Ieri si è fermato lo stabilimento Natuzzi di Laterza, in provincia di Taranto. La totalità dei circa 500 dipendenti del salottificio ha aderito allo sciopero di otto ore per turno di lavoro indetto dalle Rsu Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil. “Si tratta di un risultato eccezionale e che assume una valenza ancora maggiore se si considera il bassissimo tasso di sindacalizzazione nell’azienda”, ha affermato Vito Lincesso, segretario generale della Filca jonica.
Sono tanti i motivi che hanno spinto le 13 Rsu dello stabilimento a proclamare una giornata di mobilitazione: “Lo sciopero – spiega Lincesso – si è reso necessario a causa dell’atteggiamento dei vertici aziendali e per la situazione non più sostenibile che si è venuta a creare all’interno dello stabilimento. In particolare protestiamo contro l’unilateralità di molte decisioni aziendali, come sui calendari di Cigs e sulle soppressioni di postazioni di lavoro. Non è pensabile e accettabile – accusa il segretario della Filca tarantina – eliminare postazioni nelle aree di impacchettamento fodere e di complementi d’arredo senza una preventiva comunicazione al sindacato, senza un’intesa. Inoltre non si ha più data certa degli accrediti dello stipendio e si verificano intimidazioni nei confronti dei lavoratori, sempre più numerosi, che partecipano agli scioperi ed alle assemblee”.
Ma l’aria è tesa un po’ in tutti gli stabilimenti del Gruppo. La data del 16 giugno, quando scadrà la Cassa integrazione straordinaria per 1.500 dipendenti, si avvicina minacciosa. E da parte dell’azienda non ci sono aperture né proposte serie in grado di superare la profonda crisi nella quale è sprofondato il gruppo di Santeramo in Colle. “La scadenza del periodo di Cigs è un vero problema sociale, che va affrontato subito e di petto. Venerdì – informa Lincesso – ci sarà un incontro unitario del sindacato per dare il via, finalmente, al coordinamento degli Rsu Natuzzi. Il nostro pressing è continuo, tra l’altro abbiamo il prezioso sostegno della Regione Puglia, che attraverso l’assessore Michele Losappio si sta prodigando per cercare di far sedere al tavolo della trattativa tutte le parti sociali interessate, istituzioni, azienda, sindacato e ministero. Ma l’azienda – accusa – continua a fare orecchio da mercanti. Nelle comunicazioni ufficiali mente sapendo di mentire, e al tavolo delle trattative continua a mandare rappresentanti che non hanno titolo per il rispetto degli accordi. L’unica persona che realmente decide e gestisce è Pasquale Natuzzi: si decida, o firma carta bianca o partecipa personalmente”.
Nei giorni scorsi le Rsu degli stabilimenti di Ginosa e Laterza avevano proclamato uno sciopero a scacchiera contro “l’arroganza con cui l’azienda conduce i rapporti sindacali”, come riportava un comunicato unitario. Insomma, una situazione difficile e tesa per l’economia di un intero territorio e per migliaia di famiglie. E i tanti Piani industriali aziendali che si sono susseguiti (così come gli amministratori delegati del Gruppo Natuzzi) non hanno mai fornito risposte circa il futuro dei lavoratori. Negli ultimi anni il distretto del mobile imbottito (province di Bari, Taranto e Matera), del quale Natuzzi rappresenta la punta di diamante, ha perso 6.000 dei suoi 15.000 addetti. Una emorragia che non sembra arrestarsi.
Nel frattempo il gruppo e le rappresentanze sindacali hanno raggiunto un’intesa sulla riapertura in via
sperimentale dell’ex reparto falegnameria dello stabilimento di Santeramo in colle (Bari), dove saranno montati i fusti dei divani dal primo aprile prossimo. Il progetto di riapertura prevede un reparto di montaggio fusti che avrà
l’obiettivo, in funzione della capacità produttiva espressa, di alimentare gli stabilimenti di Ginosa e
Santeramo-Iesce. Nel reparto veranno impiegati all’inizio una dozzina di lavoratori, numero che dovrebbe crescere sponenzialmente. Fino a poco fa ci lavoravano 67 addetti, per i quali a giugno scade il periodo di Cigs. Prima dell’impiego i lavoratori dovranno seguire percorsi formativi.