“Per garantire e tutelare i lavoratori esposti al caldo estremo di questi giorni, non c’è solo la disposizione dell’Inps, che prevede con temperature superiori ai 35 gradi lo stop al lavoro e il ricorso alla Cassa integrazione. Sulla materia sono intervenuti negli anni anche l’Inail e l’Ispettorato Nazionale del Lavoro: quest’ultimo in particolare, con la nota numero 5056 del 13 luglio scorso, ha chiarito che ‘indipendentemente dalle temperature rilevate, la Cigo è riconosciuta in tutti i casi in cui il responsabile della sicurezza dell’azienda dispone la sospensione delle lavorazioni in quanto ritiene sussistano rischi o pericoli per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi i casi in cui le sospensioni siano dovete a temperature eccessive’. Tra i settori più esposti l’INL indica l’edilizia civile e stradale, con particolare rilevanza per i cantieri e i siti industriali, e il comparto estrattivo. Ci sembra un chiarimento che va nella direzione da noi auspicata”. Lo dichiara Enzo Pelle, segretario generale della Filca-Cisl nazionale.
“In questi giorni – osserva – si sconsiglia giustamente di uscire di casa, ma non dimentichiamo che nei cantieri ci sono centinaia di migliaia di edili che continuano a lavorare sotto il sole cocente. In molti cantieri si è affrontato il problema rimodulando l’orario, ma non basta. In questi periodi sarebbe opportuno ridurre l’orario di lavoro: la nostra esperienza ci dice che quando abbiamo applicato l’orario 6-13 le imprese hanno aumentato la produttività. Anche i nostri contratti nazionali – ricorda Pelle – prevedono interruzioni e soste di lavoro, con la rimodulazione dell’orario di attività e il ricorso agli ammortizzatori sociali, a tutela degli addetti. Ma questo non appare più sufficiente: se in passato l’attenzione è stata rivolta maggiormente ai fenomeni invernali, ora bisogna considerare con attenzione questa nuova realtà climatica. A livello territoriale – sottolinea il segretario generale della Filca – oltre a chiedere l’attivazione della Cassa integrazione, dal momento che non c’è automatismo, come sindacati di categoria siamo intervenuti per lo spostamento dei turni alla mattina presto, evitando le ore più calde, per introdurre micro pause per idratarsi, facendo mettere a disposizione dei lavoratori sali minerali, e per dotare i lavoratori di vestiario traspirante. Insomma, ci sono tutte le condizioni e le misure per fermare i cantieri, quando è necessario, o farli lavorare in sicurezza, evitando inutili rischi per i lavoratori edili. La normativa, le istituzioni, i contratti, e in particolare gli accordi di secondo livello – conclude Pelle – devono fare sistema per aumentare la sicurezza dei lavoratori, contribuendo pragmaticamente a rendere virtuoso e sostenibile il cantiere”.