Nel 2011 la forbice tra l’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,8%) e l’inflazione (+2,8%) ha raggiunto un divario pari a 1 punto percentuale, il più alto dal 1995. A dicembre il divario tra l’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,4%) e l’inflazione (+3,3%) su base annua, ha toccato una differenza pari a 1,9 punti percentuali. Si tratta del divario – comunica l’Istat – più alto dall’agosto del 1995, quando aveva toccato 2,4 punti percentuali. Intanto le retribuzioni contrattuali orarie a dicembre restano ferme su novembre mentre aumentano dell’1,4% su base annua (il valore tendenziale più basso dal marzo del 1999).
“Per alzare i salari e far ripartire i consumi occorre un patto sociale per la crescita, il lavoro e l’equità”, ha ribadito il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, aprendo i lavori del comitato esecutivo della Cisl, in corso a Roma. “Le previsioni per l’Italia , sia della Banca d’Italia sia quelle del Fondo Monetario internazionale, rilevano una situazione di recessione con pesanti implicazioni in termini di redditi di famiglie e di occupazione”, ha sottolineato Bonanni. “Lo scenario dell’economia è anche complicato dalle tensioni sul tasso di inflazione, soprattutto per il rincaro dei prodotti energetici e per l’aumento dell’Iva nella manovra. Nel nostro documento unitario, abbiamo posto al Governo, ed a tutte le forze politiche, l’esigenza centrale di un vero negoziato sulla crescita che metta al primo punto la riforma organica del fisco, cominciando con una riduzione del carico fiscale a beneficio dei salari, delle pensioni, delle famiglie, finanziato dalla lotta all’evasione e da una patrimoniale. Oltretutto questi redditi sono ulteriormente falcidiati dall’automatismo degli aumenti fiscali regionali e comunali, che si somma a tariffe pubbliche e private fuori controllo. Occorre rendere anche strutturali la decontribuzione e la detassazione del salario di produttività contrattata, così come la selettività degli incentivi e degli sgravi fiscali alle imprese”.
Quanto al primo incontro avuto con il Governo, il leader della Cisl è stato esplicito: “Non è stato un buon inizio per il negoziato”, ha sottolineato Bonanni. “Il Ministro del welfare, Fornero ha letto un lungo documento con le linee guida ma senza riferimenti ai confronti avuti nei giorni precedenti con le singole organizzazione ed ignorando quasi del tutto la piattaforma unitaria. Siamo riusciti ad evitare una rottura, appellandoci al senso di responsabilità del Ministro che non ha ufficializzato il documento. L’unico risultato positivo dell’incontro è stata la convergenza e le posizioni sostanzialmente comuni di tutti i sindacati e di tutte le associazioni datoriali. Ecco perché è auspicabile che nei prossimi giorni si possa definire una sorta di “avviso comune” tra sindacati ed imprese prima di un incontro con il Governo. Siamo convinti che il Ministro del Lavoro debba aiutare le parti sociali a trovare le soluzioni più idonee sul mercato del lavoro. Se tutte le parti sociali difendono l’attuale modello che ha funzionato e funziona bene, non si capisce proprio perchè bisognerebbe mettere tutto in discussione. La riforma del mercato del lavoro non può diventare un festival di nuove proposte. Tocca alle parti sociali discutere e regolare le materie del mercato del lavoro, ed il governo farebbe bene ad accompagnare questo confronto con saggezza ed equilibrio istituzionale”.
Tornando ai dati Istat, è notevolmente salita la media dei mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto. A dicembre 2011 l’attesa, infatti, supera la soglia dei due anni (24,9 mesi) in aumento rispetto allo stesso mese del 2010 (14,5). A dicembre 2011 risultano in attesa di rinnovo 30 accordi contrattuali, di cui 16 appartenenti alla pubblica amministrazione, relativi a 4,1 milioni di dipendenti (circa 3 milioni nel pubblico impiego). Complessivamente, nell’anno 2011 si è registrata la sigla di 19 contratti, a cui sono associati poco più di 3,1 milioni di lavoratori dipendenti. Quasi tutti i rinnovi del settore privato, ricorda l’Istat, hanno durata triennale sia per la parte normativa sia per quella economica, come prevede il nuovo modello contrattuale introdotto nel gennaio 2009. Fa eccezione solamente l’accordo per i giornalisti che si riferisce al secondo biennio economico. Di rilievo, sottolinea l’Istituto di statistica, i sei contratti rinnovati nel settore industriale, quello per le industrie grafiche (più di 100 mila dipendenti). Nei servizi privati spicca la definizione del contratto del commercio (circa 1,8 milioni di dipendenti), rilevanti in termini di lavoratori coinvolti sono anche gli accordi per gli studi professionali e pulizie locali. Mentre nella pubblica amministrazione, gli unici due contratti siglati (vigili del fuoco: personale nei livelli e direttivi) costituiscono la conclusione del quadriennio normativo 2006-2009 e sono relativi al secondo biennio economico 2008-2009.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)