Comunicato stampa a firma di Giovanni Matta, segretario generale Filca-Cisl Sardegna.
Il rilancio dell’edilizia costituisce il caposaldo per creare nuove opportunità occupazionali in Sardegna. La mancanza di lavoro continua ad essere la prima e sempre più grave emergenza che la Sardegna è chiamata ad affrontare. Nonostante i continui proclami, tutti improntanti all’ottimismo, che con ossessione maniacale vengono diffusi dai livelli istituzionali, il tasso di disoccupazione resta inchiodato al 16,7%, mentre il tasso di occupazione Sardo è al 52,1% e resta ben al di sotto del valore medio nazionale 63,2%.
Occorre una svolta vera e le Istituzioni Regionali sono chiamate a muoversi con decisione per favorire nuovi investimenti orientati alla crescita ed allo sviluppo. Occorre rimettere in moto il sistema produttivo regionale. Come sostiene da tempo il ministro Savona solo un forte impulso sul fronte delle infrastrutture potranno realizzarsi le condizioni per creare lavoro.
Noi, come Filca Cisl della Sardegna, continuiamo a credere che tali obbiettivi passano, necessariamente, da politiche virtuose orientate a dare nuova vitalità ad un settore, quello delle costruzioni, da sempre considerato trainante nei processi produttivi ed occupazionali. L’edilizia, con la sua capacità anticiclica, ha favorito il rilancio dell’economia delle regioni del nord Italia che sempre più insistentemente parlano di ripresa in atto, così come ha irrobustito di molti paesi europei, Germania in testa.
Purtroppo in Sardegna il settore edile vive una concezione negativa. Da troppi attori, politici, istituzionali, ma non solo da questi, l’attività edile viene considera predatoria a carico dell’ambiente, fortemente erosiva a danno dei suoli, mentre per chi lavora nel settore, imprese e lavoratori, l’epiteto più delicato che viene loro rivolto e quello di cementificatori. Questo nonostante la Sardegna presenti alcuni squilibri sul piano della dotazione infrastrutturale. Fatto 100 l’indice medio nazionale, la nostra regione terzultima in Italia si ferma a 52, con una provincia, Nuoro, ultima nel paese nella graduatoria delle provincie.
Basta percorrere la Sardegna da nord a sud per accorgersi che la dotazione viaria, quella ferroviaria solo per citarne alcune, presenta una realtà in forte ritardo. Per non parlare delle infrastrutture sociali, edifici scolastici, ma non solo, quelle del regime idrogeologico tutte in condizione fatiscente. Non citiamo poi la rinuncia della classe politica a dotare la Sardegna di una legge innovativa sul fronte del governo del territorio e disciplinare dal punto di vista urbanistico le attività insediative.
Condizione questa che avrebbe consentito lo sblocco di finanziamenti privati, tra i tre e i cinque miliardi, destinati a realizzare infrastrutture turistiche ma non solo. C’è molto da fare insomma e ci sono risorse che dovrebbero essere spese e che non si spendono. La Filca chiede un sussulto di protagonismo alla Giunta e, contestualmente ai progetti Lavoras, ponga in essere tutti gli atti, politici ed amministrativi, necessari per sbloccare tutte le risorse destinate alle infrastrutture, specie quelle produttive, ed avviare così una inversione di tendenza sul fronte dello sviluppo e del lavoro.
Ogni milione speso in edilizia è in grado di creare sino a 16 posti di lavoro. Il patto Governo -Regione siglato a luglio del 2016 prevedeva 2,5 miliardi per la Sardegna. Quando si inizia a spenderli?