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Alto Adige invaso da imprese estere

Alto Adige invaso da imprese estere

Bolzano
Rischio dumping
La Cisl Sgb di Bolzano lancia l’allarme: in Alto Adige c’è una vera e propria “invasione di imprese edili straniere”. Negli ultimi mesi, infatti, sostiene il sindacato che ha convocato su questo tema una conferenza stampa venerdì 6 agosto, “è aumentato notevolmente il numero di imprese edili provenienti dall’estero, che si sono aggiudicate appalti e subappalti in Alto Adige”. “E se fino a qualche mese fa – nota il segretario generale Filca Cisl di Bolzano, Michele Buonerba – si trattava prevalentemente di aziende provenienti dall’Austria, oggi sono numerose quelle provenienti dai paesi dell’Europa dell’Est. Il fenomeno sta assumendo dimensioni significative e se non verrà introdotto un sistema di monitoraggio diffuso sul territorio potrebbe esserci il rischio che le nostre aziende vadano fuori mercato”. Facciamo, però, un passo indietro per capire meglio la questione. In base al decreto legislativo 286 del ’98, norma che regola i distacchi internazionali, le imprese straniere che intendono operare sul nostro territorio devono avanzare una richiesta preliminare agli Uffici del Lavoro. Questi, a loro volta, sono tenuti a chiedere alle organizzazioni sindacali un parere, che in Alto Adige è vincolante. E il parere positivo dei sindacati è subordinato al rispetto, ad esempio, da parte delle aziende dei minimi contrattuali e alla possibilità, da parte dei rappresentanti dei lavoratori, di poter effettuare ispezioni riguardanti le buste paga dei dipendenti e circa il reale accredito degli stipendi. “Nel 2004 – chiarisce Buonerba – 16 imprese straniere, perlopiù austriache, hanno chiesto di poter distaccare circa 400 loro lavoratori. Chi di queste imprese non si è resa disponibile alle nostre ispezioni ha poi ricevuto un parere negativo. Il nostro obiettivo, parlando anche con i lavoratori che arrivano da fuori e che percepiscono spesso un quinto del salario di un operaio italiano, è quello di evitare fenomeni di dumping sociale. Il problema, però, è che dal primo maggio 2006 per i nuovi Paesi entrati nell’Unione europea non ci sarà più il parere vincolante dei sindacati e questo provocherà delle difficoltà. Per questo – aggiunge il sindacalista Filca – abbiamo chiesto alla Provincia di Bolzano di emanare una legge che preveda la sospensione della licenza edilizia per le imprese straniere che non rispettano la situazione contrattuale vigente in Italia”. Intanto, sono attualmente un migliaio i lavoratori provenienti dai Paesi comunitari che lavorano in Alto Adige e il fenomeno, secondo il sindacalista locale, ha ormai assunto una dimensione preoccupante, che richiede un intervento immediato delle istituzioni. “C’è un’impresa della Corinzia con 35 mila lavoratori – avverte il segretario generale degli edili Cisl di Bolzano – che si rifiuta di pagare i suoi dipendenti distaccati secondo le normative italiane e che per questo ha fatto ricorso alla Corte di Giustizia europea contro la Cassa Edile di Bolzano. Ricorso che se dovesse essere accolto sancirebbe un principio secondo il quale chiunque può portare le proprie regole, anche contrattuali, in un Paese estero. Ma questo non è tutto: mi chiedo, infatti, perché soltanto la provincia di Bolzano vive un fenomeno di questo tipo e non anche regioni di confine come il Friuli e la Liguria? A questo punto – conclude Buonerba – per uscire dalla situazione di difficoltà credo che il sindacato debba necessariamente contrattare a livello europeo un sistema di regole minime uguale per tutti i Paesi”.

Francesco Tobia

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