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ADESSO E’ UFFICIALE: L’ITALIA E’ IN RECESSIONE “TECNICA”

ADESSO E’ UFFICIALE: L’ITALIA E’ IN RECESSIONE “TECNICA”

Mancava solo l’ufficialità, ora c’è anche quella: siamo in recessione. Lo dice l’Istat: per il secondo trimestre di fila il Pil italiano si legge con il segno meno davanti. L’ultimo scorcio del 2011 è sceso sotto le aspettative, peraltro già negative, degli osservatori: nel quarto trimestre l’economia italiana ha perso lo 0,5% su base annua e lo 0,7% rispetto al trimestre precedente. Le previsioni degli analisti raccolte da Bloomberg davano un calo atteso dello 0,5% sul piano congiunturale e dello 0,2 – 0,3% su quello tendenziale.

Il contraccolpo sull’umore degli investitori si è sentito quasi immediatamente. Complice l’ennesimo rinvio di una decisione definitiva sugli aiuti alla Grecia, con il conseguente “declassamento” dell’Eurogruppo in programma a teleconferenza tra i ministri economici, sul mercato secondario lo spread tra Btp decennale e Bund tedesco ha ripreso a correre arrivando a segnare 380 punti nel pomeriggio dopo un’apertura a 366. la giornata già fiacca delle borse europee si è risolta a Milano in una seduta pressoché piatta.

Messi a confronto con quelli dei principali paesi industrializzati, i dati sulla crescita relegano l’Italia all’ultimo posto. Nessuno fra i “grandi” ha fatto peggio, se non si considera il Giappone alle prese con le conseguenze del peggiore terremoto della sua storia.  Per esorcizzare la recessione Emma Marcegaglia invita ad “andare avanti con le riforme che ci danno la possibilità di tornare a crescere”. Ma è proprio dalla “sua” Confindustria che arriva un’analisi quanto mai cruda, negli argomenti come nelle cifre citate a supporto, dei ritardi accumulati dal Paese negli ultimi venti anni. L’autore è il direttore del centro studi di Confindustria Luca Paolazzi: “Dal 1997, cioè da quando di fatto è nata la moneta comune europea, al 2007 – scandisce in audizione alla Canera – il tasso di crescita dell’economia italiana è stato mediamente di quasi un punto percentuale inferiore a quello dell’insieme degli altri paesi dell’area euro, con un 9,4%”. Se avessimo tenuto il ritmo dei nostri partner, a ques’ora potremmo contare su di un Pil maggiore di 148 miliardi di Pil – spiega Paolazzi – e nelle loro tasche gli italiani avrebbero in media 3800 euro in più.

(dal sito www.conquistedellavoro.it)

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