Governo e Parlamento regionali “escano dal guscio”. E “con un sussulto di responsabilità si adoperino perché Palazzo dei Normanni, come già fatto per il credito d’imposta, approvi all’unanimità il piano-casa così come uscito dall’accordo nazionale consacrato nella conferenza stato-regioni della scorsa primavera”. A chiederlo è la Cisl Sicilia che invita “maggioranza e opposizione, all’Ars, a decidere assieme una corsia preferenziale già nella sessione in corso a Sala d’Ercole. Perché, denuncia il sindacato, “ogni giorno che passa l’economia siciliana affonda di più”, come rilevato anche da Bankitalia.
L’approvazione immediata di un “piano casa anti-abusivi e anti-sanatorie come disegnato nell’intesa nazionale”, scrive la Cisl, avrebbe un impatto anti-crisi fortissimo “in ragione della particolare natura trasversale che le attività edili esprimono nell’economia, con effetti diretti e indotti”. Invece nell’ultimo anno, insiste il sindacato guidato nell’Isola da Maurizio Bernava, la sola edilizia ha perso, in Sicilia, 28 mila posti di lavoro e, quanto al saldo natalità-mortalità delle imprese edili, il trend ha visto il +56 nel 2007, un -637 nel 2008 e un ulteriore -118 nei primi tre mesi del 2009.
Ma se l’edilizia non riparte è l’intero treno dell’economia che resta al palo, rimarca la Cisl che dichiara che vigilerà con l’associazione di categoria (Filca) “affinché la politica si muova”. Pertanto, il sindacato rivendica pure il monitoraggio congiunto, tra Regione ed enti locali, per il via alle opere già appaltate, coperte da finanziamento e consegnate, “sbloccando i vincoli e i veti della burocrazia”. E il finanziamento, con una quota dei fondi Fesr, dei piccoli cantieri (sotto i cinque milioni) per il recupero e la riqualificazione di centri urbani e patrimonio artistico. Per questi cantieri infatti, ricorda la Cisl, non sono richieste particolari procedure Ue.