Lavoratori e sindacalisti

Lavoratori e sindacalisti

Roma
Eugenio Zucchetti
Fondazione Giulio Pastore – Economia e sociologia del lavoro
Una ricerca sul settore delle costruzioni
FrancoAngeli
Questa ricerca ha riguardato un settore rilevante del nostro sistema economico-produttivo, quello dell’industria delle costruzioni che presenta aspetti interessanti di cambiamento e trasformazione, accanto ad elementi di marcata continuità. Gli obiettivi assegnati alla ricerca si iscrivono nella preoccupazione fondamentale di ridefinire continuamente, nel senso del miglioramento e dell’innovazione, il modo di essere e fare sindacato, a partire dai soggetti concreti, dalle persone che vi aderiscono.
I risultati conseguiti offrono un quadro conoscitivo abbastanza ampio e dettagliato delle persone concrete di cui è costituito il sindacato, con riferimento a una serie di dimensioni che spaziano dal profilo professionale, alle culture del lavoro, alle relazioni sociali extralavorative, agli orientamenti politici, al ruolo sindacale, alle domende di tutela e rappresentanza, al funzionamento organizzativo, alla democrazia interna. Non solo, ma i risultati contengono più di uno spunto per riflettere circa i nodi problematici sul tappeto, i passi da compiere, le risorse cui attingere, le leve su cui far forza, per il compito difficile di rinnovare e migliorare l’essere e il fare sindacato.
– Recensione del volume “Lavoratori e sindacalisti” (a cura del prof. Della Rocca)
Il professor Giuseppe Della Rocca (Università della Calabria) ha recensito il volume “Lavoratori e sindacalisti – Una ricerca sul settore delle costruzioni”, curato da Eugenio Zucchetti. L’indagine, pubblicata da Franco Angeli, è stata condotta per conto della Filca-Cisl e della Fondazione Pastore.
L’analisi e la ricerca sulle caratteristiche socio professionali degli iscritti e degli operatori a pieno tempo del sindacato delineano molto più efficacemente la natura di quest’ultimo, di altre interpretazioni oggi frequenti nella stampa quotidiana e in alcune recenti pubblicazioni. Secondo le analisi classiche la conoscenza delle caratteristiche socio professionali degli iscritti e dei funzionari è uno dei passi importanti per interpretare l’associazionismo dei lavoratori. Ricerche di questo tipo, molto diffuse nel passato, in particolare nel ventennio, 1960 – 1980 , sono invece oggi sostituite da una letteratura di tipo scandalistico e poco documentata sulla vita reale del sindacato.
A colmare tale vuoto di studi sulla natura dell’organizzazione del sindacato ci pensa il libro di Eugenio Zucchetti: Lavoratori e sindacalisti; una ricerca sul settore delle costruzioni, Franco Angeli 2008, indagine condotta per conto della FILCA – CISL e della Fondazione Pastore, tra gli iscritti e gli operatori di questo sindacato. Il merito di questo lavoro è quello di tenere viva l’attenzione sulla natura dell’organizzazione dei lavoratori guardando al suo interno, ascoltando l’organizzazione e interpretandola per ciò che essa è attraverso l’identificazione e le aspettative dei propri membri.
Dalla ricerca vengono suggerimenti originali e non scontati sulla scia delle stesse indicazioni degli studi classici su questo argomento. Suggerimenti utili anche perché oggi è urgente una analisi dell’associazionismo sindacale in un contesto socio economico che è cambiato. Il settore delle costruzioni si presta bene a questo tipo di analisi, tra molti settori industriali il meno investito dalla rivoluzione tayloristica per cui è lecito aspettarsi di individuare molte caratteristiche del post fordismo, in particolare la flessibilità, il precariato e l’individualizzazione del lavoro.
L’analisi mette in rilievo un profilo dell’associazione interessante e in parte contradditorio. In primo luogo la natura del sindacato vista attraverso i suoi iscritti in un contesto che il libro definisce come postfordista Il capitolo due del volume illustra il profilo socio culturale e lavorativo degli iscritti attraverso un campione di 450 soggetti: sono in larga parte operai (85%), di sesso maschile, circa il 45% ha dai 40 ai 49 anni di età, con un grado di istruzione fino alla scuola media inferiore (63% circa con solo un 1% di laureati), in maggioranza italiani (solo il 3% circa degli iscritti è di altra nazionalità), con un rapporto di lavoro standard a tempo indeterminato (87,5%) con solo il 14% circa che lavora in aziende sotto i 14 addetti.
In un contesto quindi, caratterizzato da occupazioni precarie, composto da una forte componente di manodopera stranera, con una componente non indifferente di lavoro individuale gli iscritti appartengono invece al segmento forte di questo mercato del lavoro, contenuta è l’area del lavoro atipico (7%), e rappresentano bene quella parte della forza lavoro stabile, occupata in medie o medio piccole imprese. Tutto ciò non esclude (come appare dai dati dalle ricerca) che una quota importante di questi ultimi abbia sperimentato nel passato il lavoro irregolare, autonomo, e flessibile.
In secondo luogo l’indagine rileva il profilo socio culturale e professionale dei quadri a tempo pieno (un campione di 208 in larghissima maggioranza uomini). Si conferma anche qui quanto rilevano gli studi classici, un ulteriore selezione, vale a dire che la nascita e sviluppo degli strumenti associativi configurano una classe professionale distinta; in questo caso più giovane, più istruita, proveniente dal ceto medio e mediamente meglio retribuita. Rispetto però alle indagini fatte negli anni 60′ e 80′ l’impegno civile di questa classe professionale, con la partecipazione a gruppi, associazioni o movimenti, non è però particolarmente consistente (volontariato e associazionismo religioso sono gli unici due elementi) così come esiste una sfiducia nei confronti dei partiti e della classe politica.
Questi due spaccati dell’analisi mettono in evidenza i dilemmi delle ricerche classiche sull’associazionismo sindacale, in particolare sino a che punto l’associazione rappresenta al suo interno l’intera categoria e fino a che punto l’apparato è orientato alla rappresentanza degli iscritti e/o all’efficacia professionale e all’efficienza interna.
Per quanto riguarda i quadri a tempo pieno, da una parte vi sono indicazioni in favore di un ruolo di rappresentanza. Si entra nel sindacato per realizzare valori di solidarietà (una maggioranza del 57,3%); l’attività più importante sono i buoni rapporti con i lavoratori (il 30%); la formazione deve essere in primo luogo rivolta alla conoscenza delle strategie e delle politiche del sindacato (71%).
Dall’altra, al contrario le indicazioni si concentrano sull’efficacia del ruolo professionale. Si entra nel sindacato per realizzare pienamente le proprie capacità ed aspirazioni (19%); tale ruolo consente di imparare cose nuove e di esprimere le proprie capacità (20%), la formazione va indirizzata verso conoscenze tecniche come ad esempio il diritto del lavoro (71%); il criterio per valutare il lavoro del sindacalista deve essere la competenza professionale (70%).
Quale futuro? Una grande maggioranza ritiene che il sindacato deve tutelare il lavoro (bassissima è la percentuale di coloro che ritiene la fornitura di servizi come prioritaria) ma le richieste frequenti che arrivano a lavoratori e iscritti sono da un lato la contrattazione di cantiere, ma anche dall’altro l’assistenza e il servizio individuale, sia all’estero che sui luoghi di lavoro.
Giuseppe Della Rocca

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