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“IO, ALEM, DALLA EX JUGOSLAVIA ALLA FILCA DI MILANO”

“IO, ALEM, DALLA EX JUGOSLAVIA ALLA FILCA DI MILANO”

Mi chiamo Alem Gracic, sono nato in Jugoslavia, il Paese che ormai da qualche anno non esiste più. Dovrei dire che sono nato in Croazia da parte di genitori bosniaci, ma non mi va di raccontare l’ennesima versione della storia etnica degli slavi del sud. Consideratemi come uno dei Balcani o, meglio, un cittadino europeo. Il mio percorso migratorio inizia dopo la guerra in Bosnia. I miei genitori non potevano permettersi il carico delle spese universitarie all’estero perciò ho dovuto arrangiarmi da solo, facendo mille concorsi per una borsa di studio in varie università europee.
Non avevo preferenze, ma solo un grande desiderio di studiare oltre frontiera, come tutti i miei coetanei. Oggi ritengo di essere stato fortunato a vincere una borsa di studio presso l’Università di Siena. Il primo periodo è stato molto difficile. Non conoscere la lingua è un ostacolo molto duro per ogni immigrato. Dovermi sforzare quotidianamente a parlare mi ha aiutato a superare le prime difficoltà di integrazione e a imparare velocemente l’italiano. Ho cercato di andare oltre e di partecipare attivamente a varie attività culturali del territorio toscano. Non dimenticherò mai l’accoglienza e la disponibilità delle persone che sono diventate i miei amici più stretti. Il mio stato d’animo cambiava quando arrivava il periodo del rinnovo del permesso di soggiorno. Erano gli unici momenti in cui mi sentivo diverso. Lunghe code all’alba, poca pazienza degli addetti, complicata procedura burocratica e, soprattutto, lunghissimi tempi di risposta sono stati gli elementi principali in ogni procedura di rinnovo che ho dovuto vivere. Ogni immigrato quando si trova in questa fase di burocrazia non si sente tranquillo anche quando ha tutte le carte in regola. Inoltre i lunghissimi periodi di attesa per il  rilascio impediscono la possibilità di spostarsi e di rientrare nel proprio paese.
Credo che tutti gli immigrati, come me, hanno provato felicità e respiro di sollievo al momento del ritiro del documento desiderato. Purtroppo le cose si complicano ancor di più quando la procedura di rinnovo non è ordinaria, in quei casi quando nemmeno gli impiegati della questura sanno come agire o rispondere. Ho conosciuto la Filca Cisl durante i progetti e i campi scuola svolti in Bosnia. In tre anni di collaborazione come mediatore culturale è nata l’idea di una collaborazione tra me e la Filca di Milano. Avevo finito gli esami e stavo preparando la tesi di laurea quando ho fatto richiesta di una delle quote annualmente rilasciate dal Governo per la conversione del permesso di soggiorno. Il mio permesso per motivi di studio era ormai scaduto, quando ho ricevuto la risposta positiva dall’ufficio provinciale di lavoro. Però per ritirare il nulla osta di conversione, (la famosa quota), bisogna essere in possesso  del permesso di soggiorno non scaduto, mentre per avere il permesso per motivi di lavoro bisogna avere il nulla osta.
In quel momento rischiavo il posto di lavoro non avendo il documento necessario per istaurare il rapporto e, ancora più grave, rischiavo il diritto al permesso di soggiorno. Fortunatamente ho avuto la possibilità di poter parlare con il Prefetto e per chiarire la mia situazione, ma quel  periodo e quelle corse da un ufficio all’altro me le ricorderò per il resto della vita. Cosa farebbe in questa situazione una persona non capace di comprendere complicate procedure burocratiche?  Sicuramente sono stato molto fortunato.Oggi mi sento completamente integrato e so che la mia storia può essere diversa da tante altre. Forse sono stato avvantaggiato dal fatto che sono di pelle chiara, che ho avuto la possibilità di studiare la lingua e la cultura italiana, che non ho avuto responsabilità verso i familiari o tante altre difficoltà che un immigrato medio vive tutti i giorni. Forse è così, ma ame piace pensare che un po’ di merito sia anche mio.

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