TRENTINO, 1.800 INFORTUNI NEI CANTIERI NEL 2007

TRENTINO, 1.800 INFORTUNI NEI CANTIERI NEL 2007

Trento
Appello della Filca: “Chiediamo più controlli”
In Italia, nel 2007, sono stati denunciati 914.600 infortuni, di cui 828.400 nel settore industriale e 57.300 in quello agricolo, ma ancor più drammatico è il dato relativo agli infortuni mortali che sono stati 1.232. In Trentino i dati non sono molto diversi: gli infortuni che si verificano nei cantieri edili sono circa 1.800 all’anno di cui 1.000 vedono coinvolti lavoratori dipendenti, 800 quelli autonomi. Fortunatamente, gli incidenti mortali negli ultimi anni hanno registrato un sensibile calo, ma sono ancora troppe le morti sul lavoro se ci si vuole sentire davvero in un Paese civile. Basti pensare che dal 1996 al 2006, sul territorio provinciale, hanno perso la vita 133 lavoratori, di cui 64 riconducibili al settore delle costruzioni. Per questo, il sindacato in generale, la Cisl e la Filca in particolare, ha sempre spinto con forza nel chiedere maggiori controlli sui posti di lavoro da parte degli enti preposti. Attualmente, infatti, le ispezioni sono insufficienti per fungere da deterrente. In un anno viene ispezionato appena il 6-7% dei cantieri: questo significa che sugli oltre 4mila che sono diffusi sul territorio provinciale, solamente 200 vengono controllati dagli ispettori. “Questo atteggiamento – afferma Stefano Pisetta, segretario generale della Filca Cisl del Trentino durante il seminario organizzato dalle Filca del Nord Est – non motiva certo gli imprenditori a rispettare le regole e infatti un’indagine della commissione vigilanza del Senato dimostra come il 70% degli infortuni sul lavoro sia causato dal mancato rispetto delle norme da parte dei datori di lavoro”. Un altro dato grave e preoccupante è quello relativo ai controlli effettuati dal quale emerge che nel 95% dei cantieri ispezionati sono state riscontrate delle violazioni. Lavoro nero, mancato rispetto di norme di sicurezza, mancato pagamento di ferie o straordinari. Per questo la Cisl chiede con forza che siano potenziate le ispezioni e che sia assunto nuovo personale per effettuare controlli “a tappeto”. “Solo così si può invertire la rotta, diffondere una “cultura della sicurezza” e far diminuire gli incidenti nei cantieri”, commenta Pisetta. Negli ultimi mesi un altro passo importante in questo senso è rappresentato dal Testo unico. “Uno strumento positivo che ha semplificato le norme in materia facendo un’operazione di chiarezza e completezza. Inoltre – spiega il sindacalista – ha introdotto una maggiore tutela per le lavoratrici e ha migliorato il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori sui luoghi di lavoro”. Per questi motivi la Cisl lancia un messaggio politico forte: il testo va preservato da ogni tipo di modifica perché altrimenti perderebbe di forza e significato. Purtroppo Confindustria ha lamentato sanzioni troppo vigorose nei confronti degli imprenditori che non rispettano le regole, ma il sindacato ritiene che questa sia “cosa buona e giusta”. Anche il neo ministro del welfare Sacconi ha avanzato l’ipotesi di rimettere mano al testo, ma su questo tutte le sigle sindacali saranno unite per fare in modo che siano difesi gli interessi dei lavoratori. Nel corso del seminario il segretario generale della Filca del Veneto, Salvatore Federico, ha sottolineato che il “testo unico offre molte opportunità ed ora bisogna trovare i meccanismi per sfruttarle al meglio attraverso gli enti bilaterali e la contrattualità, usando strumenti che valorizzino il mondo del lavoro. Tutto questo per fare in modo che andare a lavorare non significhi perdere la vita o rischiare la salute”. Oltre all’intervento di Angelo Giovanazzi, dell’Azienda sanitaria trentina, anche Marco Lai, docente dell’Università di Firenze, esperto di diritto del lavoro e responsabile dell’area giuslavorista del centro studi Cisl. “In questo periodo è fondamentale un concetto: il rapporto tra sicurezza e organizzazione del lavoro – ha spiegato Lai -. La sicurezza, infatti, è possibile solo se si coniuga con un lavoro ben organizzato e di conseguenza con una congrua valutazione dei rischi”. “Bisogna – conclude Lai – anche verificare il ruolo delle parti sociali nel nuovo decreto premendo per tre questioni: la rappresentanza dei lavoratori sui posti di lavoro, la bilateralità e la contrattazione collettiva”.
Foto: un momento dell’iniziativa
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Jacopo Tomasi

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