Altro che grandi opere: il settore delle costruzioni in Italia è in crisi nera. Secondo i dati elaborati dal Cerved, infatti, nell’ultimo semestre i fallimenti nel settore edilizio sono aumentati del 21% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Si salvano solo quelle imprese che hanno attività all’estero. Dati alla mano, secondo il rapporto Ance 2010 sulla “presenza delle imprese di costruzione italiane nel mondo”, presentato ieri a Roma, a fine 2009 il fatturato prodotto oltreconfine ha superato i 7,2 miliardi di euro (+13,8% rispetto al 2008), pari al 54% del totale, mentre il giro d’affari prodotto in Italia lo scorso anno si è fermato a 6,2 miliardi con un calo del 10,2% rispetto al 2008. Solo sei anni fa, – secondo lo studio dell’associazione italiana dei costruttori – l’estero, con 3 miliardi di euro, rappresentava il 30% del fatturato. Dati diffusi all’indomani del grido d’allarme lanciato dal presidente Ance, Paolo Buzzetti, dalle colonne di Repubblica sui tanti motivi che hanno indotto i costruttori edili a preparare una manifestazione pubblica per denunciare la profonda crisi in cui versa il settore delle costruzioni e chiedere al Governo di affrontare sul serio la questione. Lo stesso Governo che, oggi, per voce del ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, è parso invece dichiarare la resa. “Nel prossimo triennio – ha spiegato infatti il ministro – le opere da avviare, cantierare e, in qualche caso, da completare ammontano a circa 110 miliardi di euro”. Ad oggi, però, le risorse disponibili non superano i “40 miliardi, di cui 19 circa, ossia il 50%, sono risorse private. Se ipotizziamo che le risorse pubbliche recuperabili nel triennio sono pari a circa 20 miliardi di euro, – ha ammesso Matteoli – mancano circa 50 miliardi”. Mica pochi. Ma il ministro si è detto comunque fiducioso del contributo della finanza privata, al punto da spingersi a dichiarare (se non altro per ridimensionare l’avventurosa affermazione di Berlusconi sul completamento dell’A3) che il 90% della Salerno-Reggio Calabria sarà completato entro fine 2013, per cui, alla fine, solo 60 chilometri mancherebbero all’appello. Un ottimismo che né per la storia quarantennale di quest’opera, né per il quadro economico attuale ci sentiamo di condividere.