Piemonte: “costruiti” posti di lavoro. Tutti regolari?

Piemonte: “costruiti” posti di lavoro. Tutti regolari?

Torino
Edilizia in gran forma in Piemonte, in base ai dati che l’Ance di Piemonte e Valle d’Aosta ha diffuso sulle imprese edili piemontesi. Particolarmente positivo il trend dell’occupazione. Nel corso del 2003, infatti, sarebbero stati creati 18 mila nuovi posti di lavoro, pari a poco meno della metà dell’occupazione registrata complessivamente in Piemonte. Le indicazioni fornite dalle imprese segnalerebbero, in generale, un consolidamento della ripresa in atto da almeno un anno e mezzo, con un miglioramento delle aspettative su fatturato e ordini. Le aziende, in media, hanno lavoro assicurato per circa 13 mesi (uno in più dello scorso semestre). I lavori privati garantirebbero mediamente 8 mesi di attività, quelli pubblici 5,1, contro, rispettivamente, i 6,7 e 5,2 mesi registrati nella precedente indagine. Oltre a ciò, il 20,7 delle imprese piemontesi prevede un aumento del fatturato (a prezzi costanti) nei prossimi sei mesi, il 13,1% una riduzione, mentre per il 66,2%non ci sarà nessuna variazione significativa rispetto ai volumi del primo semestre del 2003. Le previsioni non sono positive, invece, nelle imprese fino a 20 addetti, ma migliorerebbero al crescere della dimensione aziendale e nelle aziende che operano nei settori dei lavori pubblici e dell’edilizia privata abitativa. Nel complesso, come tiene anche a sottolineare il presidente dell’Ance Piemonte, Maurilio Verna, il settore delle costruzioni rappresenta un importante sostegno dell’economia piemontese, sia in termini di valore aggiunto sia di occupazione. Anche se la ripresa non interessa, secondo Verna, in modo uniforme tutte le dimensioni aziendali e tutte le province. Sono i casi di Biella, Novara e in Valle d’Aosta dove prevarrebbe invece il pessimismo. Solleva qualche dubbio sui dati dei costruttori piemontesi il responsabile della Filca Piemonte, Ferdinando Speranza, confrontando i risultati dell’indagine dell’Ance con il numero degli occupati regolarmente iscritti alle Casse Edili negli anni 2002 e 2003. “Nel 2002, infatti – spiega il sindacalista degli Edili Cisl piemontesi – gli iscritti risultavano 41 mila, mentre l’anno successivo sono saliti a quota 47 mila. Con uno scarto positivo di “sole” 6 mila unità – si domanda Speranza – da dove saltano fuori i 18 mila nuovi posti di lavoro indicati dai costruttori? Siamo consapevoli che l’edilizia ha dato un grosso aiuto alla tenuta dell’occupazione nella Regione, ma se si parla di 18 mila nuovi posti, ciò significa che soltanto un terzo è regolare, perché iscritto alle Casse Edili, mentre i restanti sarebbero in nero o collocati in una fascia di “grigio”. L’ottimismo dell’Ance Piemontese presta il fianco ad un’altra questione, secondo il responsabile della Filca Piemonte, perché se il settore tiene bene in tutto il Paese, “allora non si comprendono le difficoltà esistenti per la chiusura del contratto nazionale in edilizia, che hanno portato la categoria a indire unitariamente tre manifestazioni, il prossimo 20 aprile, rispettivamente a Milano, Roma e Napoli”. Altro aspetto di rilievo è legato alla sicurezza: “L’aumento dell’attività in edilizia ha portato anche ad una crescita – sottolinea ancora Speranza – degli infortuni, anche mortali , sul lavoro. Bisogna, allora, che le associazioni datoriali si convincono della necessità di istituire gli Osservatori provinciali e il Durc, sia per gli appalti pubblici, che per i privati, che costituisconol’80% del totale, soprattutto in un territorio, come quello di Torino, dove migliaia di lavoratori sono impegnati, tra gli altri, nei lavori per le Olimpiadi del 2006 e per la metropolitana leggera”.

Francesco Tobia

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