Contrattazione integrativa: le innovazioni e le proposte

Contrattazione integrativa: le innovazioni e le proposte

Roma
Si riconferma l’importanza del secondo livello di negoziazione sia aziendale sia territoriale
Intervista a Piero Baroni, segretario nazionale Filca, responsabile per gli impianti fissi
Il segretario nazionale Filca responsabile per gli impianti fissi, Piero Baroni, nell’intervista che pubblichiamo entra nel merito della contrattazione integrativa, in particolare delle difficoltà di attuazione che questa forma di contrattazione incontra sul territorio e delle possibili opposizioni già esistenti o auspicabili che contribuiscono a renderla maggiormente praticabile. Quali riflessioni e spunti potrebbe offrire per la stagione dei rinnovi degli accordi di secondo livello che è già stata avviata? Gli assetti contrattuali futuri condizionano in qualche modo anche le scelte di oggi, pur se non possiamo assolutamente pensare di abbandonare il riferimento e le regole del protocollo del ’93 fino a quando non vi saranno ulteriori intese che stabiliranno nuove regole contrattuali come la Filca e la Cisl da tempo auspicano. L’estensione della contrattazione di 2° livello è un obiettivo che dobbiamo perseguire, ma occorre lavorare anche ad alcuni obiettivi di qualità soprattutto per quanto attiene al modello partecipativo che noi perseguiamo. Abbiamo spesso il vizio di incassare le innovazioni apportate dai Ccnl per poi dimenticarcene per i successivi 4 anni di vigenza. Nella recente stipula dei Ccnl abbiamo conquistato diversi miglioramenti normativi e relazioni sindacali più avanzate tra cui: la costituzione di forme di bilateralità a livello territoriale o di distretto; la definizione e la gestione dei regimi di orario e delle flessibilità; il controllo del lavoro atipico, e delle nuove forme di rapporto di lavoro; innovazioni sulla formazione professionale e sulla sicurezza; l’implementazione della gestione in tema di ambiente e sicurezza; una nuova normativa sugli inquadramenti professionali. Su molti di questi temi si dovrà esercitare anche la contrattazione di 2° livello. Ma c’è una conoscenza dettagliata della struttura delle imprese presente sui territori e vengono monitorate correttamente le dinamiche congiunturali? Molti dei problemi quantitativi e qualitativi della nostra contrattazione nascono proprio da alcune nostre assenze o amnesie a monte della contrattazione stessa. Spesso però non abbiamo le controparti; o sono indisponibili, abbiamo Istituzioni territoriali che dovrebbero dirigere le politiche industriali (le Regioni, ad esempio) che spesso sono colpevolmente assenti. Vi sono poi ,quasi sempre, difficoltà di approccio con i nostri compagni di cordata della Fillea e della Feneal . Dobbiamo chiederci più o meno quali volontà politiche mettiamo in campo. E se, abbiamo una macchina organizzativa efficace per presidiare questi ambiti. La preparazione della contrattazione di 2° livello quindi non può essere improvvisata o lasciata al caso ma occorre incrementare la nostra capacità di “leggere” le situazioni esistenti nel settore e nei distretti, attivare un monitoraggio sistematico e dinamico e fare sintesi fra scelte contrattuali ed esigenze e consenso dei lavoratori. Quali temi dovrebbero contraddistinguere la prossima contrattazione di 2° livello secondo la Filca? Innanzitutto bisogna sperimentare la contrattazione territoriale anche in territori dove tradizionalmente abbiamo sempre fatto solo, e con esiti scarsi, la contrattazione aziendale (ad es: il distretto Bari-Matera, il distretto della Sedia di Udine, Pesaro, alcuni livelli regionali per gli inerti) e costituire, dove previsti dai CCNL, i sistemi bilaterali territoriali. Occorre poi intercettare la produttività e la redditività conseguita dalle imprese e dai distretti industriali e caratterizzare questa tornata contrattuale anche con un grosso recupero salariale con la consapevolezza che i premi di risultato debbono essere variabili, collegati a parametri di produttività, qualità e redditività. Fra gli indicatori di redditività, vanno scelti quelli più controllabili e meno manipolabili da parte dell’impresa. Inoltre vanno tenuti in grande considerazione anche i risvolti legati agli organici e agli assetti organizzativi e quindi agli obiettivi partecipativi. I premi legati alla presenza non possono rappresentare una nostra priorità, ma se proprio dobbiamo trattarli è bene che essi riguardino indicatori di tipo collettivo (es: ore lavorate su ore lavorabili ndr). E’ necessario inserire nelle piattaforme richieste relative a forme di welfare integrativo. Oltre all’incentivazione all’iscrizione ai Fondi di previdenza complementare, vi sono anche altre forme di mutualità e assistenza, soprattutto in campo sanitario. La Filca nazionale sta studiando alcuni strumenti da mettere a disposizione anche per la contrattazione integrativa. Inoltre, partendo dalle società quotate in borsa, abbiamo intenzione di costituire e promuovere contrattualmente forme di azionariato dei dipendenti. Riteniamo infine che sia importante chiedere ovunque le quote di servizio contrattuale per i non iscritti e da gestire a livello territoriale. Anche per l’artigianato dobbiamo preparare le piattaforme per la contrattazione integrativa regionale in tutte le realtà, consentendo di realizzare la contrattazione regionale. L’obiettivo prioritario dei contratti regionali, oltre al salario e ed alle normative specifiche è l’accantonamento di quote salariali presso gli Enti Bilaterali per appoggiare la delega di iscrizione al sindacato. Qualche attrezzo utile per agevolare il lavoro di tutti e compiere il salto di qualità necessario? Occorre rilanciare il “progetto distretti” dando seguito all’attività di monitoraggio e rendendo operativa la banca dati sui bilanci delle imprese dei nostri settori. Incrementare la diffusione di dati ed informazioni sui singoli comparti e predisporre un’adeguata formazione ed informazione alle RSU (e ai territoriali) soprattutto nelle imprese leader. Continuare la costituzione dei coordinamenti di gruppo sul modello dei coordinamenti del cemento o dei laterizi e manufatti. Per le imprese multinazionali, specie se con sede e “testa” in Italia, dobbiamo promuovere la costituzione dei CAE (comitati aziendali europei, ndr), prevedendo anche la pattuizione di accordi sulle cosiddette “clausole sociali. Bisogna poi dotarsi di un osservatorio per raccogliere e monitorare la contrattazione di 2° livello. In conclusione, è importante che ad ogni livello si discuta e ci si confronti fra gruppi dirigenti e RSU, in merito ad obiettivi , tempi e proposte per far maturare, crescere e condividere queste nostre idee che vogliono ampliare il fronte della partecipazione dando slancio e qualificando ulteriormente la contrattazione di secondo livello, in ogni settore, con l’intenzione di raggiungere il maggior numero di lavoratori possibile. 
Al via da febbraio i seminari europei nel settore delle costruzioni
La Commissione europea ha approvato i tre progetti presentati dalla Federazione Europea dei Lavoratori delle Costruzioni e Legno (Fetbb) sullo sviluppo sostenibile, responsabilità sociale delle imprese ed i diritti di informazione e consultazione dei Comitati Aziendali Europei (Cae). I tre seminari si svolgeranno nei prossimi mesi e sono stati suddivisi per settori: materiali da costruzione, costruzioni ed opere pubbliche, settore legno. L’invito alla partecipazione è stato esteso ai segretari/presidenti del Cae e ad alcuni membri facenti parte del gruppo ristretto di ogni Cae oltre che ad una rappresentanza datoriale. I tre seminari hanno lo scopo di introdurre e dare delle spiegazioni teoriche ai membri del Cae sulle tematiche sopra citate, apportando esperienze ed esprimendo aspettative che scaturiranno da alcuni lavori di gruppo programmati nell’ambito degli incontri sia da parte dei lavoratori, membri del Cae, che da parte datoriale. Il primo seminario, quello dei materiali da costruzione, si svolgerà dal 3 al 6 febbraio a Vienna e vede coinvolti lavoratori e parti datoriali di multinazionali quali: Italcementi., Buzzi-Unicem, Lafarge, Holcim, Wienerberger, Etex, Imerys, Bpb, Saint Gobain ecc… Il secondo, quello del settore delle costruzioni ed opere pubbliche avrà luogo dal 17 al 20 marzo a Berlino e vede coinvolti lavoratori e rappresentanti datoriali delle multinazionali Vinci, Eiffage,Skanska, Bau Holding, Hoctief, Amec, ecc… Il terzo, del settore legno, si svolgerà invece a Siikaranta, Finlandia, dal 14 al 17 aprile dove è prevista la partecipazione di lavoratori e parti datoriali di multinazionali quali: Snaidero, Tafisa, Domo, Finnforest, Hymer ecc.. Dal 19 al 22 maggio a Lisbona ci sarà un seminario globale conclusivo, di valutazione dove verranno discussi e confrontati i risultati ottenuti nei vari seminari settoriali.

Claudio Sottile

Stop alla Direttiva Bolkestein. Sul sito Filca si può firmare la petizione
Fermiamo la “Direttiva Bolkestein” sulla libera circolazione dei servizi nell’Unione Europea, firmando la petizione: entra nel sito www.filcacisl.it , nella fascia rossa troverai il link per firmare la petizione! Perché firmare la petizione Il settore dell’edilizia in Europa è per tradizione un settore molto sensibile al dumping sociale ed alla concorrenza sleale. Nella maggior parte degli Stati europei sono in vigore misure cautelative intese a prevenire tali problemi, consentendo l’applicazione dei contratti in vigore nel Paese in cui si opera. La Commissione europea ritiene che tali misure di protezione costituiscano un “ostacolo” all’ulteriore sviluppo e alla liberalizzazione di un mercato interno europeo. Mediante questa “direttiva servizi” la Commissione europea intende abolire le misure nazionali sopra citate permettendo ad un’impresa proveniente da un Paese della Comunità di applicare le norme vigenti nel Paese di provenienza . Per il settore edile ciò sarà una vera e propria catastrofe, che favorirà ed alimenterà l’entrata in scena di subappaltatori, truffatori concorrenza sleale e di conseguenza aumenterà il lavoro nero. La preoccupazione maggiore degli operatori europei del settore edile riguarda anche il mantenimento della direttiva sul distacco (96/71), ivi compreso il completo controllo da parte del paese di destinazione. L’articolo 17 della direttiva servizi stabilisce che quella sul distacco non viene modificata, ma ciò non è esatto: l’articolo 24.1 paragrafo 2 rende de facto inefficace la direttiva 96/71 sul distacco dei lavoratori poiché vieta al paese in cui si svolgono i lavori di svolgere controlli preventivi, consentendo solamente controlli a posteriori. Tale politica è in netto contrasto con gli obiettivi di Lisbona. Scopo di questa petizione è quello di chiedere di lasciare in vigore la direttiva sul distacco senza alcuna modifica (e di annullare quindi l’articolo 24.1 paragrafo 2 della direttiva servizi).

Claudio Sottile

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