le risorse dell’organizzazione, a partire da quello Confederale ed a tutti i livelli, per una migliore lettura e conoscenza dei dati contabili e amministrativi, ma anche quale necessario strumento per programmare i bisogni e le esigenze di sviluppo dell’organizzazione.
Riparto Automatico – Sul tema del riparto automatico delle risorse, l’Assemblea della FILCA riconferma la propria disponibilità a pervenire, in tempi brevi, al superamento dell’attuale fase sperimentale con la definizione della percentuale definitiva di riparto.
L’attuazione della percentuale/i definitiva di riparto automatico non potrà comportare variazioni rispetto all’attuale ripartizione delle risorse tra livello orizzontale e categoriale.
Bilancio sociale – L’Assemblea della FILCA auspica anche la definizione di un Bilancio Sociale in cui siano chiare le finalità delle risorse a disposizione delle strutture sindacali e i risultati prodotti in termini di risposta agli associati.
In sintesi, l’elaborazione di una rendicontazione a valenza sociale potrà permettere al sindacato di costruire un più efficace rapporto di fiducia tra sindacato e associati e migliorare anche all’esterno la percezione dell’azione sindacale e la stessa visibilità dell’attività svolta.
Regolamento Amministrativo – Sempre nell’ambito della definizione di nuove modalità e procedure per la gestione trasparente delle strutture CISL, la FILCA ritiene utile che la CISL si doti di un Regolamento Amministrativo dove specificare indicazioni precise sulla gestione dei conti correnti a firma congiunta, sull’utilizzo della carte di credito, sull’utilizzo dell’Home banking, rimborsi spese, utilizzo auto ecc.
Sulla F.N.P. – la discussione in atto nell’organizzazione riguardante il ruolo, la funzione e la prospettiva della Federazione dei Pensionati, per la FILCA deve portare ad una riflessione che abbia anche l’obiettivo di ricreare all’interno della FNP, delle Associazioni di categoria per mantenere le specificità della categoria di provenienza, legate anche all’avvio delle prestazioni dei Fondi di Previdenza Complementare di origine contrattuale gestite dalle categorie attive. 
Infine, l’Assemblea Organizzativa della FILCA impegna gli organismi dirigenti della Federazione alla convocazione degli organi preposti per recepire le decisioni assunte e trasferirle, ove necessario, in norme regolamentari e attuative.
Follonica, 24 ottobre 2007

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