Gian Antonio Stella è ospite a Venezia (Tolentini) all’incontro organizzato dalla Cisl e dalla Filca del Triveneto sul tema della diversità. Stella è giornalista del Corriere della Sera ed autore di numerosi libri di successo che ci hanno raccontato l’Italia dei “piani alti” (La Casta, La Tribù e Tribù spa, Chic, Lo spreco, Avanti Popolo) e dei piani più “bassi” (L’Orda, Negri, froci ed giudei & c., Odissee) quelli popolati oggi ed ieri dai migranti. In occasione dell’iniziativa veneziana ci ha rilasciato una breve intervista.
L’Unità d’Italia arriva ai suoi 150 anni. Un paese nato unendo diversità….
Il nostro è un paese dalle diverse culture. Io stesso sono asiaghese, cimbro e quindi vicentino ma anche italiano, europeo e non voglio rinunciare a nessuna di queste identità. Sono identità che si sovrappongono ma non c’è nessuna contraddizione nell’essere questo e quello. Non c’è nessun paese “monotipo” al mondo, costituito cioè da una unica etnia. Gli stessi giapponesi stanno riconoscendo, anche se in ritardo, le loro minoranze. Identità nazionale non significa quindi cancellazione delle minoranze. In Italia c’è stata, per alcuni decenni, una stupida interpretazione della italianità che presupponeva la cancellazione delle differenze ma questa visione è stata spazzata via.
Perché è così difficile accettare e rispettare le minoranze, le diversità?
Stamattina sui giornali si parla di quel gruppo di Facebook che vuole eliminare le persone down. Qui il problema non è solo di minoranza. Il fatto è che in una società in crisi, in difficoltà le persone deboli (economicamente, socialmente, psicologicamente ecc.) tendono ad aggrapparsi ad una qualche identità. Questi di Facebook sono molto probabilmente giovani che riescono ad affermare una loro identità solo odiando qualcun altro, solo sentendosi superiori a qualcun altro. E’ mostruosamente “normale”, la storia è un progressivo superamento di questi visioni ma alla fine, sono convinto che il buono vince.
Parliamo di immigrati e della visione negativa che alcuni hanno di queste persone. Si tratta di xenofobia o di povero-fobia?
Io sono contrario a queste sottigliezze. Per me vale la definizione di Luciano Canfora “chiamalo xenofobia, chiamalo razzismo o senso di superiorità sugli altri o come ti pare, la peste è l’idea di essere superiore ad un altro, punto e fine. Certamente esiste la paura verso l’immigrato, specie da parte delle persone delle fasce sociali “basse” che vedono in queste persone, e nei loro figli, chi potrebbe portar via il lavoro. E’ quello che è successo in Svizzera con gli immigrati italiani quando Schwarzenbach (James S., politico svizzero di estrema destra noto per la sua politica contro l’inforestierimento ed i referendum, perso, per limitare il numero negli stranieri in Svizzera, nrd) diceva che “sono venuti a fare i lavori più bassi, poi i loro figli studiano, ed un giorno ci troveremo che dalla parte della scrivania dove siedono i dirigenti ci troveremo il figlio del guitto (testuale) italiano l’immigrato e dall’altra lo svizzero”.
Che peso può avere il sindacato nel ricostruire coscienza solidale e tenere unite le persone, anche se diverse, parliamo soprattutto del mondo del lavoro dove gli immigrati sono sempre di più?
La funzione del sindacato è essenziale per superare nel bene questi problemi, per diluirli. Non è sempre stato così, ci sono stati caso il cui il sindacato ha scelto di difendere solo la sua base nazionale (ultimo in ordine di tempo, lo scorso anno, quello inglese). Per il sindacato ha il dovere invece di difendere tutti i lavoratori. Spetta ad esempio al sindacato spiegare oggi, in questo tempo di crisi, che la presenza degli immigrati, la loro disponibilità a fare i lavori più duri e meno retribuiti, ha dato maggiore flessibilità al sistema economico e quindi a ridurre l’impatto della crisi.
In Veneto dove con la crisi abbiamo avuto licenziamenti, liste di cassaintegrazione, crisi aziendali ma in nessuna azienda si è avuta una contrapposizione tra lavoratori italiani e lavoratori immigrati…
Questa è una cosa molto bella. Riprova di un fatto di cui sono convinto. Ho sempre difeso i veneti perché non mi sono mai permesso di confonderli con Gentilini o Stiffoni. Magari votano Lega ma alla prova dei fatti dimostrano di non essere razzisti come qualche loro condottiero.
Siamo tutti emigranti
il sito nato da L’Orda, per sapere e capire di emigrazione, immigrazione e razzismo. Moltissime le informazioni sulla emigrazione italiana e veneta, oltre ai numeri (il Veneto è la regione d’Italia da cui più si è emigrato) i canti dei migranti e le immagini, gli articoli di stampa e le vignette. http://www.speakers-corner.it/rizzoli/stella/home.htm
(dal sito www.cislveneto.it)