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VENETO, LA FILCA PROPONE SALARI VERDI E PARTECIPAZIONE AGLI UTILI NEI CEMENTIFICI

VENETO, LA FILCA PROPONE SALARI VERDI E PARTECIPAZIONE AGLI UTILI NEI CEMENTIFICI

Salari verdi e partecipazione dei lavoratori, ma anche del territorio agli utili aziendali. Sono le proposte del documento che i delegati Filca delle sei cementerie del Veneto hanno elaborato. Secondo il sindacato, le cementerie sono da considerarsi una risorsa importante per l’economia veneta perché continuano a garantire sviluppo e occupazione, le vere priorità in un momento di crisi economica, con emorragia di posti di lavoro e de-industrializzazione strisciante. Il tema della compatibilità ambientale e paesaggistica degli stabilimenti, tuttavia, è altrettanto strategico e rientrerà a pieno titolo nella contrattazione con le aziende.

Il documento Filca è incentrato sullo sviluppo sostenibile, capace di coniugare tutela occupazionale, sicurezza e salvaguardia dell’ambiente. Tra le proposte che il sindacato porterà ai tavoli con le aziende del cemento, quando, a breve, si aprirà la contrattazione di secondo livello, oltre alla richiesta di investire in soluzioni tecnologiche che abbattano le emissioni inquinanti e la quantità di scarti di lavorazione prodotti, ci sono soluzioni innovative di responsabilità sociale d’impresa che implicano un dialogo e un’apertura costante tra azienda, lavoratori e territorio, in una logica di partecipazione e di compensazione. Una di queste, è il ”salario verde”, ovvero la possibilità data ai lavoratori di partecipare agli utili di gestione, ottenuti grazie all’innovazione tecnologica e alla riorganizzazione dei processi produttivi. Ma anche le comunità locali devono avere vantaggi dalla presenza di stabilimenti oggettivamente impattanti sotto il profilo ambientale e paesaggistico come le cementerie: alle aziende sarà chiesto di compensare i territori, finanziando ad esempio piani di edilizia sociale e altri progetti, concordati con le Amministrazioni e le popolazioni locali, come il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici pubblici, l’acquisto di mezzi pubblici elettrici, etc. Il territorio deve insomma poter ottenere una ”quota di partecipazione ai profitti aziendali, tradotta in beni e servizi utili alla comunità.

Nello specifico, per il distretto del cemento della Bassa Padovana, il sindacato ipotizza la stipula di una convenzione tra le cementerie, la Italcementi in particolare, e l’ente Parco Colli per finanziare programmi di mantenimento e sviluppo del Parco stesso. E un accordo con le Amministrazioni per la cessione di una quota di energia elettrica gratuita prodotta dagli stabilimenti. O, ancora, un asilo nido interaziendale, con una quota di posti messi a disposizione dell’ente pubblico. Si tratta di proposte che dovranno essere discusse e contrattate con le aziende, ma che presuppongono un clima di accordo sociale, con il riconoscimento e la legittimazione dei reciproci interessi e non la stigmatizzazione delle cementerie, circondate ancora da un clima di esagerato sospetto, che viene alimentato ad arte dalmondo ambientalista. Nella Bassa Padovana, dove il clima è arroventato dal caso del revamping della Italcementi, la Filca  chiede l’apertura di un tavolo con tutte le forze sociali responsabili per trovare una strada condivisa. ”E’ necessario che tutti seppelliscano l’ascia di guerra, l’inasprimento del confronto non aiuta – dice Salvatore Federico, segretario generale della Filca del Veneto -. Bisogna che i comitati smettano di strumentalizzare la questione e che la Politica e le istituzioni si pongano in un’ottica di responsabilità. Ci sono dei posti di lavoro da salvaguardare perché il vulnus che si aprirebbe nel tessuto economico e sociale con la chiusura delle cementerie sarebbe difficile da sanare. La Filca vuol farsi garante di questo confronto civile che deve partire da un punto condiviso: la necessità di salvaguardare il lavoro e l’occupazione”. 

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