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NAPOLI, OPERATORI DEL RESTAURO SI INCATENANO PER PROTESTA

NAPOLI, OPERATORI DEL RESTAURO SI INCATENANO PER PROTESTA

Si infiamma la protesta degli operatori del restauro, che rischiano il posto di lavoro se entro il 31 dicembre 2009 non verranno cambiati i criteri stabiliti dal Ministero dei Beni culturali per l’accesso alla professione. Teatro della manifestazione è stato il Palazzo Reale di Napoli, sede della Sovrintendenza, dove decine di operatori si sono incatenati per far conoscere all’opinione pubblica le situazioni umilianti nelle quali lavorano e le scelte errate del Ministero.
“Sono laureato e lavoro nel settore da anni – ha detto uno di loro che preferisce a mantenere l’anonimato – ma la mia qualifica resta quella di un terzo livello dei muratori”. I manifestanti denunciano il ricorso selvaggio a forme di lavoro precario come il tempo determinato ed il part-time. E c’è da registrare la totale assenza delle istituzioni: nessuno si è fatto vivo, nonostante la protesta fosse nella centralissima piazza Plebiscito. Al fianco dei lavoratori si sono schierati i sindacati di categoria Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil. Il 24 ottobre scorso c’è stata la grande assemblea nazionale dei lavoratori del restauro, e continua la raccolta di firme per la petizione rivolta al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al quale ci si appella per modificare la direttiva del Ministero. In cantiere, inoltre, ci sarebbe una grande manifestazione nazionale.
Al centro delle polemiche c’è il decreto ministeriale del 29 settembre scorso, che disciplina l’accesso all’attestazione diretta dei titoli di restauratore e di collaboratore dei beni culturali e alla prova di idoneità. Così come è stato formulato, infatti, comporta il mancato riconoscimento dei titoli e dell’esperienza lavorativa maturata negli anni con il rischio concreto di mettere a repentaglio il futuro professionale di migliaia di lavoratori. Solo pochi giorni fa Filca, Feneal e Fillea hanno diffuso un comunicato stampa unitario con il quale si critica il silenzio del ministro Sandro Bondi sulla vicenda e si condanna fortemente l’iniquità dei criteri e delle modalità messi in atto per regolare il settore.

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