MONDIALI IN QATAR, ISPEZIONI DEI SINDACATI NEI CANTIERI DEGLI STADI

MONDIALI IN QATAR, ISPEZIONI DEI SINDACATI NEI CANTIERI DEGLI STADI

È decisamente migliorata, pur conservando ancora criticità, la condizione dei lavoratori impiegati in Qatar nella costruzione degli stadi dei Mondiali di Calcio, in programma nel 2022. A verificarlo è stata una delegazione della Bwi, il sindacato internazionale delle costruzioni, che dal 2 al 5 aprile ha effettuato una visita di ispezione nel cantiere per la costruzione dello stadio di Al Bayt e negli alloggi dei lavoratori. La delegazione era composta, tra gli altri, dai rappresentanti di Filca-Cisl e Fillea-Cgil.
“Lo stadio – spiega Claudio Sottile, responsabile Internazionale della Filca nazionale – sorge nella città di Al Khor, e sarà il secondo stadio più grande del Qatar. Nella sua realizzazione, costata 770 milioni di euro, sono impiegati 2.730 edili”. La delegazione ha potuto constatare come siano state superate molte difficoltà segnalate negli scorsi anni, e che sono state oggetto della campagna dei sindacati contro la Fifa. Qatar“Ovviamente – spiega Sottile – noi abbiamo ispezionato solo il cantiere di questo stadio, il cui appalto è stato aggiudicato da una joint venture composta da Galfar/Qatar (40%) e dalle italiane Salini Impregilo (40%) e Cimolai (20%). Le condizioni di lavoro in questo cantiere  sono complessivamente buone, grazie a Salini-Impregilo, che ha messo in pratica molte azioni per la dignità dei lavoratori. Certo, si può fare di più, soprattutto per quanto riguarda gli alloggi dei lavoratori, 10 palazzine da tre piani ciascuna, ma rispetto agli scorsi anni i progressi ci sono. In particolare è stato istituito un Forum nel quale 9 lavoratori, in rappresentanza delle diverse nazionalità presenti, evidenziano i problemi e avanzano le proposte. Inoltre l’accordo dello scorso novembre ha consentito l’istituzione di un gruppo di lavoro congiunto Bwi-Comitato supremo, creato ad hoc per la salute e sicurezza di cantieri degli stadi, che prevede anche periodiche visite ispettive negli stadi e negli alloggi dei lavoratori”.
La vera conquista, però, è il (seppur) parziale superamento del Kafala, il sistema definito dai sindacati come una moderna forma di schiavitù perché impediva ai lavoratori di lasciare l’impiego e di tornare in patria. “Una legge dello scorso gennaio – spiega Sottile – ha abolito la confisca dei passaporti degli operai. E se prima il lavoratore diventava proprietà del datore di lavoro, oggi un Ispettorato del lavoro può intervenire in caso di ‘sequestro’, concedendogli la possibilità di tornare a casa”. Restano invece grossi problemi legati alle proibitive condizioni climatiche: il gran caldo ha provocato oltre 1.200 morti a causa di malori, ma le statistiche ufficiali parlano di sole 2 vittime sul lavoro, calcolando solo le morti per incidente ‘violento’. Anche su questo fronte qualcosa si muove: “Abbiamo chiesto e ottenuto che dalle 11 alle 15, le ore più calde, ci sia una interruzione dei lavori, e si prosegua poi la sera, grazie a potenti impianti di illuminazione. Inoltre ogni lavoratore, prima di entrare in cantiere per la prima volta, ha l’obbligo di seguire un corso di formazione di base sulla sicurezza”.
Nella delegazione erano presenti anche due Rlst: “È la prima volta che partecipano ad una visita del genere – sottolinea Sottile – e il bilancio è sicuramente positivo perché, forti della loro esperienza, hanno svolto un lavoro minuzioso e attento, con domande specifiche rivolte all’azienda e al Comitato supremo, e confrontandosi con molti dei lavoratori impiegati nei cantieri”. In Qatar sono in costruzione 9 stadi, nei quali lavorano 14.543 operai, provenienti principalmente da India, Nepal e Pakistan.  

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