(foto dal sito idealista.it)
Hanno fatto parlare il mondo per mesi, hanno incantato milioni di visitatori, ma adesso sulle mastodontiche opere realizzate per Expo è calato il sipario ed è iniziata quella che in gergo tecnico si chiama “dismantling“, ovvero lo smantellamento. Migliaia di lavoratori edili, ‘armati’ di gru e ruspe’, sono all’opera per smontare strutture e Padiglioni, destinati nella maggior parte dei casi ad essere riutilizzati nei rispettivi Paesi. Un’opera, quella dello smantellamento, delicata e complessa, che dovrà concludersi tassativamente entro il 30 giugno 2016, giorno in cui scade il diritto di superficie, e sulla quale vigilano gli uomini della Filca-Cisl di Milano.
“Il nostro obiettivo – spiega il segretario generale Fabio Del Carro – è replicare quanto di buono fatto per la realizzazione dei Padiglioni: in quel caso, grazie a protocolli d’intesa sottoscritti con largo anticipo, siamo riusciti a mettere in campo efficaci azioni preventive sul tema della contrattazione d’anticipo e della sicurezza, e a costruire rete tra i soggetti deputati al coordinamento su questo tema in fase di esecuzione. E non è certo stato casuale se la costruzione del sito di Expo 2015 sia stata caratterizzata da un bassissimo numero di infortuni, nessuno dei quali con esiti invalidanti. Ora – ammette Del Carro – è tutto più difficile, anche perché non abbiamo più i riflettori puntati addosso. Ma anche se in ritardo siamo riusciti a portare a casa un nuovo accordo, con Inail ed Enti bilaterali, che riguarda lo smantellamento delle strutture e che ricalca i contenuti del protocollo siglato per la realizzazione delle opere”. Proprio per la delicatezza e la mole di lavoro collegata ad Expo, la Filca di Milano negli anni scorsi aveva designato un proprio componente di segreteria, Francesco Condorelli, per seguire tutte le questioni relative all’Esposizione.
“Nel 2013 – sottolinea Condorelli – avevamo siglato un accordo per la realizzazione di interventi integrati di politiche attive per il settore edile in funzione dell’inserimento lavorativo in Expo 2015, e per produrre azioni volte a favorire il reinserimento successivo nel mercato del lavoro locale. In generale il modello sindacale sperimentato dalla Filca Milano per la realizzazione delle attività di Expo ha avuto come punti di forza le politiche di prevenzione, l’investimento nella capacità progettuale e nelle risorse umane coinvolte, la collaborazione con i territori limitrofi e non per tracciare la mobilità in entrata dei lavoratori ed il riconoscimento forte del ruolo del sindacalista durante lo svolgimento di ogni fase lavorativa del cantiere”. Adesso si apre una nuova sfida: smantellare l’immensa quantità di strutture realizzate per l’Expo. Si è trattato di un evento in cui i numeri hanno parlato da soli: l’area è pari ad 1 milione di metri quadrati, sono stati costruiti circa 200 tra Padiglioni e manufatti, sono state realizzate ex novo 25 chilometri di strade e 4,5 chilometri di canale perimetrale. In totale le imprese coinvolte nei cantieri sono state 9.500, contemporaneamente o in successione sulle stesse aree, con un picco di 10.000 maestranze presenti.
L’Albero della Vita, il Palazzo Italia e il Padiglione zero sono senza dubbio le opere-simbolo di Expo. Tutte e tre resteranno nell’area espositiva.
Albero della Vita – Ideato da Marco Balich, nasce dal disegno michelangiolesco della pavimentazione di Piazza Campidoglio a Roma. È alto 37 metri ed è costituito da un’anima di acciaio rivestita in legno lamellare. Il cuore in metallo nasconde diversi vani tecnici ed una scala per raggiungere la terrazza panoramica sulla cima dell’Albero. Il costo dell’opera, 3 milioni di euro, è stato sostenuto dalle aziende bresciane del Consorzio “Orgoglio Brescia”. Nei sei mesi di Expo sono state 14 milioni le persone che hanno assistito agli spettacoli dell’Albero della Vita (i due terzi dei visitatori totali). Fino ad aprile sarà come “congelato”, per vivere una nuova vita in primavera inoltrata. In questi mesi saranno spesi 360 mila euro per la sua manutenzione, che dovrebbero pagare gli sponsor, mentre solo lo smantellamento sarebbe costato 500 mila euro. Nei sei mesi espositivi l’Albero della Vita è costato invece non meno di 350/400 mila euro al mese, tutti soldi coperti dagli sponsor.
Palazzo Italia – L’imponente edificio ha rappresentato sicuramente il cuore pulsante del Padiglione Italiano a Expo 2015. Per la sua realizzazione è stato utilizzato un prodotto innovativo messo a punto da Italcementi, l’i.active Biodynamic, un cemento sostenibile e biodinamico. Tra i meriti di Expo c’è anche quello di aver dimostrato, con Palazzo Italia, che il binomio “cemento e bellezza” non è così improbabile come si possa pensare.
Padiglione Zero – Ha ospitato una delle aree tematiche di Expo, facendo da introduzione al tema dell’intera esposizione. Anche questa struttura non sarà smantellata. Impressionanti i numeri: il Padiglione copre una superficie di circa 9mila metri quadrati di cui 5.500 riservati all’area espositiva, predisposta per i nove grandi spazi tematici che si succedono come in una dimensione naturalmente irregolare. Il complesso è stato progettato dall’architetto Michele De Lucchi.