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“C’ERA UNA VOLTA IL MATTONE”: IL DECLINO DELL’EDILIZIA IN CAMPANIA

“C’ERA UNA VOLTA IL MATTONE”: IL DECLINO DELL’EDILIZIA IN CAMPANIA

C’era una volta il caro mattone. C’era una volta la realizzazione di opere (pubbliche e private) che davano respiro alla nostra economia. Insomma, c’era una volta il settore delle costruzioni. In Italia, come in Campania. In questa regione, testimonia un rapporto realizzato dalle federazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil campane (Fillea, Filca e Feneal) si registra una forte perdita di posti di lavoro (- 36.924 lavoratori dal 2008), una diiminuzione del reddito degli addetti (-269milioni di euro persi nel periodo 2008/2014) e 46 milioni di euro di salario dichiarato e non versato solo nel 2014. Oltre ad riduzione della contribuzione generale (-36 milioni di ore dichiarate e non versate), uno smarrimento di antiche e nuove professionalità del settore, una scomparsa dal sistema bilaterale di ben 2.788 aziende edili ed una sospensione dell’attività, per il solo 2014, di ben 4.168 aziende su un totale di 13.449 (pari al 31%). “Gli annunci d’investimenti, più volte fatti e spesso rimasti tali – denunciano nel dossier i sindacati degli edili -, i provvedimenti legislativi che hanno indebolito e non rafforzato la lotta all’evasione e all’elusione fiscale del settore, hanno innescato un pericoloso e irreversibile depauperamento delle risorse umane, oltre che economiche e produttive”. II settore delle costruzioni, considerato da sempre un settore anticiclico, e lo è nelle sue dinamiche di mercato, a partire dal potenziale occupazionale riferito alle risorse disponibili indicate dal report, necessita di un impegno straordinario affinché possa riappropriarsi del suo naturale ruolo. I fondi a disposizione sono tanti e tali che potrebbero risollevare non solo l’economia del settore, ma quella dell’intera regione.
Riqualificazione urbana e territoriale, messa in sicurezza del territorio e infrastrutture, manutenzione ed efficientamento del patrimonio di edilizia scolastica e abitativa, sono alcuni degli interventi, che Fillea, Filca e Feneal della Campania, intendono richiamare e sottoporre, con le dovute e opportune iniziative, all’attenzione delle istituzioni, territoriali e centrali, al sistema d’impresa, affinché si possa produrre lo scatto necessario per la cantierizzazione immediata di opere e infrastrutture strategiche per il rilancio del settore. Con circa 2.888 posti di lavoro persi solo nel 2014 e ben 36.924 dal 2008, il settore delle costruzioni in regione Campania, ha conosciuto, e vive, la crisi più profonda degli ultimi 80 anni. Dal 2008 ad oggi la forza lavoro regolarmente iscritta alle Casse Edili provinciali si contrae di oltre il 40% (-40,86%) e con un tasso di disoccupazione fissato al 23,50%, (di cui oltre il 44,2% il di tasso di disoccupazione giovanile) si toccano veri livelli di recessione. E con un tasso di disoccupazione pari al 23,50 % la Campania è seconda solo alla vicina Calabria (disoccupazione al 25,45%). Un dato, questo, che riporta le lancette dell’occupazione indietro nel tempo ri-posizionandola all’inizio degli anni ’90. “Se i lavoratori europei guadagnano in media meno dei lavoratori statunitensi (dati Ocse) – si legge nel rapporto delle organizzazioni sindacali – quelli italiani percepiscono un reddito ancora più basso e meno dinamico dei colleghi europei e nel Mezzogiorno d’Italia il livello delle retribuzioni precipita al pari di quello dei paesi sottosviluppati del terzo mondo”.
Il salario dei lavoratori edili, in Italia, non è cresciuto di pari passo con i profitti che le aziende hanno capitalizzato fino al periodo pre-crisi, così, alla scomparsa di migliaia di posti di lavoro, le imprese edili hanno fatto sempre più ricorso a manodopera a basso costo e a rapporti di lavoro fuori dai tradizionali canoni contrattuali e legislativi. II monte salario dichiarato presso le Casse Edili provinciali subisce un vero e proprio tracollo. Si passa dai 629.823.212 di euro del 2008 ai 360.660.870 di euro del 2014. Circa 270 milioni di euro di massa salariale in meno per un settore di perse già precario e a basso reddito. Un dato, questo, che si costruisce non solo con la perdita dei posti di lavoro, ma innanzitutto con la minore dichiarazione e corresponsione di salario da parte delle aziende. Come il dato salariale, registrato presso le Casse Edili, quello delle ore dichiarate è la cartina di tornasole nonché la prova certa delle cattive prassi delle aziende che poco hanno a che vedere con la regolarità contrattuale. Dichiarazioni unilaterali che spesso non rispecchiano lo stato dei fatti e con l’avanzare della crisi sono aumentati gli episodi di elusione e di evasione. “La crisi del settore delle costruzioni – conclude il rapporto – è confermata dall’alto numero di ore di integrazione salariale. Alle migliaia di ore di cassa integrazione ordinaria degli ultimi anni si è fatto sempre più ricorso a strumenti alternativi come la cassa integrazione straordinaria e la cassa integrazione in deroga”. Nel 2014Ie ore di cassa integrazione ordinaria sono cresciute del 24 % , mentre quella straordinaria ha fatto registrare una contrazione del 30,66 %. E la cassa integrazione in deroga è cresciuta a sua volta del 226,19%. 

 
 
 

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