Per una Fiat che assume e stabilizza 1.500 lavoratori, c’è un intero settore, l’edilizia, che continua a licenziare. In 7 anni il comparto delle costruzioni ha perso 6 mila posti di lavoro: gli occupati erano 21 mila nel 2008, si sono ridotti a 15 mila nel primo trimestre 2015. A lanciare l’allarme, l’ennesimo, è il segretario generale della Filca Cisl Basilicata, Michele La Torre. “Siamo stremati”, dice il sindacalista, che non vede luci in fondo al tunnel.
“Nel suo ultimo rapporto regionale Bankitalia ci dice che anche il 2014 si è chiuso con una flessione del fatturato di un altro 5,7 per cento rispetto all’anno prima. Cosa deve ancora succedere prima che la politica si convinca che le costruzioni sono un asset strategico del paese e che senza una robusta inversione di tendenza in edilizia la ripresa economica sarà fragile?”, si chiede La Torre. A pesare sul piatto della bilancia è soprattutto il crollo degli investimenti pubblici in infrastrutture, fa notare La Torre, che “nella nostra regione si sono ridotti nel triennio 2010-2012 di quasi dieci punti percentuali, più che nel Mezzogiorno e in Italia”.
Il segretario della Filca punta l’indice contro la burocrazia che rallenta l’avvio dei cantieri anche di quelle opere, e in Basilicata l’elenco è lungo, che potrebbero essere subito cantierizzate e creare posti di lavoro. “Per ogni euro investito in edilizia – spiega La Torre – il ritorno economico è di tre euro e per ogni miliardo investito si generano 23 mila posti di lavoro. Ecco perché insistiamo sulla necessità di far ripartire il settore, l’unico in grado di riassorbire rapidamente la platea di disoccupati espulsi dal mondo del lavoro a causa della crisi. Sulle opere pubbliche serve una svolta altrimenti – conclude – il declino delle costruzioni sarà inesorabile”.