Il futuro del gruppo nautico forlivese Ferretti lo decideranno gli ordini conseguenti i saloni espositivi in calendario ad ottobre. Sino ad allora continuerà l’utilizzo della cassa integrazione ordinaria, secondo quantità e modalità definite per i cantieri interessati dagli ammortizzatori sociali. Poi il nuovo amministratore delegato presenterà il piano strategico industriale. Questo è quanto è stato comunicato ai sindacati dai vertici aziendali. La società ha anche annunciato una riorganizzazione che prevede la centralizzazione delle funzioni in 5 direzioni che risponderanno all’ad: industriale, finanziaria amministrativa, commerciale, pianificazione strategica, risorse umane.
Il Gruppo Ferretti ha appena archiviato la stagione nautica contenendo le perdite: la flessione del fatturato, che ammonta a 800 milioni complessivi, si è fermata al 12%, a fronte di una contrazione media per il settore nautico tra il 20 e il 30%. L’auspicio dei rappresentanti sindacali di categoria Filca Cisl, Fillea Cgil, Feneal Uil è che ”i contenuti del piano industriale che verrà presentato permettano di far ripartire i cantieri a pieno regime”. In caso contrario chiedono che ”lo strumento da utilizzare fino ad esaurimento sia la cassa integrazione ordinaria e successivamente tutti gli altri ammortizzatori che tengano collegato il lavoratore all’impresa”. Inoltre, osservano i sindacati, ”con la conclusione dell’operazione di trasformazione del credito delle banche in azioni e la definizione del nuovo consiglio di amministrazione e del nuovo management, si è solo al punto di partenza e non alla soluzione del problema”.
Cgil, Cisl e Uil, in una nota, insistono sulla necessità di ”individuare azioni e iniziative per costruire le condizioni per un futuro di sviluppo del gruppo che deve mantenersi come uno dei leader mondiali del settore”. Quindi, premono per ”avviare il confronto in tempi rapidi per valorizzare le professionalità presenti in azienda”. Il rilancio della Ferretti, avvertono i sindacati, ”non riguarda solo i dipendenti del Gruppo, ma un’ infinità di imprese dell’indotto i cui dipendenti stanno ugualmente pagando pesantemente la crisi. Per tutto ciò, pretendiamo l’impegno dell’azienda affinchè
non prevalga l’idea di ridimensionamento.