“Gentile ministro, per quanto riguarda le pensioni dobbiamo purtroppo constatare che edilizia non fa rima con… giustizia!”. È il senso della lettera aperta indirizzata dal segretario generale della Filca-Cisl nazionale, Franco Turri, al ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
“I lavori non sono tutti uguali”, scrive Turri, “e non è possibile che edili ultrasessantenni possano sopportare carichi pesanti e lavorare sulle impalcature. Per questo accogliamo con entusiasmo la Sua proposta: fare in modo che i lavoratori avanti con l’età non siano più impegnati in lavori pesanti ed usuranti ma debbano cambiare lavoro, farne uno adatto alla loro condizione e capacità. Però per rendere attuabile la Sua proposta – prosegue la lettera – si devono prevedere forti incentivi per le aziende che assumono ultrasessantenni. Una misura che farebbe comodo a tutti: al lavoratore edile in primis, che finalmente può svolgere una mansione adatta alla sua età; all’azienda edile, che può sostituire il lavoratore ultrasessantenne con un giovane, a tutto vantaggio della produttività e della occupazione giovanile; allo Stato, che avrà ottenuto un grande risultato sociale ed economico, come quello di ridurre drasticamente gli infortuni mortali per i lavoratori ultrasessantenni, che come riporta l’Istat sono in forte, costante aumento”.
Infine Turri, dopo aver chiesto un incontro al ministro, ricorda le proposte avanzate da Filca, Feneal e Fillea: “l’uscita flessibile, ma senza penalizzazioni, per i lavoratori dell’edilizia; un bonus contributivo, alla stregua di quello già esistente per altre tipologie di lavoro, che consenta di ottenere, ad esempio, 15 mesi di contributi a fronte di 12 mesi di lavoro; una sorta di ‘navetta contributiva’, che accompagni il lavoratore vicino alla pensione fino al traguardo agognato, saltando gli ultimi anni, faticosi e pericolosi per la propria incolumità, utilizzando risorse pubbliche, contrattuali e degli enti bilaterali”.