“DL STABILITA’, LETTA APRA IL CONFRONTO CON LE PARTI SOCIALI”

“DL STABILITA’, LETTA APRA IL CONFRONTO CON LE PARTI SOCIALI”

“Chiediamo a Letta di cambiare le impostazioni, devo riconoscere che dopo tanti anni di aggiunta di tasse da pagare, almeno una volta non c’è un carico aggiuntivo. Stimo molto il presidente del Consiglio ma penso che abbia sbagliato a non aprire un vero confronto con le parti sociali e gli enti locali”. Così il segretario generale della Cisl Raffele Bonanni in merito alla legge di stabilità.
“In Parlamento ci sarà un festival delle opinioni, quindi siamo ancora in tempo per riprendere la discussione con le parti sociali e il governo su questi temi – ha poi continuato – L’unica operazione da farsi è sulla spesa pubblica e in prospettiva sulla produttività di sistema. Altre possibilità non ci sono. Continuare con nuove tasse significa andare incontro al disastro». «Il governo Letta se ha coraggio deve dimostrare di averlo – ha poi aggiunto parlando anche alle altre forze sindacali – questo riguarda anche le parti sociali che devono essere consapevoli del loro ruolo di chiedere ai governi di fare delle scelte e di non fare come chi cerca la moglie ubriaca e la botte piena. Anche loro devono farsi carico e sostenere con forza delle scelte altrimenti sparlano e basta”.
Un dato sembra certo: “Il partito della spesa ha prevalso e gli sprechi, le inefficienze e le ruberie che dovevano dare soldi da destinare al taglio delle tasse” non ci sono, tanto che le risorse per il taglio del cuneo fiscale “sono scese vertiginosamente. Confidiamo molto nel Parlamento affinchè la questione venga ribaltata”, ribadito il leader Cisl anche nel corso dell’audizione sulla legge di Stabilità alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato.
Bonanni ha ricordato lo sciopero annunciato e ha sottolineato: “Protesteremo fino a che non si troverà una soluzione”. La Cisl chiede più detrazioni a favore di lavoratori e pensionati, più risorse per il fondo produttività e che le pensioni fino a 3.000 euro lordi siano rivalutate al 100%.
Tra le coperture occorre prendere in considerazione – dice Bonanni – l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie dal 20 al 22%. “Se il reddito sudato è tassato oltre il 30%, i redditi frutto di speculazione possono essere alzati almeno di due punti, al 22%, che è un tasso perfettamente compatibile anche con le questioni di competitività con gli altri Paesi”.
Timidi segnali di ripresa nel quarto trimestre dell’anno, dove il Pil dovrebbe segnare “una debole variazione positiva”. La fase recessiva iniziata nel secondo semestre del 2011 “avrebbe quindi termine”. A parlare è il presidente designato dell’Istat, Antonio Golini, dinnanzi alle commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato, ascoltato sempre sul ddl stabilità. L’andamento trimestrale del Pil (corretto per gli effetti di calendario) sarà ancora negativo nel terzo trimestre del 2013. Poi il lieve rimbalzo. E quindi per effetto di tale dinamica, aggiunge Golini, “il Pil su base annua si prevede in contrazione dell’1,8% rispetto al livello del 2012”. Una stima un po’ più negativa della previsione del Governo (-1,7%.  Raddoppia dal 2007 al 2012 il numero degli italiani in povertà assoluta passando da 2,4 a 4,8 milioni. Quasi la metà 2,347 milioni risiede al Sud (erano 1,828 mln nel 2011). Di questi, oltre un milione (1,058 mln) sono minori (erano 723 mila nel 2011) con un’incidenza in salita in un anno dal 7 al 10,3%. “La recessione – ha detto – ha determinato gravi conseguenze sulla diffusione e sull’intensità del disagio economico del nostro Paese”.
L’Istat si sofferma anche sullo sconto di imposta medio stimato, per il taglio del cuneo fiscale. Secondo Golini parliamo di 116 euro annui per beneficiario su scala nazionale ed è maggiore della media per i lavoratori e i collaboratori che appartengono ai primi 3/5 della distribuzione dei redditi che comprendono famiglie con redditi medio bassi e medi. Ma dato il maggior numero di occupati per famiglia, sono le famiglie dei 2/5 più alti a trarre i maggiori vantaggi monetari in valore assoluto. Su un totale di 12,23 milioni di famiglie beneficiarie stimate, la metà appartiene ai 2/5 più alti della distribuzione. Sono soprattutto le coppie con figli a beneficiare del provvedimento, in particolare se sono presenti due o più occupati. In base alla stima, più del 70% di queste famiglie (circa 6,7 milioni) gode infatti di una riduzione d’imposta.
Critiche alla manovra anche dalla magistratura contabile. Sussistono “rischi ed incertezze» sulla modalità di intervento per la riduzione del cuneo fiscale, che comportano «evidenti problemi distributivi e di equità”. Poiché dagli sgravi Irpef verrebbero esclusi circa 25 milioni di soggetti: non solo i lavoratori autonomi ma anche gli incapienti e i pensionati. A dirlo è il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, che sottolinea anche come, con l’introduzione della nuova tassa sui servizi (Tasi), la pressione sugli immobili rischi di crescere.
Nell’audizione sulla legge di stabilità davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, la magistratura contabile si sofferma innanzitutto sull’impatto degli sgravi per lavoratori e imprese contenute nel testo all’esame di Palazzo Madama. Quantificandoli in 9 miliardi nel triennio. Interventi che farebbero sì ridurre dello 0,3% la pressione sui lavoratori e dell’1,5% sulle aziende ma che non basterebbero però a modificare la posizione dell’Italia nella classifica Ocse del “totale tax rate”. Eravamo e restiamo quarti dietro Belgio, Germania e Francia. Nell’intervento di Squitieri c’è spazio anche per altre considerazioni di natura tributaria. Secondo Squitieri la Tasi, “che moltiplica il suo peso rispetto a quello incorporato nella vecchia Tares e che lascia ai Comuni la facoltà di rideterminare l’aliquota, crea il presupposto di aumenti di prelievo da parte degli enti locali con aliquota Imu inferiore al massimo previsto dalla legge”.
Intervento sul cuneo non elevato. Tassazione immobiliare “migliorabile”. Necessità di un “attento controllo sulla spesa”. Sono i passaggi più significativi dell’audizione del vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, ascoltato dalle commissioni Bilancio di Senato e Camera sul Ddl di Stabilità. “La riduzione del cuneo fiscale risponde all’esigenza oggi prioritaria di privilegiare il lavoro e la produzione – ha rilevato Signorini – La dimensione dell’intervento non è elevata; essa riflette i limitati margini di manovra disponibili e la scelta di utilizzarli per intervenire anche in altri ambiti”. Come stimato dall’Istat, anche per la Bankitalia il taglio del cuneo fiscale avrà mediamente in busta paga un impatto inferiore ai 10 euro al mese. Nel testo dell’audizione si legge: “per un lavoratore senza familiari a carico, il risparmio massimo di imposta è di 182 euro l’anno in corrispondenza di un reddito annuo di circa 15 mila euro. Nel caso di una retribuzione lorda pari a quella media di contabilità nazionale (circa 29 mila euro), nel 2014 si determina un risparmio di poco meno di 100 euro”.
Mentre l’intervento sulla tassazione immobiliare “è suscettibile di miglioramenti per alcuni aspetti” rileva infatti Bankitalia che parla per le norme attuali di scelte “coerenti con i principi del federalismo fiscale”. Inoltre l’assenza di detrazioni “nella struttura di base” della Tasi con la possibilità per i Comuni “di applicare riduzioni che tengano conto della capacità contributiva familiare potrebbe creare significative differenze di trattamento sul territorio nazionale”. Bisognerebbe inoltre “semplificare” le scadenze della Trise, nessuna delle quali corrisponde a quelle dell’Imu.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)

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