A cura di Ester Crea e Raffaella Vitulano
ore 10.15 – Sulle note della band di Paolo Belli, figlio di operai e a sua volta operaio fino a 17 anni, la folla alza le bandiere del nord, centro e sud Italia. “Crediamo ai sogni, perchè è l’unica cosa gratuita che c’è rimasta”, dice Belli alla folla. Poi, chiede alle televisioni presenti di procurargli “una cassettina” dell’evento: “Quest’Italia autentica in piazza è troppo bella. Ne voglio un ricordo. E’ una giornata emozionante”. Sono decine di migliaia le persone che stamattina sono giunte a Roma da tutt’Italia per chiedere “meno tasse su lavoratori e pensionati, meno sprechi e ruberie nella politica, più servizi pubblici e più opportunità di lavoro stabili per tutti”, come recita lo slogan della manifestazione proclamata da Cisl e Uil per chiedere l’apertura di un tavolo con il governo su questi temi, ma anche per dire ‘no’ alla violenza e respingere qualunque tentativo di intimidazione verso il sindacato che contratta. Dalle 10,00 piazza del Popolo è già piena, come piene sono anche le scalinate che conducono al Pincio.
10.38 – Sono migliaia le bandiere verdi della Cisl e blu della Uil che sventolano sulla piazza al ritmo della musica di Belli, che ha parlato di 150 mila persone.
Centinaia in cielo i palloncini dei sindacati: molti sostengono striscioni tra i quali spiccano quelli della Cisl Veneto e della Uil Funzione pubblica. In prima fila gli striscioni della Uil di Avezzano ma anche della Funzione pubblica di Roma della Cisl. Altri striscioni chiedono più sostegno per le famiglie, i giovani, le donne e gli immigrati.
Molti manifestanti stanno ancora affluendo in piazza da piazzale Flaminio, dove continuano ad arrivare pullman.Tante le bandiere e gli striscioni della Cisl, i palloncini colorati di bianco, verde e blu di Cisl e Uil.
10.45 – Belli saluta la piazza con le note di “Volare” di Modugno. Continua, intanto, la gente ad affluire in Piazza del Popolo, con l’invito dal palco rivolto alle persone già in piazza a spostarsi su un lato per consentire agli altri di entrare.
10.54 – Una piazza “straordinaria: è l’Italia della responsabilità ed è il modo migliore per rifiutare i violenti e metterli all’angolo”. Lo dice il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, arrivando in piazza commentando la manifestazione di oggi promossa dalla sua confederazione insieme alla Uil per chiedere innanzitutto la riforma fiscale.
11.00 – La giornalista Sara Varetto sale sul palco. E prima di dare la parola agli interventi programmati ricorda i quattro militari italiani morti stamattina in Afghanistan, invitando la piazza a fare un minuto di silenzio.
11.15 – 11.43 – Gli interventi. Maglioncino rosso, Annamaria D’Angelo, responsabile sindacale per l’occupazione in Piemonte, incontra nel suo lavoro giovani e meno giovani. Parla del lavoro flessibile, che in alcune tipologie affianca il welfare, in altre tipologie diventa invece mero sfrurttamento, “perchè spesso dietro una partita iva si nasconde un lavoro subordinato”. Per lei, il fisco è importante e va modulato, chiede la detassazione del lavoro subordinato e la riforma degli ammortizzatori sociali, una tutela che accompagni le persone in tutta la vita, una flessibilità “amichevole” anche per quel 50% ed oltre delle donne che non trova lavoro. Il suo must? Ampliare il corpo delle tutele
Marina Bernardello, delegata sindacale in una asl e impiegata, bionda, capelli corti, occhialetti bianchi, porta in piazza una proposta precisa di cambiamento: mettere sotto controllo la spesa pubblica italiana tramite la riforma della pubblica amministrazione, eliminando sprechi e clientelismi che pesano sui bilanci. Oltre a questo, chiede di migliorare la qualità dei servizi pubblici, più partecipazione nei servizi pubblici e migliore organizzazione negli uffici. Bisogna far ripartire la contrattazione integrativa per trasformare i risparmi nella spesa pubblica in aumenti restribuzione e investimenti sulle professionalità. Chiede più flessibilità, part time contrattati per le donne (“il governo sembra scoraggiare nuove maternità perchè inconciliabili con tempi di lavoro”), più contrattazione con orari che sappaiano conciliare lavoro e famiglia. Il suo must? Servizi per le donne e la famiglia
Giuseppe Giuffrè, lavoratore all’Ilva di Taranto, che conta oggi 650 persone in cassintegrazione, rappresenta i metalmeccanici e racconta alla piazza dell’accordo sindacale e del contributo dell’azienda che ha fatto arrivare lo stipendio a 1000 euro, ma non è sufficiente. “650 euro più l’integrazione sindacale non rendono giustizia ad uno stipendio dignitoso. Abbiamo dovuto chiedere l’aiuto della famiglia, degli altri” Il suo must? Rilanciare l’economia con la defiscalizzazione e l’aumento degli assegni familiari
Pina Castaldi, rsu dello stabilimento di Pomigliano d’Arco, porta la testimonianza di un accordo che ha trovato ampi spazi sui media. Dice grazie alla Fim, alla Cisl, alla Uilm e alla Uil che hanno bloccato Fiat a fare investimenti a Pomigliano. “La Fiom non si rende conto che grazie a quest’accordo abbiamo potuto rimettere in carreggiata lo stabilimento, mantenere l’occupazione. I 18 turni hanno portato aumenti salariali ai lavoratori”. E poi ammette, onestamente, che l’assenteismo c’era. “Non sono stati cancellati diritti e con la commissione paritetica ora si aiutano i malati veri, non quelli che si fanno i fatti propri”. Per Giuseppina gli investimenti Fiat di 700 milioni di euro a Pomigliano non hanno causato nessun licenziamento. La piazza apprezza il suo intervento, applaude fragorosa. E ora? “In fabbrica si cerca di far condividere le scelte alla Fiom perchè l’accordo è molto importante per un territorio invaso dalla criminalità e dalla camorra”. Il suo must? Creare occupazione, dare opportunità al territorio di esser appetibile per nuovi investimenti.
Intensa la testimonianza della donna lavoratrice immigrata in Italia, che spiega con similitudini: “La situazione è difficile per tutti, ma un corpo che sta bene guarisce subito da un raffreddore, mentre in uno svantaggiato l’influenza si trasforma in polmonite”. I lavoratori immigrati rappresetano il 10% del pil italiano, si occupano spesso nelle famiglie dei figli e degli anziani, eppure non hanno diritti. “Non si può considerare estraneo chi entra in una casa”. Poi, invita all’unità sindacale con un detto africano: la forza di due elefanti schiaccia l’erba. Il suo must? I diritti di cittadinanza dei bambini nati in Italia
Giovanni Guidi, infine, pensionato di Legnano, ex metalmeccanico alla Franco Tosi, racconta il mondo degli anziani: “Noi siamo fermi con i salari dal 1992, anno in cui è stato fatto l’ultimo aumento delle pensioni. Nonostante ciò, noi pensionati pensiamo sempre ai più deboli e rivendichiamo fondo della non autosufficienza, che riguarderà tutti prima o poi. E’ la vita, è il viaggio stesso che tutti stiamo percorrendo”. Denuncia l’assenza di servizi: “Se devi assumere una badante, con una pensione di 1000-1200 euro non puoi farlo”. Ecco la ragione del fondo. Il suo must? Creare servizi assistenziali e socio-sanitari, non solo per gli anziani ma anche per tutta la famiglia. E’ fondamentale per creare società migliore di quella che c’è.
11.30 – Rispondendo alle domande dei giornalisti, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, invita il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, “a fermarsi” e a “non mettere i carri davanti ai buoi, perchè prima va discussa la riforma fiscale e poi va fatto il federalismo, cambiando i pesi oggi sui poveri e non sui ricchi”. Per Bonanni, “la discussione va fatta a monte”. Anche l’opposizione, ha aggiunto, “si faccia sentire di più: meno gossip e più attenzione alla realtà”. Alla domanda se sarà possibile ricucire con la Cgil, il leader cislino ha risposto: “Ricuciremo quando riconosceranno che il sindacat
o italiano è plurale e che quello riformatore è la maggioranza”.
“Per la prima volta i sindacati manifestano per ridurre le tasse”, gli fa eco il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, secondo il quale “è stato rovesciato il detto in base al quale per il sindacato bisognava solo combattere l’evasione” Angeletti insistite soprattutto sulla necessità di “rivoluzionare il sistema fiscale” perchè “se non si riducono le tasse sul lavoro difficilmente potremo essere competitivi”. In questo senso, per il leader sindacale, il federalismo “è un’ottima occasione per ridurre le tasse”. Alla domanda se sarà possibile ricucire con la confederazione di Corso d’Italia su questi temi, invece, replica: “Noi vogliamo fare una trattativa e un accordo con il governo sulle tasse, mentre non ci sembra oggi che la Cgil sia in condizioni di voler fare un’intesa”.
11.53. Arriva la dichiarazione del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi. “La straordinaria e pacifica manifestazione di Cisl e Uil evidenzia come le due organizzazioni abbiano maturato una forte condivisione di valori, metodo e proposte, tale da configurare un solo aggregato sindacale, certamente il primo per dimensione rappresentativa nel sistema di relazioni industriali italiano. La richiesta di una nuova fiscalità più favorevole al lavoro e alla produzione di ricchezza corrisponde alla linea del progetto di riforma annunciato da Tremonti sulla base di un cantiere partito con il federalismo fiscale e destinato a svilupparsi in relazione all’andamento dell’economia e della finanza pubblica, soprattutto con riferimento al contenimento della spesa corrente di Stato, Regioni e enti locali. Nell’immediato prosegue peraltro la detassazione di tutte le parti del salario connesso a incrementi di efficienza e produttività”.
11.45 – 12.15. Angeletti, salendo sul palco, ringrazia quanti hanno dato vita a questa manifestazione. “Qui oggi – dice – c’è il sindacato senza aggettivi, quello che difende le persone anche quando le cose non sono facili, anche nei momenti di crisi, per garantire loro l’assistenza ed il lavoro, un sindacato che fa accordi per difendere il lavoro e per creare posti di lavoro. Questo fa un sindacato degno di tale nome. Questo ci dà il diritto di chiedere un cambiamento alla politica”. Il cambiamento – Angeletti lo dice chiaro – riguarda innanzitutto il sistema fiscale di questo Paese. “Un sistema in cui le tasse gravano essenzialmente su lavoratori e pensionati, un sistema che rende più difficile la creazione di posti di lavoro. Ecco perché chiediamo una vera riforma fiscale”. Per il leader della Uil, la politica fiscale, l’unica politica che i governi in Europa possono fare autonomamente, “è la politica che qualifica un governo che vuole puntare alla crescita dei posti di lavoro”. Crescita di posti di lavoro che, in Italia, sottolinea Angeletti, è resa più difficile dal nostro sistema fiscale, per la sua onerosità. “La conseguenza – aggiunge – l’abbiamo sotto gli occhi: delocalizzazioni e milioni di lavoratori che lavorano in nero. Ecco a cosa si deve guardare quando si parla di diritti dei lavoratori”, scandisce, ricordando le accuse rivolte a Cisl e Uil per l’accordo sullo stabilimento Fiat di Pomigliano.
“Noi – continua il leader della Uil – dobbiamo modificare il nostro sistema fiscale pensando a due soggetti: le persone che lavorano e le famiglie. Noi vogliamo una riforma chiara, che riduca le tasse attraverso deduzioni e detrazioni sul lavoro dipendente, perché di trucchi ne abbiamo abbastanza. Bisogna creare un fondo per sostenere le persone non autosufficineti e bisogna pensare ai figli: ogni figlio ha diritto ad avere un sussidio dallo Stato, assicurato dai soldi che noi paghiamo con le nostre tasse”. Angeletti ricorda anche che in Italia solo l’1% dei cittadini dichiara di percepire oltre 150 mila euro l’anno, ed il 60% di costoro sono lavoratori dipendenti. “Per anni – ricorda – abbiamo assistito a manifestazioni contro le tasse organizzate da coloro che le tasse non le pagavano. Oggi per la prima volta sono in piazza le persone che le tasse le pagano, per chiedere di pagarne di meno”. Come? Angeletti indica tre filoni di intervento: la lotta all’evasione fiscale, spostare le tasse dal lavoro ai profitti derivanti dalle transazioni finanziarie, (“esattamente la richiesta che il sindacato internazionale sta facendo in tutto il mondo”, ricorda), tagliando gli sprechi della politica. Temi sui quali Cisl e Uil – ribadisce il leader della Uil – sono pronte ad aprire da subito il confronto con il governo. Con un avvertimento a Tremonti: “Quello che non accettiamo è la vecchia logica per la quale c’è chi stabilisce se si può fare o no una riforma fiscale, perché governare un Paese significa saper spiegare ai cittadini qual è la politica che bisogna fare”.
“Ora si passi dai proclami ai fatti – avverte -. Ci sfidino sulle soluzioni e noi saremo pronti a indicare una strada. Noi siamo persone serie, un sindacato di gente per bene, rappresentiamo milioni di persone che ogni giorno vanno a lavorare per portare avanti il Paese. E vogliamo talmente bene a queste persone che oggi non abbiamo fatto cortei per non creare disagi ai
cittadini e ai commercianti. Noi non abbiamo nemici – sottolinea il segretario generale della Uil – se non ci si impedisce di parlare e di ascoltarci”. Infine, nel congedarsi dalla piazza, il leader sindacale chiosa: “Noi non confidiamo tanto nella nostra classe politica, confidiamo nella nostra gente, nei nostri iscritti, che non hanno nessuna voglia di rassegnarsi ad un Paese che declina verso la povertà. Questo è un destino a cui la Cisl e la Uil non vogliono rassegnarsi e non si rassegneranno”.
12.16. Inizia l’intervento di Bonanni.
“Quanti bei colori, quante belle facce, quelle del sindacalismo italiano, serene, forti, libere, la speranza d’Italia, del mondo del lavoro. Quante strade affluiscono in questa piazza, sono piene di amiche ed amici. Grazie a tutti, grazie per averci consentito di dimostrare quanto il sindacalismo libero e riformatore abbia radici larghe e profonde nella società italiana. Questa è la riposta migliore a realtà minoritarie e rumorose, con la nostra serenità dimostriamo di essere davvero, Cisl e Uil, la maggioranza del sindacalismo italiano”. Bonanni parla di una piazza non contro, ma a favore dell’Italia. “A forza di essere contro qualcosa o qualcuno, ci hanno ridotto alla cenerentola dei paesi sviluppati. Meretrici, appartamenti, litigi, riforma della giustizia, riforme elettorali, ricatti: si parla solo dei loro problemi, molti politici hanno dimenticato di essere loro i servitori del paese”. Indignazione, preoccupazione. “Si prospetta in modo disinvolto anche il rischio di elezioni anticipate, così avremo uno spettacolo ancora più indegno”. Bonanni si dice preoccupato per l’andamento economico dell’Italia, che fa arretrare chi stava bene, come il nordest, e fa andare peggio chi già stava male, come il sud, mentre il mondo corre molto più velocemente di noi.
La politica sembra aver dimenticato la gente, le famiglie in difficoltà. E in piazza il segretario generale della Cisl chiede di reagire, chiede una svolta ed un progetto di sviluppo che riguardi ciascuno di noi. Priorità resta la crescita economica, senza la quale crollano i diritti: “Questo lo diciamo a tante discussioni demenziali, lontane anni luce dal sentire comune”. Ed eccolo, il patto sociale, entrare nel comizio, per far crescere produttività, investimenti, occupazione e salario, “come abbiamo fatto a Pomigliano ma anche in altre centinaia di aziende, metalmeccaniche, tessili, chimiche, di servizi, salvando posti di lavoro”. “Smemorati e falsi” quanti non lo ricordano e accendono piuttosto il fuoco per dividere il movimento sindacale. La fabbrica Fiat a Pomigliano stava morendo, l’azienda avrebbe trasferito le produzioni all’estero. “La nostra disponibilità ad utilizzare la totalità dell’impianto ha garantito molto più salario e posti di lavoro, e di questo siamo orgogliosi. E’ vergognoso che si sia tirata in ballo la Costituzione: vergogna, falsi, ipocriti
! E mentre ciò veniva detto si calpestava la volontà democratica espressa dal referendum. Stiano attenti, piuttosto, quelli paralizzati da infantilismi estremistici che fanno scappare gli investimenti in altri paesi. E’ quello che si rischia con chi strumentalmente fa accendere fuochi. La nostra responsabilità sarà un muro alto e forte che non consentirà di perdere lavoro”.
Poi, in un crescendo, Bonanni chiede 10, 100, 1000 Pomigliano, altrettanti investimenti e centinaia di migliaia di posti di lavoro di cui l’Italia ha bisogno. “E questo vale anche per altre aziende che hanno bisogno di uscire dalla crisi”.
Al governo viene chiesto di fare la sua incentivando il salario di produttività, detassando nuovi investimenti e diminuendo il prelievo sulla contribuzione, migliorando gli ammortizzatori in deroga “che hanno dato sostegno a quasi un milione di lavoratori che sarebbero stati rimasti senza lavoro e senza salario”. “Saremo rigorosi, non daremo tregua al governo e così spero facciano anche gli imprenditori. Su questi obiettivi vogliamo risposte chiare e concrete, o per noi la musica cambierà”.
Il patto sociale viene proposto al governo centrale ma anche a quelli regionali e ai comuni, che dispongono di risorse e poteri per favorire lo sviluppo sui territori e che dovranno garantire una semplificazione amministrativa per alleggerire gli oneri burocratici sulle imprese. Il nostro paese, del resto, vanta – si fa per dire – un reddito pro capite ridotto di ben 7 punti nell’ultimo decennio per mancanza di produttività e tassazione eccessiva. I nostri servizi costano anche più della Germania. E se vogliamo migliorare la competitività serve ridurre i costi dei servizi, dell’istruzione, dell’innovazione. In tutto questo – ricorda il segretario generale della Cisl – c’è “il buco nero del sud”, in cui bisogna cambiare approccio: tutte le parti devono collaborare e mettersi d’accordo, altrimenti mafia e politici corrotti lasceranno il sud in quella buca in cui si trova. L’Italia progredisce se lo fa tutt’insieme. La questione specifica per il mezzogiorno, tuttavia, è come rendere più efficiente la spesa e la fiscalità di vantaggio.
La Cisl chiede un intervento deciso sulla mafia, che provoca un danno economico incalcolabile, e conferma un sostegno incondizionato a magistratura e forze dell’ordine.
Bisogna puntare sui giovani, e un’attenzione particolare la Cisl la dedica a nuovi investimenti nella qualità dell’istruzione, nello sviluppo, nella ricerca, nell’innovazione degli impianti e dei prodotti, la formazione di chi rappresenta il futuro dell’Italia, l’innovazione. “Al governo non concederemo alibi. Dovrà trovare i soldi, che invece ci sono sempre negli sprechi, nelle ruberie, in un’Italia che ha gonfiato oltre misura il suo apparato amministrativo e politico – ma non i dipendenti – che assorbe 800 miliardi l’anno. E per quei 50 mila centri di spesa, fonte di sprechi e di ruberie per 150 miliardi di euro l’anno”. Critico sui ben cinque livelli amministrativi, Bonanni se la prende con le 7000 società di servizi, coi 25 mila amministratori, con la “la discarica dei trombati, ultimo scorcio di Unione sovietica”. “Dov’è il rampantismo della maggioranza attuale? Dov’è l’opposizione?”: la Cisl condanna il silenzio bipartisan, come quello vergognoso sui lavoratori fannulloni, “perché c’è piuttosto chi deve coprire le connivenze tra gli stessi poteri rispetto all’utilizzo dell’amministrazione da parte della politica”.
Il patto sociale proposto dalla Cisl avrà il suo centro nella riforma fiscale, che consegue la pacificazione tra cittadino e stato: ridurre l’irpef incrementa l’economia con maggiori consumi. “Oggi a pagare l’Irpef siamo solo noi, siamo il bancomat di regioni, comuni e di alcune province”. Quindi rivolto al ministro dell’economia, Giulio Tremonti: “Apriamo subito un confronto con tutte le parti sociali, con le quali sulle parole d’ordine abbiamo avuto l’intelligenza di unificarci per non farci prendere per i fondelli”. Una svolta necessaria, dunque, perché “il vino nuovo non si mette nelle botti vecchie se non vuoi l’aceto”. Il segretario generale della Cisl invita il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, “a fermarsi”, perchè prima va discussa la riforma fiscale e poi va fatto il federalismo, cambiando i pesi oggi sui poveri e non sui ricchi”. Per Bonanni, “la discussione va fatta a monte”. Anche l’opposizione, ha aggiunto, “si faccia sentire di più: meno gossip e più attenzione alla realtà”.
12.52. Bonanni conclude l’intervento: “Questa è la migliore risposta a chi non capisce che il sindacalismo italiano è largamente plurale e riformatore, e che quello della Cisl e della Uil è maggioritario nel paese”.
12.53 Si conclude la manifestazione “Meno fisco per il lavoro più lavoro per l’Italia” indetta da Cisl e Uil in piazza del Popolo a Roma e che secondo gli organizzatori ha visto la partecipazione di quasi 150 mila persone”. Sulle note della canzone “La liberta” di Giorgio Gaber, inizia il deflusso della folla dalla piazza, in particolare verso piazzale Flaminio. Tra la gente, tanti i cartelli e gli striscioni delle delegazioni locali accorse a Roma per l’evento, dalla Campania all’Abruzzo alla Sardegna. La folla lascia la piazza sulle note di “Imagine” di John Lennon e “La storia siamo noi” di Francesco De Gregori.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)