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ARBITRATO, PER I LAVORATORI UNO STRUMENTO IN PIU'

ARBITRATO, PER I LAVORATORI UNO STRUMENTO IN PIU'

La Cisl manterrà “molto alto” il proprio impegno per un’attuazione dell’arbitrato come “strumento in più per risolvere in tempi veloci e senza oneri economici le controversie sul lavoro, senza in nessun modo ridurre il livello e la qualità delle tutele contrattuali e giuridiche per i lavoratori”. E’ quanto sottolinea una nota la segreteria generale che giudica “molto positivamente l’intesa tra le parti sociali dell`11 marzo sull’arbitrato, con la quale sono state smentite le strumentalizzazioni, particolarmente dannose nel clima elettorale, relative al presunto aggiramento dell’art.18”.
La Cisl, inoltre, ribadisce “la necessità che, attraverso la regolazione con l’accordo interconfederale tra le parti sociali, sia salvaguardata la piena e consapevole libertà di scelta del lavoratore di utilizzare l’arbitrato o la via giudiziale, che rimane pienamente disponibile”. In questo modo “si afferma un positivo ruolo della sussidiarietà delle parti sociali, come elemento imprescindibile all’intero dei rapporti economici e sociali e per il buon funzionamento delle istituzioni democratiche”.
Anche la Uil osserva che “la questione dell’arbitrato non riguarda l’articolo 18”. Mentre la Cgil ribadisce il giudizio di “incostituzionalità” sia della legge sia dell’avviso comune.
Più articolato il giudizio del Pd. Che chiede di rivedere le norme sull’arbitrato, ricorda i numerosi emendamenti presentati alla Camera e sottolinea che la dichiarazione comune, firmata da imprese e sindacati (esclusa la Cgil) “non è che la riprova della correttezza delle perplessità che nell’iter parlamentare del provvedimento abbiamo espresso e segnala l’esigenza di un intervento legislativo teso ad evitare futuri dubbi applicativi ed interpretativi, che potrebbe precludere l’accesso alla tutela giudiziaria dei diritti dei lavoratori”.
Intanto il Quirinale, tirato per la giacca dal quotidiano “La Repubblica” (e pressato da Italia dei Valori e sinistra) smentisce l’esistenza di un orientamento del Capo dello Stato a non firmare e rinviare alle Camere il ddl lavoro, a causa della possibilità di arbitrato per i licenziamenti secondo la modifica introdotta all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, come appunto riportato dal quotidiano “La Repubblica”. “È priva di fondamento – si legge in una nota – l’indiscrezione di stampa secondo la quale il Presidente della Repubblica avrebbe già assunto un orientamento a proposito della promulgazione del disegno di legge 1167-B approvato dal Parlamento. Il Capo dello Stato, nel rigoroso esercizio delle sue prerogative costituzionali, esamina il merito di questo come di ogni altro provvedimento legislativo con scrupolosa attenzione e nei tempi dovuti; e respinge ogni condizionamento che si tenda a esercitare nei suoi confronti anche attraverso scoop giornalistici”.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)

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