“La nostra priorità è tutelare i 430 lavoratori della Divania licenziati, che non solo non hanno alcuna responsabilità di quanto accaduto, ma hanno pagato a caro prezzo gli errori altrui. Una situazione inaccettabile che ci vede impegnati in prima linea per una esigenza fortissima di equità e giustizia sociale”. Lo ha dichiarato Antonio Delle Noci, segretario generale della Filca-Cisl di Bari, commentando il crac della società barese, per il quale è in corso una complessa inchiesta giudiziaria nella quale la Filca di Bari si costituirà parte civile.
“La vicenda della società Divania – ha aggiunto Delle Noci – è la cartina tornasole di quello che sta accadendo nel panorama imprenditoriale italiano: quando non sono la crisi o le scelte sbagliate degli imprenditori, ci pensa il sistema creditizio a punire i lavoratori, non concedendo prestiti alle imprese o, come in questo caso, coinvolgendo imprenditori ignari in investimenti quanto meno discutibili. Il problema è che chi ci va di mezzo sono sempre i lavoratori, anche quando le società per le quali lavorano sono floride e strutturate, come questa fabbrica di divani.
“Basti pensare – ha ricordato Delle Noci – che Divania era una delle realtà industriali più importanti del sud, che impiegava 430 operai nel suo stabilimento di 40.000 metri quadrati coperti ed aveva un fatturato di 70 milioni. Nei tempi d’oro era fra le prime industrie esportatrici della Puglia, insomma, un fiore all’occhiello del tessuto industriale regionale e nazionale”.
“Poi – ha aggiunto il segretario generale della Filca barese – è arrivata la bolla dei derivati, che in un attimo ha messo in ginocchio la società e ne ha bloccato l’attività, costringendo il titolare a licenziare tutti i lavoratori e chiudere l’azienda”.
Secondo l’accusa l’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, ora Presidente di Mps, e l’attuale ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, avrebbero ingannato Francesco Saverio Parisi, titolare della ‘Divania’, inducendolo a sottoscrivere 203 contratti derivati che hanno impedito la normale attività produttiva della società e ne hanno causato prima il dissesto e poi il fallimento. L’accusa nei loro confronti è di concorso in bancarotta fraudolenta. Per loro due e per altri 14 indagati tra manager e funzionari di Unicredit, la Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio, e su segnalazione del Tribunale di Bari ha anche aperto un altro procedimento penale contro Unicredit nel quale si ipotizza la corruzione in atti giudiziari per il pagamento al di fuori di una liquidazione giudiziale di ben 470mila euro ai due periti nominati dal giudice per fare luce nella causa civile intentata da Divania contro la banca per ottenere la restituzione delle somme investite nei derivati ed i relativi interessi che avrebbero salvato la società dal fallimento.
“Auspico davvero – ha concluso Delle Noci – che l’azione giudiziaria in corso riesca a definire la verità e ad assicurare la giustizia: i 430 lavoratori che saranno assistiti gratuitamente dai legali della Filca-Cisl hanno diritto di ottenere non solo la differenza tra il salario ed il trattamento di mobilità ricevuto nei primi due anni ma, se davvero si vorrà fare giustizia dovranno ricevere anche il risarcimento di tutti gli ulteriori incalcolabili danni subiti a causa delle sofferenze, dei disagi, delle umiliazioni e delle vere tragedie familiari patite in questi anni”.