Giornata storica, quella di oggi, per il settore del porfido in Trentino. Questa mattina, infatti, presso la sala stampa della Provincia autonoma di Trento, è stato firmato un protocollo d’intesa tra la Provincia stessa, nella persona dell’assessore provinciale Alessandro Olivi, i sindaci dei comuni di Albiano, Baselga di Piné, Cembra, Fornace, Lases, il Distretto del porfido e della pietra trentina, Confindustria Trento, Associazione degli artigiani e delle piccole imprese del Trentino, Federazione trentina della Cooperazione e le organizzazioni sindacali Filca Cisl e Fillea Cgil. L’obiettivo del protocollo è quello di richiamare tutte le parti coinvolte alle proprie responsabilità di fronte alla crisi globale che sta investendo anche il settore porfido, nella convinzione che la salute economica dello stesso settore la si debba misurare anche e soprattutto nella ricaduta occupazionale.
Quello del porfido è uno dei comparti più importanti dell’economia trentina, come dimostrano i numeri. Dà occupazione a 2.500 persone, di cui circa 1.000 sono lavoratori dipendenti e quasi il 60% stranieri, comprende 140 aziende e fattura 350 milioni di euro l’anno. Come gli altri settori, anche quello del porfido è stato colpito dalla crisi economica e per questo il protocollo sottoscritto rappresenta uno strumento importante, che coinvolge in primis imprenditori e Comuni in qualità di proprietari dei giacimenti. La volontà di tutte le parti in causa è quella di rilanciare il settore partendo dalla difesa dei posti di lavoro (fermo dei licenziamenti con l’impegno a mettere in campo tutte quelle azioni possibili di tutela collettiva anche alla luce delle possibilità offerte dagli interventi anticrisi della Provincia attraverso il preventivo coinvolgimento del sindacato), dal miglioramento degli standard di sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro (sistema di raccolta dati relativamente al settore stesso prevedendo sistemi premiali per le aziende virtuose che rispettino leggi, normative, diritti dei lavoratori) e da una maggiore razionalizzazione dell’escavazione con una riduzione della frammentazione della filiera produttiva elevando la qualità del prodotto (forme di aggregazione e cooperazione per migliore efficienza, competitività e razionalizzazione della filiera produttiva).
Stefano Pisetta, segretario generale della Filca Cisl del Trentino, è convinto del valore politico di questa intesa: “La valenza è enorme – spiega il sindacalista – perché per la prima volta si potrà misurare la capacità dei datori di lavoro e degli amministratori di reagire alla crisi. Con questo strumento i datori di lavoro saranno costantemente monitorati dal sindacato e dagli organi di vigilanza della Pat e dai Comuni, affinché si attivino per mettere in campo tutti gli interventi possibili per arrestare il ridimensionamento del settore, sia dal punto di vista occupazionale che degli investimenti. Insomma, dovranno dimostrare come intendono operare per uscire dalla crisi, senza trucchi o inganni”. Infine, Pisetta fa un ragionamento anche sulla contrattazione integrativa provinciale, sospesa dalla primavera scorsa. “Chiediamo che venga riaperto un confronto soprattutto per tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori. Inoltre, sarebbe importante che venga al più presto costituita la figura degli Rlst: c’è già l’ok degli imprenditori e sarebbe la prima volta in Trentino. Un segnale importante, in un momento di difficoltà economica, a maggior ragione in un settore nel quale non bisogna mai abbassare la guardia quando si parla di sicurezza”.