Il Dpef 2010-2013 si caratterizza – sostiene il segretario confederale Cisl, Gianni Baratta in una nota – per essere coniugato essenzialmente in chiave macroeconomica, sia sull’analisi della situazione e dei provvedimenti precedentemente assunti che sulle previsioni. Ampio risalto viene dato ai positivi effetti per l’economia che potranno derivare dalla riforma della pubblica amministrazione avviata dal ministro Brunetta. Il documento assume un tono piuttosto ottimistico nell’individuare segnali di uscita dalla crisi e centra le priorità sulla stabilità del debito pubblico e sul sostegno allo sviluppo.
Osservazioni a cura del Dipartimento Politiche di settore e contrattuali: Industria, Artigianato, Energia, Pubblica Amm.ne.
– Dal lato delle previsioni macro, il Dpef contiene una difficilissima doppia mission: sostenere lo sviluppo e salvaguardare l’equilibrio dei conti pubblici. Nel 2009 il vincolo della sicurezza dei conti pubblici ha implicato una manovra complessiva di sostegno dell’economia pari allo 0,75% del Pil, cui ha corrisposto una caduta circa del -5,3% del Pil stesso ed un peggioramento dei conti pubblici(1) . Ha aiutato comunque la riduzione degli interessi sulle nuove emissioni di titoli pubblici (i rendimenti dei Bot sono al di sotto del livello dell’1% lordo), per cui la massa d’interessi sul Pil del debito pubblico dovrebbe, nel 2009 e 2010 mantenersi intorno al 5%, per risalire negli anni successivi. Le misure anti-crisi adottate a partire dal 2008 hanno avuto un impatto stimato positivo di mezzo punto sul Pil del 2009 e continueranno ad averlo anche nei prossimi anni (+0,4 e +0,3% nel 2010-2011). E’ chiaro che la ripresa interna del 2010, se ci sarà, deriverà tutta dal ciclo internazionale, in quanto gli stimoli interni si ridurranno allo 0,49% del Pil.
– Si intravede ora, a livello interno ed internazionale, un nuovo feed back negativo di ritorno dall’economia reale in contrazione, alla finanza ed al sistema bancario, in termini di maggiori sofferenze creditizie, caduta della domanda di credito e di consumo per effetto della riduzione dell’occupazione e dei volumi di fatturato e produzione. Il risultato è che l’accesso al credito rimane difficile, che i pacchetti anticrisi a livello internazionale, soprattutto negli Usa, ritardano a mostrare gli effetti espansivi attesi, ormai scivolati ovunque di un anno rispetto alle previsioni e ridotti di intensità di effetti (2) . E’ difficile prevedere ora di quanto si stia riducendo e si ridurrà nel 2010 l’occupazione in Europa ed in Italia, ma certamente entro fine 2009 il quadro comincerà ad essere chiaro, in quanto una parte notevole delle imprese industriali dovrà adattarsi a cali del fatturato intorno al 25/30% anche per il 2010.
– Al di là della stabilizzazione prevista per il 2010, è prioritario dare sostengo al sistema produttivo, evitando un indebolimento strutturale. Se troppe imprese escono da mercato, infatti, l’intera produzione nazionale ne risentirebbe negativamente. Lo afferma Mario Draghi, all’interno della testimonianza da parte del governatore di Bankitalia al Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2010-2013 (Dpef).
– Le risorse di bilancio disponibili devono andare a sostegno di lavoratori ed imprese. Il debito pubblico e spesa non possono espandersi, per non raggiungere livelli irrecuperabili, già oltre le soglie elevatissime ormai raggiunte. La strada possibile è affidabile solo alla lotta contro l’evasione ed elusione fiscale, di cui il federalismo fiscale, con nuove tecniche di accertamento, dovrebbe costituire il traino principale. Nel 2013 il disavanzo previsto del 2,4% del Pil, è raggiungibile solamente se le spese correnti primarie si riducono in termini reali, in media di un punto percentuale l’anno per i prossimi 4 anni, assumendo una crescita del PIL del 2% nel triennio 2011-13 (3). Dal 2013 in poi, l’obiettivo primario rimarrà la riduzione del debito, perché, senza riduzione del debito e senza una crescita, debito e pressione fiscale resteranno vincoli incombenti in un’economia condannata alla stagnazione.
Contenuti del Dpef 2010-2013 che riguardano il settore pubblico.
Nel Dpef appena varato dal Governo si riconfermano i contenuti dell’accordo stipulato tra Governo e organizzazioni sindacali e datoriali sulla riforma degli assetti contrattuali del 22 gennaio dello scorso anno reso attuativo dall’accordo interconfederale ed esteso anche al settore pubblico con l’accordo del 30 aprile 2009.
Si riconfermano le previsioni dell’Isae per il quadriennio 2009 – 2009: 1,5%
2010: 1,8%
2011: 2,2%
2012: 1,9%
e la modalità di previsione delle risorse per gli aumenti salariali che avverrà da parte dei Ministeri competenti (Economia e Finanze e Pubblica Amministrazione e Innovazione) previa concertazione con le Confederazioni sindacali rappresentative del pubblico impiego.
Il nuovo modello contrattuale si applicherà ai rinnovi del triennio 2010 – 2012 per i quali devono essere presentati a breve gli atti di indirizzo e le piattaforme sindacali.
Largo risalto viene dato in tutto il documento alle conseguenze positive che avrà in termini economici la riforma della pubblica amministrazione avviata dal Ministro Brunetta.
Si afferma, come da noi sempre sostenuto, come l’efficienza dell’amministrazione pubblica influenzi la competitività dell’apparato produttivo del Paese.
Ci si sofferma su un tema molto importante come quello della riqualificazione della spesa pubblica, la necessità di dirottare la spesa dagli utilizzi meno produttivi e meno efficienti e efficaci verso quelli che lo sono di più. Questo è possibile solo disponendo di valutazioni sugli effetti della spesa in termini di ricaduta sul benessere collettivo e sul potenziale di crescita del sistema economico e di valutazione sulle modalità con cui le risorse pubbliche vengono impiegate per produrre tali effetti.
Si riconosce come questa attività di misurazione e di analisi sia molto complessa e renda necessario per migliorarla rimuovere alcuni ostacoli come l’eccessiva rigidità sia in termini di formazione che di gestione delle risorse; il grado di chiarezza e di effettiva fruibilità delle informazioni rese dal bilancio pubblico; la complessità di alcune procedure di spesa, che comportano difficoltà per le stesse amministrazioni e ritardi nell’erogazione; lo scarso ruolo della rendicontazione ai fini della valutazione ex post degli impieghi della spesa pubblica.
“La valutazione dell’efficienza ed efficacia della spesa non può prescindere dalla misurazione, seppur nei limiti posti dalla natura dell’attività svolta dall’operatore pubblico, dei risultati effettivamente conseguiti a fronte degli obiettivi prefissati e delle risorse utilizzate”. Questo è un punto su cui la Cisl si è sempre soffermata. Rendere la gestione del bilancio più flessibile, dare reali poteri alla dirigenza di gestione delle risorse finanziarie umane e strumentali è l’unico modo per accrescere l’efficienza. Riteniamo condivisibile lo sforzo diretto a razionalizzare la spesa pubblica e condividiamo la necessità di migliorare i sistemi e i metodi per la definizione e la verifica degli indicatori di performance da associare alle politiche pubbliche fornendo un supporto adeguato alle Amministrazioni ma chiediamo che questi siano condivisi con le organizzazioni sindacali. E’ vero che l’adozione di una metodologia comune per la definizione degli indicatori favorisca il confronto tra i risultati ottenuti, e possa innescare un circuito virtuoso in cui far emergere le migliori esperienze ma dobbiamo anche valutare come le amministrazioni pubbliche siano profondamente diverse tra loro e bisognerà che questi strumenti vengano adattati alle singole realtà.
Per quanto riguarda l’attuazione del programma di governo si elencano tutte le misure legislative approvate in tema di riforma della pubblica amministrazione, sul tema della giustizia e della sicurezza i cui effetti devono e dovranno ancora essere dimostrati.
Ci preme sottolineare come la Cisl continui e non condividere le misure varate in materia di immigrazione clandestina né quelle riguardanti la legalizzazione delle ronde. Si tratta di misure spot più dirette ad accogliere il favore dell’opinione pubblica che a risolvere con misure concrete e serie i problemi della sicurezza e della giustizia in Italia.
Per quanto riguarda la riforma del pubblico impiego importanza cruciale avrà l’approvazione del decreto legislativo di attuazione della legge delega 15/2009.
Sono ancora molti i punti da chiarire soprattutto in tema di salvaguardia delle competenze della contrattazione collettiva e stiamo ancora aspettando la convocazione da parte del Ministro per discutere e risolvere insieme le criticità riscontrate.
Riguardo alle stime degli effetti sulla crescita della riforma della pubblica amministrazione tutto dipenderà dalle modalità di attuazione della stessa. Solo da una fattiva partecipazione dei dipendenti pubblici e delle organizzazioni sindacali si potrà ottenere la condivisione degli strumenti e degli obiettivi della riforma e garantire il successo della stessa.
Note:
(1) Secondo il Dpef 2010-13, l’indebitamento netto dovrebbe aumentare di 2,6% del prodotto, raggiungendo così il 5,3%. Il debito pubblico, invece, è previsto in aumento del 10%, salendo quindi al 115,3% del Pil. Inoltre, per la prima volta negli ultimi 18 anni, quest’anno si raggiungerà un disavanzo primario di bilancio pari allo 0,4% del Pil.
(2) Scrive Turani: L’operatore di Borsa milanese, osservati i listini e gli ultimi dati sull’andamento dell’economia, borbotta: “Penso che possiamo prendere i germogli di ripresa e farne un bel falò. Se ne parlerà più avanti”. E va avanti: “Sono mesi che discutiamo se questa sarà una ripresa a L, a V o a W. Io comincio a pensare che sarà del genere dot.com, cioè WWW, una serie lunghissima di alti e bassi”.
(3) Nel documento Anci sul Dpef, si fa presente che, a legislazione vigente, nel triennio 2009/2011 i Comuni dovrebbero migliorare i propri conti per più di 4 miliardi e 300 milioni di euro, con una riduzione del 18 % della spesa totale”.
Dal sito www.conquistedellavoro.it