Treviso
Il bilancio dell’iniziativa di sensibilizzazione nel settore
Si è conclusa l’importante campagna avviata dalla Filca-Cisl di Treviso nel dicembre del 2003. oltre 200 le cartoline arrivate e già qualche azienda controllata dagli organi ispettivi.”E’ un periodo non felice per il nostro settore – spiega il segretario generale degli edili Cisl trevigiani, Salvatore Federico – perché è tra i quattro più a rischio infortuni sul lavoro (assieme ad agricoltura, trasporto merci e legno). I dati dell’Inail regionale, infatti, sono parecchio allarmanti. Corriamo il rischio che i morti sui cantieri diventino ordinaria amministrazione. Il dato nazionale parla di 1.360 morti l’anno con 25 mila infermità permanenti”. Questa la motivazione che ha spinto la Filca-Cisl di Treviso ad avviare una campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza e sulla scoperta di irregolarità nei luoghi di lavoro denominata: “Agganciati alla vita”. Attraverso la compilazione di cartoline anonime o la telefonata al numero verde 800483311, i lavoratori potevano segnalare le irregolarità che riscontravano ogni giorno. Sono state circa 200 le cartoline arrivate, oltre ad una trentina di telefonate in cui sono state segnalati casi che meritavano un controllo particolare. Tutta la provincia è stata interessata dalle segnalazioni, anche se va notato come l’area da cui è arrivata la maggior parte delle indicazioni sia stata quella della Destra Piave che copre il territorio tra i comuni di Castelfranco e Montebelluna. “ciò ha confermato il nostro sentore – commenta Federico – che in quelle realtà ci siano molte piccole aziende “improvvisate” e cioè che nascono e muoiono in poco tempo, essendo soprattutto utilizzate dalle grandi imprese in subappalto. La necessità è quella di abbassare al minimo i costi e questo non può che finire per comportare l’aumento delle irregolarità contrattuali e maggiori rischi per la sicurezza dei lavoratori”. “Emerge poi con chiarezza – prosegue ancora il responsabile della Filca trevigiana – che non esiste nessun filtro per chi vuole aprire un’attività edilizia. Questo provoca la nascita delle piccole imprese senza professionalità né capacità economica e organizzativa”. Il caso limite è stato riscontrato a fronte proprio di una denuncia arrivata tramite una cartolina. Un lavoratore kosovaro, che non aveva mai in precedenza lavorato nel settore edile, e quindi mancava completamente dell’esperienza richiesta, aveva aperto una posizione di artigiano. Prestava quindi la sua opera presso un’altra azienda, ma a t utti gli effetti era un lavoratore subordinato, perché come tale veniva retribuito. Su questo caso, come su altre irregolarità segnalate, sono state aperte numerose vertenze. “Agganciati alla vita” è stato un impegno notevole sia dal punto di vista economico che da quello dell’impiego di personale e di tempo. La sicurezza nel settore edile è vista spesso come un costo – spiega Federico -, e questo è sbagliato. Il nostro impegno adesso prosegue cercando di coinvolgere l’Ance e le altre organizzazioni per avviare un tavolo permanente che porti ad un percorso di certificazione di “qualità” dell’impresa, una sorta di bollino blu. Non c’è spazio e non ci deve essere tolleranza per chi mette a rischio la vita dei lavoratori”.
M.B.