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FERRETTI, SI LAVORA PER EVITARE LA CHIUSURA DELLO STABILIMENTO DI FORLI’

FERRETTI, SI LAVORA PER EVITARE LA CHIUSURA DELLO STABILIMENTO DI FORLI’

Si muovono anche le istituzioni per scongiurare la chiusura dello stabilimento Ferretti di Forlì. Il governatore della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, nel corso dell’ultimo incontro con azienda e sindacati, ha infatti ribadito che nella Regione “non si fanno accordi che prevedono la chiusura di siti produttivi presenti nel territorio”. Un invito perentorio a rivedere l’annuncio unilaterale della società cinese Weichai, proprietaria del gruppo cantieristico. La chiusura del sito si tradurrebbe in un trasferimento in altri stabilimenti per 150 lavoratori e in mobilità per i restanti 50. Le dichiarazioni di Errani hanno soddisfatto i sindacati di categoria, Filca-Cisl Feneal-Uil e Fillea-Cgil, che sono impegnati al tavolo tecnico per cercare soluzioni in grado di risparmiare i 4,6 milioni di euro indispensabili per garantire l’attività produttiva del sito di Forlì. Nel frattempo prosegue la mobilitazione dei lavoratori, che hanno scioperato il 4 ed il 10 febbraio, per un totale di 8 ore di astensione dal lavoro. L’adesione alla mobilitazione è stata pressoché totale non solo negli stabilimenti del gruppo (La Spezia, Cattolica, Mondolfo e Sarnico) ma anche in molte importanti aziende esterne che lavorano all’interno degli stabilimenti Ferretti. Per i sindacati “gli obiettivi di contenimento dei costi fissati nel piano sono ampiamente raggiungibili senza produrre conseguenze irreversibili e traumatiche sul piano occupazionale e quindi sociale. Inoltre la chiusura dello stabilimento di Forlì – spiegano in una nota – sarebbe l’avvio di una fase di disinvestimento che avrebbe conseguenze su tutto il gruppo e sull’indotto”. Tra l’altro l’azienda ha assunto più volte dichiarato l’impegno ad utilizzare tutti gli ammortizzatori sociali disponibili, prima di considerare interventi con effetti nefasti sull’occupazione. Il 18 febbraio prossimo è in programma un vertice presso il Ministero dello Sviluppo economico. Si spera che sia risolutivo per evitare che in un colpo solo si cancelli un quarto di secolo di attività del prestigioso marchio.
 

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