Lavoro, sviluppo, legalità. Sono i temi sui quali si sono confrontati a Locri (Reggio Calabria) i 30 partecipanti al Campo-scuola della Filca.
“Si tratta di un importante appuntamento annuale di socializzazione e formazione sindacale – ha dichiarato Roberto Scotti, responsabile della Scuola di formazione ‘Pino Virgilio’ – ma che si pone come obiettivo anche quello di andare oltre i pregiudizi, di conoscere i territori”. Negli anni scorsi il campo scuola è stato organizzato in Bosnia, nel 2008 a Palermo. “Quest’anno è stata la Calabria ad ospitarci – prosegue Scotti – proprio per continuare l’impegno contro l’illegalità e per dare un seguito alle iniziative partite a tutti i livelli dalla categoria”.
Nel corso della settimana di Campo-scuola i corsisti hanno avuto numerose occasioni di incontri e confronti: particolarmente significativi la visita alla Cooperativa sociale “Valle del Marro” di Polistena, l’unica realtà in Calabria nel settore agricolo-imprenditoriale a lavorare su terreni confiscati alle cosche, l’incontro con Francesco Rigitano, coordinatore di Libera Locride e Stefania Grasso, figlia di una delle vittime della ‘ndrangheta, quello con Don Bruno Cirillo, con l’antropologo Felice Di Lernia e l’adesione alla “Marcia della Memoria” sull’Aspromonte.
I corsisti hanno poi partecipato ad una tavola rotonda in programma sabato scorso a Siderno. “Il sindacato – ha detto in quell’occasione Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl calabrese – è un soggetto sociale di stimolo verso le classi dirigenti ed imprenditoriali. Da sempre è impegnato in prima linea per la legalità e lo sviluppo, facendo proprie le parole del giudice Falcone, e cioè che più che eserciti di militari, al sud sono necessari eserciti di insegnanti”. Sul ruolo del sindacato in realtà difficili come quelle meridionali si è soffermato anche Domenico Pesenti, segretario generale della Filca: “Se vogliamo fare bene il sindacato non dobbiamo pensare solo al luogo di lavoro e alla busta paga ma alla società. Non siamo una forza di pura applicazione delle regole, ma una forza di cambiamento sociale”. Raffaele Bonanni ha invece chiesto un atteggiamento collaborativo tra parti sociali, governi regionali e governo centrale. “Basta con i litigi – ha detto – ora è necessario un nuovo modello di sviluppo per il meridione che punti alla spesa per le infrastrutture ed all’energia”.
Uno sviluppo che possa mettere all’angolo tutte le mafie, escludendole da qualsiasi affare e stanandole, ma lontano dalle loro regioni di origine. Come ha dichiarato ai corsisti Enzo Ciconte, docente di Storia della Criminalità organizzata all’Università Roma Tre, “se vogliamo colpire la mafia dobbiamo colpire due grandi città: Milano e Roma. È necessario debellare la commistione tra ambienti economici milanesi e romani e ‘ndranghetisti. Solo così lo Stato potrà vincere la guerra contro la criminalità”.
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