Stop all’irregolarità in edilizia: gli immigrati sono una risorsa

Stop all’irregolarità in edilizia: gli immigrati sono una risorsa

Roma
La Filca in campo per promuovere maggiori iniziative a tutela dei lavoratori stranieri
Si chiama Tratta, è un progetto della Filca Lombardia sottoscritto con la Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione. L’obiettivo è sostenere quei lavoratori che hanno il coraggio di denunciare la loro situazione di schiavitù contro i caporali. Gli operai che avranno il coraggio di ribellarsi otterranno in cambio il permesso di rimanere in Italia, protezione in comunità e aiuti per un impiego regolare e un alloggio.
La presenza degli immigrati in Italia è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi anni e continua ad aumentare molto rapidamente: immigrati che entrano nel nostro Paese in maniera regolare ed altri che riescono a farlo in modo clandestino (basti ricordare gli sbarchi sulle coste adriatiche di persone provenienti dall’Albania di qualche anno fa e quelli più attuali, sulle coste di Lampedusa, provenienti dal Nord Africa). La crescita della popolazione straniera e i dati sui permessi di soggiorno indicano come il lavoro sia lo scopo prevalente della loro presenza in Italia. Gli occupati stranieri nel nostro Paese rappresentano più del 5% dell’occupazione complessiva ed il settore delle costruzioni è quello che impegna più lavoratori stranieri, con un’incidenza del 22% sul totale degli occupati. Per questo motivo, la Filca ha sempre avuto tra le sue priorità la questione degli immigrati, infatti nell’anno in corso ha firmato due protocolli, uno con l’Anolf e l’altro con l’Inas proprio per dare loro una maggiore attenzione, sviluppando e migliorando le politiche volte a favorire l’integrazione e la partecipazione di questi lavoratori stranieri che sono quelli che risultano maggiormente colpiti, nel settore edile, da fenomeni quali il caporalato, lavoro irregolare, precarietà e mancanza di sicurezza. Nel corso di questi anni, sono state intraprese diverse iniziative da parte della Filca, anche a livelli territoriali e regionali, in materia di sicurezza. Iniziative che vanno dalla distribuzione gratuita di video sulla sicurezza nei lavori edili, realizzate nelle lingue delle etnie maggiormente presenti nei nostri settori, alla pubblicazione di guide, in varie lingue, con informazioni pratiche e norme legislative (tra cui la Costituzione Italiana) utili a quei lavoratori che arrivano in Italia per vivere l’immigrazione senza problemi. Dall’istituzione di un numero verde gratuito per segnalare violazioni dei contratti e norme da parte dei datori di lavoro, a seminari dedicati a lavoratori stranieri per facilitare una loro integrazione nel nostro tessuto sociale ed economico e viceversa, seminari per lavoratori italiani dedicati all’insegnamento delle diverse culture e religioni dei colleghi stranieri che lavorano al loro fianco nei cantieri. Inoltre, si sono svolti “campi scuola” con la presenza di delegati italiani e di altre etnie per permettere una migliore conoscenza, agevolare attività di integrazione con lo sviluppo di progetti comuni.

Claudio Sottile

Destinato ai lavoratori clandestini che vogliono uscire allo scoperto
Lombardia, al via un progetto contro lo sfruttamento
Le vittime del caporalato, equiparate a quelle di altri reati come la tratta degli immigrati o il racket della prostituzione, devono essere protette ed aiutate quando denunciano i loro sfruttatori. Questo è previsto dall’art. 18 del T.U. sull’immigrazione con la possibilità di concedere un permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale a tutte quelle persone straniere che abbiano subito reato, trovandosi in condizioni di grave sfruttamento attraverso l’uso della violenza. Il termine “grave” sfruttamento per essere valutato tale, deve avere le caratteristiche di continuità, con un salario inadeguato alle prestazioni lavorative e l’individuo deve essere nelle condizioni di subire forti forme di assoggettamento e coercizione (caporalato ad esempio). La violenza non deve essere necessariamente fisica, ma anche quella psicologica, l’assoggettamento, l’estorsione, le minacce sono tutte forme di violenza contemplate nella norma. Pur essendo pensato ad hoc per lo sfruttamento della prostituzione l’art. 18, a partire dal 2002, è stato applicato anche per forme di sfruttamento grave del lavoro. C’è stato, quindi, un allargamento del campo di applicabilità della normativa che presenta comunque alcune problematiche connesse proprio alla natura diversa dello sfruttamento della prostituzione e quello del lavoro, sia dal punto di vista giuridico che da quello sociale, rispetto alla tipologia di programma di protezione sociale che ha senso proporre alle vittime. Per questo riteniamo importante e strategico la collaborazione tra noi che ci occupiamo dei diritti dei lavoratori e chi si occupa di protezione sociale per poter avviare un lavoro strutturale a livello regionale per l’identificazione delle vittime di sfruttamento grave del lavoro in modo da garantire loro un diritto sostanziale come quello “di cittadinanza”. L’acquisizione di competenze specifiche su questi temi e la diffusione delle stesse a livello regionale sono un requisito imprescindibile per poter costruire una rete solidale e competente che garantisca l’efficacia dell’applicazione di un diritto così importante per le persone migranti gravemente sfruttate. Questo è l’obiettivo che si pone il progetto Tratta (tutela regionale articolo tredici territori per l’accoglienza ) sottoscritto alcuni mesi fa dalla Filca Lombardia con la Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione ed altri partners come la Regione Lombardia, le province di Varese e Milano, i comuni di Varese, Brescia, Sondrio, Monza, A.S.L. Provincia di Varese e alcune cooperative che lavorano nel sociale. Il progetto finanziato dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri è di 190 mila euro, destinati a quei lavoratori clandestini che avranno il coraggio di ribellarsi alla loro situazione di schiavitù denunciando i “caporali”. In cambio otterranno il permesso di rimanere in Italia, protezione in comunità o località riservate, un permesso di soggiorno, aiuti per ottenere un impiego regolare e un alloggio. La Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione è l’unico ente in Italia che ha un’esperienza pluriennale non solo sui temi dell’accoglienza, ma anche nella gestione di programmi di protezione sociale ad uomini e donne vittime di tratta a fini di altre tipologie di sfruttamento. In particolare la Cooperativa è dotata di una struttura residenziale esclusivamente dedicata agli uomini che provengono dai circuiti della tratta a fini di sfruttamento del lavoro, dell’accattonaggio, di attività illegali collaborando con questure di tutta Italia. In particolare, negli ultimi 4 anni sono stati gestiti circa 140 progetti individualizzati di cui 53 provenienti dal settore edile, 300 le persone denunciate, 32 arrestate. Un capitolo importante del progetto è dedicato alla formazione. L’obiettivo è migliorare la conoscenza della normativa sull’immigrazione e sulla tratta, nella capacità di individuare e facilitare l’emersione di queste vittime, inviandole alle sedi competenti per la protezione sociale e la loro assistenza per un adeguato accompagnamento alla denuncia. La prima giornata formativa si è svolta il 20 di giugno con la presenza di una numerosa partecipazione di operatori e delegati della Filca. Uno dei nodi problematici è quello di dimostrare la necessità di un permesso di soggiorno ex art. 18 per un lavoratore sfruttato poiché è complesso dimostrare ed accertare l’esistenza di forme di violenza, di grave sfruttamento, di pericolo per l’incolumità della persona. La costruzione della denuncia che evidenzi il reato di sfruttamento, deve tener presente numerosi fattori: bisogna verificare se esiste il tentativo di sottrarsi da parte del lavoratore sfruttato, verificare da quante persone era sfruttato, anche se non esiste una vera e propria associazione criminale organizzata, il provare l’esistenza di almeno 2/3 persone che tenevano la persona in stato di grave sfruttamento e di limitazione della libertà può funzionare per dimostrare la sussistenza degli elementi utili del rilascio del permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale. Il programma di protezione sociale pensato per i lavoratori sfruttati assume caratteristiche di un accompagnamento, di un sostegno scelto dalla vittima e finalizzato ad un miglioramento della qualità della vita della persona migrante, la regolarizzazione della persona giuridica, l’ingresso in un circuito di diritti e legalità. Sappiamo che sarà un lavoro lungo e difficile sia per il clima di omertà e di repressione esistente ma anche perché tra gli stranieri il concetto di legalità è molto debole: i diritti, il contratto di lavoro vengono percepiti da loro come un peso, sono persone che dipendono, economicamente e psicologicamente dagli sfruttatori al punto che il lavoro precario viene considerato una cosa del tutto normale, una condizione necessaria. Non possiamo tollerare che migliaia di persone siano utilizzate come strumenti di lavoro, reclutati nelle piazze e buttati nei cantieri rischiando la propria vita subendo forme di intolleranza, di violenza ed è per questo che bisogna creare a livello territoriale una rete di soggetti che coinvolga le associazioni sindacali, le cooperative sociali, le istituzioni per dare risposte concrete a tale fenomeno, che dia la speranza agli immigrati coinvolti di poter avere una vita migliore: un impegno comune contro lo sfruttamento.

Silvio Baita – Filca Lombardia

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