“Per fronteggiare la drammatica situazione degli incidenti nei cantieri edili, va rafforzato il ruolo delle istituzioni e potenziato il numero degli ispettorati del lavoro”. La dichiarazione è del segretario generale della Filca Cisl di Catania, Gavino Pisanu, durante il consiglio generale a Catania. Per Pisanu è necessario un cambiamento di cultura da parte degli imprenditori, che devono capire che la sicurezza è un investimento per la loro attività, così come un maggiore controllo da parte degli organismi preposti. Il responsabile della Filca catanese ha stigmatizzato “l’incapacità dell’amministrazione comunale di Catania nella programmazione della spesa e nella progettualità”, criticando soprattutto “i colpevoli ritardi nella definizione del Piano regolatore generale, che è stato espropriato dalle mani della città per essere consegnato a un commissario. È necessario che questo importante strumento di crescita torni ai catanesi”. Sul fronte delle infrastrutture locali, Pisanu ha ricordato “la necessità di avviare i cantieri delle grandi opere come l’autostrada Catania-Siracusa, il completamento del raddoppio ferroviario, il potenziamento della ferrovia Circumetnea e l’ospedale di Librino”. Sul versante della prevenzione degli infortuni, al Sud emerge con forza l’andamento infortunistico riferito al 2003 in Campania . In base ai primi dati Inail e in controtendenza rispetto al dato nazionale, che vede una contrazione degli infortuni dell’1,8%, in Campania il numero degli infortuni sul lavoro è in aumento, con una crescita dell’1,3% su base annua rispetto al 2002. Un aspetto di cui si è discusso in occasione del consiglio generale degli edili Cisl di Avellino , che ha fatto una fotografia di una provincia altamente “irregolare”, nel cui tessuto produttivo convivono e crescono zone sempre più ampie di lavoro sommerso, manodopera in nero ed evasioni contributive di rilevante spessore. I dati sono emersi in seguito alle ispezioni effettuate nel 2003 dagli istituti previdenziali in Irpinia e resi noti dalla Filca-Cisl. Inps, Inail e ispettorato del lavoro hanno infatti rilevato una media di lavoro sommerso che tocca il 65% sul totale delle attività controllate, con una conseguente evasione contributiva pari a 30 milioni di euro; 1.300 le imprese nelle quali funzionari ed ispettori hanno scoperto l’utilizzo di manodopera che lavoravano completamente in “nero”, senza le più elementari garanzie contributive, nè quelle relative alla sicurezza dei luoghi di lavoro. “Troppe irregolarità – sottolinea il segretario provinciale degli edili Cisl, Mario Melchionna – che testimoniano un fenomeno in crescita che desta allarme e dovrebbe indurre istituzioni e parti sociali ad assumere finalmente concrete iniziative, a cominciare dalla piena attuazione degli accordi stabiliti all’interno dell'”osservatorio permanente insediato in prefettura”. Melchionna ha reso noto che nell’anno preso in considerazione, quote di lavoro nero hanno sfiorato anche il 100% nel rapporto tra ispezioni effettuate e irregolarità riscontrate.
Francesco Tobia