La crisi nell’edilizia in Alto Adige si sta aggravando. Se nell’anno 2007 risultavano iscritte alla Cassa edile 2.222 imprese con 18.119 lavoratori che hanno prestato 18.134.561 ore di lavoro (senza straordinari), nel 2012 il numero delle imprese è sceso a 1.830 con 13.727 lavoratori per 13.719.316 ore lavorate. Questi dati significano un calo del numero delle imprese, dei lavoratori e delle ore lavorate quasi del 25%. A questo si aggiunge il numero crescente di lavoratori collocati in cassa integrazione. Questa tendenza riguarda sia il settore industriale sia quello dell’artigianato. Sono dati, dietro ai quali si nascondono innumerevoli destini di persone e famiglie. Anche dall’ultimo rapporto della Caritas è emerso che sono sempre di più i cittadini in Alto Adige che, soprattutto a causa della perdita del posto di lavoro o del ricorso alla cassa integrazione, finiscono in condizioni di povertà.
“Come sindacato possiamo solo confermare questa difficile e drammatica situazione – commentano per la segreteria provinciale Filca SgbCisl Michael Raveane, Georg Plaickner e Heinrich Federspieler -. Quasi ogni giorno riceviamo richieste di ricorso alla cassa integrazione o di apertura per la procedura di mobilità. Proprio nelle Valli dell’Alto Adige sono molte le persone occupate nel settore edile. Lo confermano alcuni dati del 2011, secondo i quali sono occupati nel settore edile a Terento il 23% degli occupati dipendenti, a Moso in Passiria il 21%, a Scena il 19% e a Prato allo Stelvio il 13%. Gli effetti della crisi pertanto interessano tutto il territorio e non solo alcune aree”. Anche la Ripartizione Lavoro nelle sue pubblicazioni mensili conferma che il settore edile è particolarmente colpito dalla crisi e che la perdita di posti di lavoro non si arresta. La Giunta provinciale ha annunciato di intervenire per il mantenimento dei posti di lavoro in edilizia. Secondo a Filca SgbCisl Questi interventi ora devono essere deliberati e attuati rapidamente. Occorre, oltre a questo, che gli enti preposti intensifichino l’attività di monitoraggio e controllo sulle offerte basse e bassissime.
“Siamo a favore di appalti di qualità, nei quali il rispetto di alti parametri sia adeguatamente preso in considerazione – aggiungono Raveane, Plaickner e Federspieler -. Lanciamo inoltre la proposta di valutare la possibilità di esentare dall’Irap quelle aziende del settore edile che, in questa fase difficile dal punto di vista economico ed occupazionale, rinuncino a ridurre il personale. È opportuno, infine, analizzare se e in quali ambiti è possibile ricollocare i molti lavoratori edili espulsi dal mercato del lavoro. Molti di essi poi, nonostante la disponibilità a cambiare settore di lavoro, non riescono a trovare una nuova occupazione. In questo modo al problema economico si aggiunge anche quello psicologico”.