La Cisl rilancia con forza l’appello del Capo dello Stato sulla necessità di una seria politica industriale. Raffaele Bonanni boccia quella dell’attuale Governo, così come quella di tutti i governi degli ultimi venti anni. E nel suo intervento ieri pomeriggio alla festa nazionale dell’Api di Rutelli, il numero uno di Via Po preannuncia per ottobre una manifestazione di Cisl e Uil. Si svolgerà di sabato, perché “in tempo di crisi non si devono creare danni ulteriori a lavoratori e imprese”. Per Bonanni, le scelte di politica industriale devono essere collegate strettamente alla riforma fiscale, con meno tasse per imprese e lavoratori, finanziata con la lotta a sprechi e inefficienze. Ma vanno accompagnate anche da infrastrutture moderne, pubblica amministrazione più snella, nuove politiche sull’energia.
Da parte sua, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha naturalmente difeso l’azione del Governo: “In due anni, nonostante l’Italia sia un paese con un grande debito pubblico, abbiamo attraversato la crisi senza tensioni nella sottoscrizione dei titoli di Stato. La coesione sociale è stata garantita con investimenti sul reddito delle persone, le imprese sono state sostenute quando si sono messe in rete, con l’ultima manovra, e sono accompagnate da un quadro importante di relazioni internazionali”. Per Bonanni è comunque giunto il momento di isolare le posizioni estremistiche e antagoniste per discutere l’assetto miglio del sistema produttivo in Italia. Un invito indiretto ma chiaro alla Cgil, che non ha firmato ancora la riforma del modello contrattuale ma alla quale ricorda che negli ultimi tempi sono stati rinnovati tutti i contratti senza neppure un’ora di sciopero.
Bonanni sollecita dunque “un patto sociale tra sindacato, imprese e poteri centrali e locali per migliorare la competitività del manifatturiero e dei servizi”. Il modello da seguire può essere quello tedesco basato su una forte coesione sociale tra poteri istituzionali a livello centrale e locale. In primo piano resta anche l’esigenza di “un nuovo welfare che accompagni il lavoratore dagli ammortizzatori alla formazione continua”. E a proposito, nel rafforzamento della bilateralità il segretario generale della Cisl vede una forma importante di partecipazione di fatto. E conclude: “A noi la cogestione non interessa, non vogliamo entrare nei consigli di amministrazione ma vogliamo avere più voce in capitolo nelle scelte delle grandi aziende”.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)