INAIL, AUMENTANO GLI INFORTUNI SUL LAVORO E I CASI DI MALATTIA PROFESSIONALE

INAIL, AUMENTANO GLI INFORTUNI SUL LAVORO E I CASI DI MALATTIA PROFESSIONALE

Di seguito un contributo di Carmine Cascella, responsabile nazionale RSLT Filca.
L’INAIL ha pubblicato, di recente, i dati analitici relativi alle denunce di infortunio (nel suo complesso e con esito mortale) e di malattia professionale registrate dall’Istituto nel corso dell’anno 2018; le informazioni divulgate ad oggi devono ancora essere confermate e saranno ufficializzate solo dopo il consolidamento dei dati, e cioè, dopo che l’iter amministrativo e sanitario relativo ad ogni denuncia sarà concluso. La definizione dei casi accertati sarà disponibile in occasione della presentazione della Relazione Annuale 2018 dell’Istituto di metà anno.
Le denunce di infortunio presentate all’Inail nel corso del 2018 sono state 641.261, in aumento dello 0,9% rispetto alle 635.433 del 2017; si riscontra un incremento dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 539.584 a 542.743 (+0,6%), ma ancor di più di quelli in itinere passati da 95.849 a 98.518 (+2,8%).
Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel 2018, sono state 1.133, 104 in più rispetto alle 1.029 denunciate nel 2017 (+10,1%); anche in tal caso si riscontra un incremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 746 a 786 (+5,4%), sia soprattutto di quelli in itinere passati da 283 a 347 (+22,6%).
L’indice d’infortunio sia degli infortuni gravi o permanenti sia degli infortuni mortali, in calo esclusivamente nel comparto dell’Agricoltura, è salito in tutti i settori e registra un picco per Industria e Servizi. Circa gli infortuni non mortali, le zone più colpite sono Friuli Venezia Giulia, Molise e la provincia autonoma di Bolzano mentre per quelli mortali l’incremento interessa maggiormente il Nord-Ovest ed il Sud.
Per tutte le tipologie d’infortunio, l’analisi di genere evidenzia un aumento delle denunce d’infortunio legato prevalentemente alla componente maschile, che, per le denunce d’infortunio non mortali, registra un +1,4% (da 406.689 a 412.300) rispetto al +0,1% di quelle femminili (da 228.744 a 228.961). Di queste, aumentano le denunce di infortunio che interessano lavoratori extracomunitari (+9,3%) e comunitari (+1,2%), mentre diminuiscono leggermente quelle presentate da lavoratori italiani (-0,2%). I casi mortali denunciati che interessano uomini, invece, sono stati 102 in più (da 927 a 1.029), mentre quelli che hanno coinvolto donne sono stati 2 in più (da 102 a 104).  Per gli infortuni mortali, però, l’aumento ha interessato sia le denunce dei lavoratori italiani (da 861 a 952), sia quelle dei lavoratori extracomunitari (da 119 a 130) e comunitari (da 49 a 51).
Dall’analisi per classi di età emergono, incrementi per la fascia fino a 34 anni (+4,0%) e tra i 55 e i 74 anni (+3,2%). In flessione, invece, le denunce per le fasce 35-44 anni (-3,7%) e 45-54 anni (-0,9%). Nello specifico, per le denunce d’infortunio mortale emerge come una morte su due abbia coinvolto lavoratori di età compresa tra i 50 e i 69 anni, con un incremento tra i due periodi di 85 casi (da 487 a 572). In aumento anche le denunce che hanno riguardato la fascia fino a 19 anni (da 13 a 21) e quella tra i 25 e i 39 anni (da 184 a 218 casi). Sono diminuite, invece, le morti della fascia di età 20-24 anni (da 45 a 41) e di quella 40-49 anni (da 261 a 238).
Per quanto concerne le denunce di malattia professionale, dopo la diminuzione registrata nel corso del 2017, in controtendenza rispetto al costante aumento degli anni precedenti, nel 2018 le denunce di malattia professionale hanno ripreso ad aumentare. L’aumento rispetto all’anno precedente è stato pari a +2,5%, quindi di 1.456 casi in più (da 58.129 a 59.585).
Il settore maggiormente interessato da tale incremento è stato quello dell’Industria e servizi con un +2,8% (da 46.136 a 47.424).
Dall’analisi territoriale si nota che l’aumento delle denunce ha interessato maggiormente il Centro (+1.341), dove si concentra oltre un terzo del totale dei casi protocollati dall’Istituto, il Sud (+618), dove le tecnopatie denunciate sono quasi un quarto del totale, ed il Nord-Ovest (+190). Diminuiscono, invece, i casi denunciati nel Nord-Est (-435) e nelle Isole (-258).
Per quanto concerne il genere, si rilevano 1.328 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, con un incremento del 3,1% (da 42.251 a 43.579), e 128 in più per le lavoratrici, con un aumento del 0,8% (da 15.878 a 16.006). L’incremento riguarda sia le denunce dei lavoratori italiani, passate da 54.348 a 55.659 (+2,4%), sia quelle dei lavoratori comunitari, da 1.147 a 1.246 (+8,6%) e dei lavoratori extracomunitari, da 2.634 a 2.680 (+1,7%).
Le patologie più accusate sono quelle del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo (36.637 denunce), quelle del sistema nervoso e in particolare del tunnel carpale (6.681), le malattie dell’orecchio (4.574), le affezioni del sistema respiratorio (2613) e i tumori (2.461).
Come si può chiaramente vedere, quindi, anche se i dati devono essere confermati, come per il 2017, il trend degli infortuni nel suo complesso è, senza alcun dubbio, in crescita.
Si evince chiaramente che il problema non investe solo il nostro settore che rimane, comunque, tra quelli più colpiti e con esiti mortali troppo elevati, ma colpisce TUTTI i settori. Gli infortuni sul lavoro costituiscono una vera e propria piaga sociale che non danneggia solo il lavoratore in quanto tale, ma in quanto uomo, padre, parente, amico dando origine a tragedie “familiari” sulle quali ci si sofferma troppo poco a riflettere e che non si tengono nella giusta considerazione!
Come Filca sono state fatte molte proposte tese ad eliminare i troppi problemi che influiscono negativamente anche nel nostro settore e che hanno ripercussioni estremamente negative sulla salute e sulla sicurezza dei nostri lavoratori.
Vi elenchiamo le principali proposte:

  • Lotta al Dumping contrattuale, molto diffuso nel nostro settore. L’utilizzo di un contratto non rispondente all’oggetto dell’appalto, oppure inappropriato, oltre a generare situazioni di squilibrio in sede di offerta economica, è causa di minori garanzie di sicurezza per il lavoratore. Sono numerosissimi i casi di cantieri in cui vengono applicati i contratti dei metalmeccanici, dei multiservizi, dei florovivaisti o dell’agricoltura al solo scopo di risparmiare sulle retribuzioni, sui costi dell’Inail, sui contributi Inps e sulla sicurezza (obblighi in parte diversi dal settore edile come ad esempio quello che riguarda la formazione etc.). Così, inoltre, vengono meno alcuni ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione per eventi meteorologici, previsti dal CCNL degli edili.

In tal senso, si ritiene importante per debellare la piaga del dumping contrattuale, la misura introdotta nell’accordo per la ricostruzione del viadotto Polcevera di Genova, sottoscritto nel capoluogo ligure dal Commissario Straordinario, Marco Bucci, e dai sindacati di categoria FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil ove è prevista la verifica dell’applicazione del contratto degli edili per tutti i lavoratori impiegati in questo cantiere.

  • Rafforzamento dei controlli e delle sanzioni in materia di sicurezza sul lavoro anche attraverso un incremento degli investimenti e degli organici del sistema ispettivo. Maggiori ispezioni nei cantieri garantirebbero un maggior controllo del rispetto delle norme sulla salute e sicurezza.
  • Completamento di quanto previsto dal D. Lgs. 81/2008 con la costituzione della Patente a punti, strumento importante per la selezione ed il sistema di qualificazione delle imprese anche dal punto di vista della sicurezza.
  • Definizione di norme premiali (sia in termini di riduzione dei costi, sia in termini di vantaggi competitivi in fase di gara, soprattutto per lavori pubblici) per quelle imprese che dimostrino di essere regolari e sicure e adottino il sistema dell’asseverazione previsto dall’intesa e dalla normativa Uni-Inail-Cncpt.
  • Ripristino del DURC nella sua formulazione originaria, passando in tempi brevi alla certificazione della congruità.
  • Contrasto al lavoro irregolare e nero, causa di molti incidenti sul lavoro e della mancata applicazione delle regole su salute e sicurezza.
  • Introduzione ed attuazione di Protocolli della Legalità per impedire il rischio d’infiltrazione di imprese mafiose che privano i lavoratori di qualsiasi tipo di diritto e tutela.
  • Intervento sull’età pensionabile poiché migliaia di operai con più di 60 anni sono ancora costretti a lavorare nei cantieri edili. Occorre sempre ricordare che, come si evince dai dati INAIL sopra citati, costoro fanno parte della classe di età più soggetta ad infortuni anche mortali.
  • Rafforzamento del sistema bilaterale garanzia anche del rispetto della regolarità delle imprese, di una formazione mirata, di qualità e di durata conforme a quanto previsto dalla normativa, della sicurezza dei lavoratori nei cantieri.
  • Rafforzamento della figura e del ruolo del Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza territoriale, elemento chiave e fondamentale per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
  • Creazione di sinergie tra tutti gli attori della sicurezza (Istituzioni, Organi di vigilanza, Inail, Enti bilaterali, Organismi paritetici, RLST etc.) attraverso la realizzazione e, soprattutto l’applicazione, di accordi, protocolli o progetti che possano far interloquire tra loro tali soggetti. Il Progetto Arles, ad esempio, rappresenta un reale ed efficace esempio di sinergia tra CNCPT, RLST, INAIL e Formedil che sta portando ad una vera e fattiva collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti.

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