Roma
Via libera del Cipe all’allegato infrastrutture al Dpef 2009-2013. Il documento, che deve ancora ricevere il parere della Conferenza unificata Stato-Regioni, fa il punto sulla legge obiettivo e sulle opere inserite nel programma, quantificando anche il fabbisogno per il triennio successivo. Il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, ha sottolineato che nel triennio 2009-2011 “il quadro delle esigenze aggiuntive necessarie” per le infrastrutture strategiche è pari a “44 miliardi di euro, di cui 14 miliardi da allocare su capitoli della legge obiettivo e 30 miliardi provenienti da risorse private e altre fonti”. Sulla base di questa richiesta si svolgerà il confronto con il ministero dell’Economia per quantificare le risorse da inserire nella Finanziaria “snella” di settembre. Il “Dpef infrastrutture” indica anche le azioni prioritarie del ministero nell’attuazione della legge obiettivo. Fra le priorità che Matteoli si è dato c’è quella di far ripartire le grandi opere bloccate, per ragioni procedurali, progettuali o finanziarie, dal governo Prodi. Ne sono previste dieci e al primo posto c’è il Ponte sullo Stretto. Il documento conferma anche la volontà del governo di rassegnare ai general contractor dell’asse Est-Ovest dell’Alta velocità nazionale gli appalti per la realizzazione delle tre linee Milano-Genova, Milano-Verona e Verona-Padova. È la seconda volta che tornano con i governi Berlusconi dopo che per due volte i governi di centro-sinistra li avevano revocati. Non sarà più la Tav a gestirli, come già stabilivano i provvedimenti del governo Prodi, ma direttamente Rete Ferroviaria Italiana (Rfi). Resta il problema, tutt’altro che marginale, del finanziamento che complessivamente, per le tre opere, supera i 15 miliardi. Un nodo, quello delle risorse infrastrutturali, che secondo il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, costituisce uno dei punti deboli della manovra. “Nella Finanziaria – ha ribadito anche ieri il numero uno di via Po – non ci sono investimenti, tutti dicono che l’Italia cresce poco ma per farla crescere non dobbiamo aspettare il miracolo di chissà chi: la crescita c’è se si attuano politiche anti cicliche, se si interviene sulle infrastrutture, sull’energia, su innovazione e ricerca”.
Ester Crea