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Con il Durc, dal 2005 solo cantieri in regola

Con il Durc, dal 2005 solo cantieri in regola

Roma
La Filca fa il punto: molti lati positivi, alto il livello di dialogo.
Pesenti: un fronte comune sulla rischiosa direttiva Ue. Bonanni: illegalità, prima battaglia del sindacato.
Il mondo dell’edilizia sta per entrare in una nuova fase che offre possibilità concrete e armi affilate alla legalità. Se, infatti, fino ad oggi l’immagine di un cantiere edile ha sempre evocato incidenti, lavoro nero, sfruttamento di immigrati e tangenti, nel futuro potranno lavorare solo le imprese in regola. Questo è lo scenario aperto dal decreto approvato il 3 settembre 2004 dal Consiglio dei ministri (recante modifiche del Dlgs del 3 settembre 2003), che introduce nel settore cambiamenti cruciali basati sul rafforzamento degli enti bilaterali, su normative premiali per le imprese regolari, sull’estensione dello strumento preventivo del Durc al settore privato oltre che pubblico. Delle nuove norme e del futuro si è discusso ieri durante un convegno sull’edilizia che la Filca Cisl ha provocatoriamente intitolato “Eccezionale: cantieri in regola!”. E del tutto eccezionale, nell’atmosfera di conflittualità che permea le relazioni industriali e quelle tra le parti sociali e Governo, è il metodo che ha prodotto le nuove norme. “In un contesto di grande conflittualità sui te mi della politica dei redditi e delle pensioni, e nono stante il rifiuto del Governo della concertazione sui temi dello sviluppo – ha sottolineato il segretario generale della Filca Domenico Pesenti – il dialogo sociale tra le parti e il ministero del Welfare ha raggiunto sui temi del lavoro nero il punto più alto di sintesi e di produzione di strumenti che da tempo perseguiamo”. Da molto tempo. Perché il processo concertativo che ha partorito le nuove norme, affonda le radici nella crisi edilizia del ’92-95: il dopo tangentopoli, la disdetta anticipata del contratto nazionale degli edili, la crescente destrutturazione del mercato del lavoro, la diffusione del lavoro nero. Una ragnatela di mali che avvolgeva il settore e che portò in quegli anni il presidente del Cnel a dire che il sommerso era “punto di arrivo di un processo regressivo che non permette di vedere il futuro”. Che oggi appare più roseo, anche se, come ha ricordato Pesenti, c’è ancora molto da fare: “bisogna qualificare le imprese, magari istituendo una patente da rilasciare agli imprenditori al termine di un corso formativo; e bisogna agire insieme al Governo per contrastare le norme della direttiva europea che consente a imprese straniere di lavorare in Italia applicando le proprie norme e la propria contrattazione senza il controllo del Paese ospitante”. Alle proposte della Filca ha risposto il vicepresidente dell’Ance Giampiero Astegiano: una parziale apertura (“da meditare”) sulla patente e una piena sintonia sul pericolo della direttiva europea e sulla necessità di un’opposizione comune ad essa. Nel futuro, poi, c’è ancora concertazione. Il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi, infatti, ha chiesto un aiuto “alle parti sociali sul nuovo testo unico sulla sicurezza che il Governo sta varando e che vuole superare una normativa troppo concentrata su aspetti formali e non sostanziali”. E Sacconi ha anche sottolineato l’importanza della bilateralità e del controllo sociale in un settore frammentato come quello edile, che è quasi “vocato a certe patologie, e che può oggi essere un esempio per tutti il tessuto produttivi italiano”. Infine il segretario confederale della Cisl, Raffaele Bonanni, che ha chiuso i lavori del convegno, ha ricordato che “i risultati dell’edilizia hanno il tratto tutto cislino del lavoro metodico e paziente: perché innovare è molto faticoso, mentre è facile farsi tentare dalle emozioni del momento e scegliere scorciatoie”. Un elogio del metodo sindacale a cui Bonanni ha associato però un invito a tenere alta la guardia, ricordando che gli ultimi dati sul lavoro nero confermano l’emergenza e il trend negativo. Per questo “la trasgressione e l’illegalità – ha insistito il segretario confederale – devono essere il primo compito del sindacato, la cui legittimazione dipende dai risultati ottenuti in queste battaglie”. “Anche perché – ha concluso Bonanni – la regolarità contributiva consente di recuperare risorse vitali per un Paese che boccheggia”.

Ilaria Storti

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