La Filca Alto Adige ha scelto una location davvero insolita e suggestiva per il Consiglio generale: le miniere di rame della Valle Aurina. Ai lavori ha partecipato il segretario generale della Filca, Franco Turri.
(dal sito www.suedtirol-it.com) La miniera di Predoi viene menzionata per la prima volta nel 1479; a quel tempo era talmente ben funzionante da comportare una seria concorrenza per le miniere di rame di Schwaz, tanto che durante una riunione dei minatori a Innsbruck, il giorno di Sant’Antonio 1479, fu chiesta addirittura la chiusura della miniera di Predoi. Ebbero così la meglio i potenti austriaci, e i minatori di Predoi furono costretti a smettere di cercare il rame.
Così la miniera venne venduta per 800 fiorini all’allora principe regnante Sigmund den Münzreichen, a cui interessava molto l’estrazione del rame, se non altro per il profitto che ne traeva. Egli si prodigò a tal punto che nel 1490 ripresero le estrazioni di rame.
Non solo il principe regnante era interessato al rame, ma anche vescovi di Bressanone e altri. Perciò nell’anno 1535 tutti gli interessati si associarono al “sindacato aurino“. Questo diede una svolta fondamentale a tutta la Valle Aurina nel corso dei secoli, grazie alle sue fonderie, all’economia, alle infrastrutture, alle strade e soprattutto alle case di pietra nel centro di Cadipietra.
Dal 1568 in poi, per lungo tempo furono i Wolkenstein i proprietari della miniera che venne poi comprata nel 1676 da Stephan Wenzel zu Sternbach. Egli ampliò la miniera e fece aprire nuove gallerie. Per puntellarle e per fare funzionare le fonderie erano necessarie grosse quantità di legno; questo causò un grande disboscamento (soprattutto sul versante della Forcella del Picco) che di conseguenza provocò un peggioramento del clima. Allora non si immaginava infatti che esistesse un collegamento tra disboscamento e caduta valanghe e nonostante varie costruzioni non si riuscì più ad evitare la caduta di molte valanghe.
Il rame di Predoi era ritenuto il migliore d’Europa e veniva venduto soprattutto all’estero. Il centro amministrativo del “Commercio Aurino” si trovava a Cadipietra, il cui nome è da ricondurre alle grandi case costruite con pietre e sassi in cui si trovava la sede del sindacato. I signori di Tannenberg fecero costruire a Cadipietra anche la chiesa “Nostra Signora di Loreto“.
A Mühlegg (Costa Molini), piccolo villaggio vicino a Cadipietra, fu istituto un tribunale di montagna, dato che nel periodo più fiorente della miniera vi lavoravano fino a 300 minatori ed a volte era necessario riconciliare liti ed incomprensioni tra loro ed i contadini della valle.
Durante questo periodo molto intenso si rese necessaria anche la presenza di esperti minerari. Man mano vennero occupati centinaia di operai specializzati tedeschi a Predoi e Arzbach nella località di San Giovanni, dove si trovavano le fonderie. Essendo loro luterani, ci furono alcuni problemi di ordine etico e religioso in un ambiente a quel tempo molto cattolico e conservativo.
Gli operai che estraevano il rame a Predoi dovevano poi trasportarlo a San Giovanni alle fonderie passando lungo un sentiero sconnesso e pericoloso al di sopra della chiesa di San Pietro. Il “Commercio Aurino” (“Ahrner Handel”) si adoperò quindi per migliorare il passaggio, costruendo strade. Ancora oggi è possibile vedere una tavola di marmo nella Klamme, tra San Pietro e Predoi che ricorda la strada costruita nel 1814.
Nel 1878 una grossa slavina distrusse le fonderie di San Giovanni. Se ne costruì quindi una nuova all’entrata della galleria della miniera di Predoi, ma restò in funzione per poco tempo, nel 1894 infatti la miniera venne chiusa perchè non più redditizia.
È possibile leggere una accorata poesia del conte Ugo di Enzenberg sulla facciata del granaio di Cadipietra. In essa è espresso il dispiacere per la fine di un periodo tanto felice e proficuo.
La chiusura della miniera causò naturalmente un grande numero di disoccupanti. A Predoi circa 60 persone, tra cui 40 padri di famiglia, conobbero la vera miseria. Fu allora che i parroci del paese Pescosta e Kleinlerchner portarono alla luce la lavorazione dei pizzi al tombolo, che ancora oggi costituisce una delle tradizioni più belle della valle.