ABRUZZO, E’ ORA DI RICOSTRUIRE

ABRUZZO, E’ ORA DI RICOSTRUIRE

Una sede della Cisl seriamente danneggiata dal terremoto
Una sede della Cisl seriamente danneggiata dal terremoto

Torniamo a L’Aquila esattamente dodici mesi dopo lo spaventoso terremoto che la sconvolse il 6 aprile 2009. Entriamo nel centro storico della città, sfioriamo la cosiddetta “zona rossa”, vigilata dai militari. È come camminare in una realtà “fantasma”. Qualche turista scatta foto. Entra nei pochissimi negozi aperti. Dorme in stanze che non sono state requisite dalla Protezione civile. Si cerca, insomma, di far ripartire l’economia. Ma tutto a fatica. Nel cuore della città su 1.500 tra negozi, bar, ristoranti, hotel il 10% si è trasferito in periferia. Così come gli abitanti hanno lasciato le loro case per
la costa abruzzese o per la vicina Avezzano. Appartamenti del valore di 3-4 mila euro al metro quadro al centro, di grande valore storico e artistico hanno subito danni notevoli. Via Garibaldi, vicino alla Fontana Luminosa, è stata considerata da subito area E. Ovvero altamente danneggiata. E quindi gli abitanti sono stati costretti ad emigrare.
Il locale dei Fratelli Nurzia, quelli del famoso torrone, ha riaperto i battenti. Superando tutte le difficoltà e assumendo personale. Ma è una goccia nel mare della crisi. Per molti aquilani la parola ricostruzione non può essere utilizzata. È meglio parlare, dicono, di interventi sulle case più o meno danneggiate. Dati ufficiali non ci sono. A distanza di un anno sono partiti i primi progetti. Il Comune ha dato 60 giorni di tempo ai cittadini per iniziare i lavori di ristrutturazione, subito dopo che ha dato il via libera. Il rimborso è a pie’ di lista. Gli interessati hanno presentato un preventivo nel rispetto dei tetti di spesa previsti dal Comune. Ci sono 8 mila progetti di case più o meno danneggiate, classificate B o C che sono immediatamente cantierabili. Si prevede che entro settembre-ottobre prossimi gli appartamenti saranno pronti e circa 20 mila persone torneranno ad abitarci. Ad essi vanno aggiunti quelli che hanno avuto la loro abitazione completamente inagibile o distrutta dal sisma. Sono alloggiati nelle case del cosiddetto progetto Case ed in quello Map (Moduli abitativi provvisori). Sono circa 20 mila persone. Nei 52 Comuni del cratere questi moduli hanno risolto il problema abitativo. Solo a L’Aquila città mancano all’appello circa 1.400 Map che sono in via di costruzione In edilizia la Filca regionale e quella provinciale denunciano per la ricostruzione il ricorso al part-time e al lavoro autonomo (si sono registrati livelli molto alti).
E poi c’è la questione del lavoro nero. “Come sindacato – spiega Lucio Girinelli, segretario generale della Filca abruzzese – chiediamo una specifica legge regionale per la ricostruzione in modo da garantire un utilizzo virtuoso delle risorse, la selezione delle imprese, il rispetto delle regole sociali a favore dei lavoratori”. La Filca regionale chiede la costituzione di un tavolo di concertazione da attivarsi “presso il governo regionale – aggiunge Girinelli – con il coinvolgimento dei sindacati e delle associazioni imprenditoriali del settore edile”. In particolare i sindacati nazionali (Filca e Cisl) insieme al ministero del Lavoro cercano di realizzare, seppure in maniera sperimentale, la patente a punti nei lavori post sisma.
Intanto, si cercano di ristrutturare anche le opere d’arte di cui L’Aquila era ricca e che hanno subito danni ingenti. Basti pensare alle chiese e alla Basilica di Collemaggio. Si sta lavorando in particolare alla catalogazione delle macerie. Vengono divise e segnate in modo da essere utilizzate per la risistemazione. Elvezio Sfarra, segretario regionale della Cisl Fp, è preoccupato perché, dice a Conquiste, “lo stoccaggio e la conservazione delle emergenze architettoniche di pregio recuperate nell’ambito della rimozione delle macerie, rappresentano un problema da affrontare nell’immediato”. “Il lavoro certosino che si sta facendo per separare gli elementi architettonici dal materiale di risulta è apprezzabile – dichiara Sfarra -. Resta, tuttavia, l’incognita di dove e come conservare questi reperti, che dovranno essere catalogati e custoditi in un luogo sicuro, per evitare che gli stessi diventino oggetto di furti e danneggiamenti”. Torniamo a vedere la Casa dello studente, simbolo, con gli otto ragazzi morti sotto le macerie la notte del terremoto, delle terribili ore del sisma.
Anche l’Università prima del terremoto era comeun’impresa. Fatturava circa 200 milioni di euro con una presenza studentesca di 27 mila iscritti. Oggi è un motore spento. Restano circa 16 mila studenti, presumibilmente aquilani. Mancano i 13-15 mila universitari fuori sede, con un indotto di 140 mila euro che, qualora volessero scegliere L’Aquila come luogo dei loro studi, non avrebbero più alloggi. Attualmente l’Ateneo è disperso in sei sedi dislocate in strutture provvisorie o ospitate in edifici terzi. Per andare da una sede all’altra bisogna percorrere anche 15 chilometri. Bisogna fare anche due ore di auto, in una città che già prima del terremoto era trafficatissima. Pensate oggi che le strade sono poche. Cosa fare per far ripartire la città? Affidiamola risposta al direttore della Confindustria
provinciale, Guido Cappelli. “Aspettiamo il decreto per l’esenzione delle tasse e il provvedimento per la concessione della zona franca urbana”. Il risultato finale: imprese che potrebbero investire e possibilità occupazionali.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)

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