“Se le proposte su subappalto e massimo ribasso contenute nell’articolo 25 della bozza del Decreto Semplificazioni dovessero essere approvate, il sistema delle costruzioni verrebbe ulteriormente indebolito. I rischi sono tanti: più imprese potrebbero accordarsi in anticipo per ‘dividersi’ l’affidamento; il massimo ribasso non consentirebbe il mantenimento degli standard qualitativi; la possibilità di subappaltare la quasi totalità dell’opera metterebbe a rischio la sicurezza dei lavoratori impegnati”. Lo dichiara Enzo Pelle, segretario generale aggiunto della Filca-Cisl nazionale. “Il principio del massimo ribasso – spiega – cozza con l’innovazione e la qualità dell’intera filiera. Mantenere gli stessi standard qualitativi applicando un forte sconto non è concretamente possibile. Si deve andare nella direzione opposta se si vuole realizzare la transizione ecologica nel Paese. Siamo fortemente preoccupati – accusa Pelle – che i subappaltatori risparmino sulla pelle degli operai, quindi sulla loro sicurezza. Invece bisogna dare qualità alle maestranze se vogliamo opere di qualità. Come fare per spezzare questo circolo vizioso? Il subappalto va gestito e governato, e noi siamo disposti al dialogo. È per questo che proponiamo la qualificazione delle stazioni appaltanti, la riqualificazione delle imprese di costruzioni e delle maestranze e l’attuazione della Patente a Punti. Le oltre 30 mila stazioni appaltanti andrebbero sfoltite e qualificate. Quelle di livello regionale e delle Città Metropolitane devono subito assumere personale specializzato, indispensabile per il cambio di passo. La seconda proposta mira a sostenere le reti di impresa e favorirne la costituzione, mantenendone unicità e accrescendone la qualità. In Italia nelle costruzioni – ricorda il sindacalista della Filca – ci sono solo 80 grandi imprese attive per 52 mila addetti, contro le 262 tedesche (289 mila occupati), 229 francesi (152 mila), 119 spagnole (108 mila). Infine la Patente a Punti: uno strumento indispensabile per qualificare il mercato e tutelare la sicurezza dei lavoratori, previsto dal Testo Unico sulla Sicurezza ma rimasto lettera morta. Insomma, è necessario un cambio di paradigma. Il valore determinante per aggiudicarsi un appalto non può essere rappresentato dal volume, dalla capacità di azienda e dal costo, ma dalla capacità di svolgere quel determinato lavoro grazie alle risorse umane, alla loro formazione, alla loro qualificazione. Le risorse pubbliche devono favorire la crescita della qualità e la capacità di innovazione del settore, per il bene di tutta la comunità, che ha il diritto di avere infrastrutture sicure e altamente tecnologiche. Un obiettivo inconciliabile con il massimo ribasso”, conclude Pelle.