Un quarto di secolo di attività cancellato in un colpo solo: la società cinese Weichai, proprietaria del gruppo cantieristico Ferretti, ha infatti annunciato la chiusura dello stabilimento produttivo di Forlì. Nel capoluogo romagnolo, a detta dei vertici della società, resterebbero solamente la sede aziendale e gli uffici, nei quali lavorano circa 200 impiegati. Per i 200 dipendenti addetti alla produzione, invece, i vertici della Ferretti prevedono il trasferimento in altri cantieri del gruppo (80 unità a Cattolica-Mondolfo e 70 a La Spezia) e l’esubero per le restanti 50 unità.
“Si tratta di un colpo durissimo, inferto tra l’altro ad uno dei prodotti vanto del Made in Italy, come le imbarcazioni in vetroresina”, ha dichiarato Paolo Acciai, segretario nazionale della Filca-Cisl. “Questa situazione – ha accusato – è il risultato del pessimo comportamento messo in pratica dalla classe industriale, culminato nella cessione del Gruppo Ferretti ai cinesi. Stiamo assistendo, in Italia, a due modi di affrontare la crisi e le difficoltà economiche completamente opposti: o si cerca disperatamente di salvaguardare i livelli occupazionali, come avvenuto per il Gruppo Natuzzi grazie alla costituzione di newco, in grado non solo di riassorbire i lavoratori in esubero ma addirittura di assumerne altri ancora. Oppure si pensa solo a fare cassa nel breve periodo, ed il modo più semplice è quello di chiudere i siti produttivi e di lasciare nella disperazione centinaia di lavoratori, centinaia di famiglie. Ed è quello purtroppo si sta verificando a Forlì. Proporre ad un dipendente del posto il trasferimento a La Spezia, distante centinaia di chilometri, è scorretto ed ingiusto – ha detto Acciai -. E non serve a nulla cercare di addolcire la pillola proponendo misure di sostegno per chi accettasse lo spostamento: non è un problema di rimborsi o premi in denaro ma di qualità della vita. Proporre un trasferimento del genere vuol dire volersi disfare dei lavoratori”, ha accusato.
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Secondo il management dell’azienda la chiusura dello stabilimento forlivese comporterebbe un risparmio di circa 5 milioni di euro, anche se il passivo dell’ultimo esercizio è 7 volte superiore, pari a circa 35 milioni. I proventi derivanti dalla chiusura, quindi, sarebbero una soluzione tampone e peraltro di poco conto rispetto al passivo totale.
“Nell’incontro odierno a Forlì – ha riferito Acciai – abbiamo ricordato come la chiusura dello stabilimento sia una decisione affrettata e sbagliata. Ci sono infatti strumenti che consentono di gestire l’attuale difficoltà senza adottare soluzioni traumatiche, come per esempio la Cassa integrazione straordinaria, disponibile per tutto il gruppo, oppure la procedura di mobilità volontaria. Insomma, la redditività dell’azienda può essere raggiunta con un uso intelligente di tutti gli ammortizzatori sociali disponibili, senza soluzioni drastiche e dannose”.
Oggi, nonostante la neve, centinaia di lavoratori del Gruppo hanno manifestato sotto la sede degli Industriali di Forlì-Cesena, mentre era in corso l’incontro. Il prossimo vertice è previsto il 5 febbraio nella stessa sede. La nota positiva è il convinto interessamento della Regione Emilia-Romagna, con un impegno preso in tal senso dall’assessore alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli. Intanto prosegue lo stato di agitazione, proclamato dall’assemblea dei lavoratori. Il timore maggiore è che, nonostante le garanzie date da Weichai al momento dell’acquisizione del Gruppo Ferretti, ci sia la volontà da parte della società cinese di rimettere in discussione praticamente tutto. “Visto il comportamento dei vertici del Gruppo – si chiedono i sindacati – chi garantisce che non saranno trasferiti anche gli impiegati di Forlì? Chi garantisce che non si chiuderanno altri stabilimenti, quegli stessi stabilimenti che hanno garantito il mantenimento dei livelli occupazionali e la strategicità di tutti i siti produttivi?”. Domande alle quali i vertici del Gruppo hanno il dovere morale di rispondere.