Si è svolto oggi un incontro tra Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil e Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili in materia di caro materiali e possibili effetti occupazionali nei cantieri in essere. Lo rendono noto le segreterie nazionali dei sindacati confederali delle costruzioni.
Durante l’incontro il Ministero ha informato le organizzazioni sindacali dello sforzo di accelerare i tempi di pagamento sia da parte di RFI che soprattutto di Anas rispetto alle compensazioni relative al caro materiali, oltre che all’adeguamento dei prezzi/costi di alcuni materiali a fronte di valutazioni inflattive diverse, da parte dei vari soggetti incaricati (in particolare per gli interventi stradali). Lo stesso Ministero ha dichiarato di stare accelerando sia i trasferimenti che i pagamenti dei diversi fondi di compensazione (sono giunte circa 1.100 istanze di adeguamento al Mims da circa 400 stazioni appaltanti, con il riconoscimento del 50% subito e il resto a conguaglio dopo le necessarie verifiche), confidando anche sul prossimo passaggio relativo al decreto che ha previsto ulteriori 350 milioni al fine di adeguare i costi delle opere ai sopraggiunti rincari. Infine il Ministero, anche su sollecitazione dei sindacati, sta provando attraverso specifiche linee guida sui prezzari, ad accelerare l’adozione di nuovi prezzari regionali in collaborazione con Itaca e le Regioni stesse. Il Ministero ha dichiarato infine la massima consapevolezza sul rischio di eventuali ritardi e di adoperarsi, anche insieme ad altre amministrazioni, al fine di scongiurare il blocco dei cantieri.
“Come organizzazioni sindacali – dichiarano Vito Panzarella, Enzo Pelle e Alessandro Genovesi, segretari generali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil – abbiamo evidenziato che la questione oggi non è solo l’adeguamento dei prezzi delle gare in essere e delle prossime, legate in particolare alle opere finanziate dal PNRR e dal Fondo Complementare, per cui lo sforzo del Governo è evidente e positivo, ma soprattutto l’urgenza riguarda il come intervenire per adeguare, all’aumento dei costi dei materiali, le gare assegnate negli anni 2017-2021 e che sono ora in esecuzione. Infatti sono tutti interventi, nuove opere o interventi di manutenzione, i cui prezzi furono stabiliti in momenti in cui i costi e l’inflazione erano molto minori e la crisi di liquidità delle imprese, le diseconomie che oggi si registrano potrebbero pregiudicare anche le gare ed i cantieri successivi, venendo meno i player più strutturati e meglio organizzati”.
“Al riguardo abbiamo allora proposto un mix di possibili interventi, anche integrando, se possibile, al Senato il cosiddetto “Decreto energia due”.
“In particolare – continuano i sindacati – chiediamo di introdurre un sistema sul modello francese di individuazione dei materiali per l’edilizia con adeguamenti automatici trimestrali, su costi oggettivamente aumentati a seguito di processi inflattivi importanti (scarsità di disponibilità, costi energetici di produzione, ecc.) e al contempo chiediamo di individuare prezzi calmierati per tutti quei materiali o semi lavorati per cui l’inflazione ha carattere più di speculazione che di reale aumento dei costi di produzione”.
“Al fine di alleggerire la pressione sulla “domanda” proponiamo anche di allungare i termini per beneficiare dei diversi incentivi, a partire dal bonus 110, al fine di superare colli di bottiglia connessi ad una richiesta di materiali per interventi da realizzarsi in pochi mesi. Allungare i tempi per richiedere gli incentivi alleggerirebbe la pressione speculativa”.
“Infine riteniamo urgente un intervento normativo coordinato che rafforzi il tentativo del MIMS con le sue Linee Guida per giungere ad adeguamenti automatici degli stessi prezziari regionali, al fine di poter intervenire sugli appalti degli enti locali che rappresentano il 40% degli appalti di lavori in essere e il 45% degli appalti futuri e su cui occorre un’azione forte di coordinamento vista l’alta frammentazione delle stazioni appaltanti”.
“Come sindacato – concludono Panzarella, Pelle e Genovesi – riteniamo questo solo un primo incontro a cui dovranno seguire altri, anche coinvolgendo la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell’Economia e Finanze. In nessun caso, infatti, a pagare questo quadro di incertezze debbono essere i lavoratori, ne in caso di “fermo cantieri” e riduzione dell’occupazione ne in caso di tentativi, per stare nei costi determinati anni fa, di aumento dei carichi di lavoro, riduzioni salariali, risparmi sulla salute e sicurezza”.
“Bisogna agire tempestivamente per evitare il rischio che i mancati adeguamenti alla fine si possano scaricare sui lavoratori. Soprattutto il Paese non può permettersi un rallentamento delle opere previste dal PNRR e dagli altri Fondi e un rallentamento nella riqualificazione e rigenerazione delle nostre città, con tutto ciò che questo vorrebbe dire in termini di minore crescita economica, di competitività del sistema e di sostenibilità ambientale e sociale”.