Oggi potrebbe essere una giornata decisiva per la linea di trasporto metropolitano C, la più importante opera infrastrutturale della mobilità capitolina. Alle ore 11:00, presso la sede di via Capitan Bavastro, i Segretari Generali della Feneal Uil, Filca Cisl e della Fillea Cgil incontreranno l’Assessore alla mobilità Improta per fare il punto sullo stato dell’arte della metro C e sulla corresponsione degli stipendi dovuti ai lavoratori, fermi al mese di agosto.
Non si ferma però la protesta. Oggi, per il secondo giorno consecutivo, i lavoratori incroceranno le braccia bloccando nuovamente le attività dei cantieri. Alta l’adesione allo sciopero di ieri mattina, che ha sfiorato il 90 per cento. In tarda mattinata i rappresentanti sindacali hanno incontrato la direzione aziendale del Consorzio Metro C, per richiedere l’immediato pagamento dei salari attraverso la sostituzione solidale nei confronti delle imprese affidatarie, ad oggi inadempienti, prevista a termini di legge.
Nel corso dell’incontro il Consorzio ha reso noto ai rappresentanti della Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil di non avere più risorse in cassa per poter procedere al pagamento delle retribuzioni dei lavoratori. All’appello mancano i 230 milioni di euro previsti dal finanziamento del Cipe e oggetto dell’accordo attuativo dello scorso 9 settembre. Se la somma non sarà erogata – ha reso noto il Consorzio – le conseguenze all’orizzonte saranno drastiche.
“La situazione è difficile, ci auguriamo che dall’incontro di domani con l’Assessore alla mobilità possano emergere soluzioni praticabili in tempi certi. La nostra priorità è che siano immediatamente sbloccati i pagamenti delle retribuzioni dovute ai lavoratori, che hanno famiglie da mantenere” – dichiarano Anna Pallotta della Feneal Uil, Andrea Cuccello della Filca Cisl, Mario Guerci della Fillea Cgil – “In caso contrario proseguiremo con la protesta, continueremo a bloccare i cantieri e ci riuniremo in presidio davanti al Campidoglio. A pagare non possono continuare ad essere i soliti noti. Lo stato di agitazione permarrà fino a quando le nostre richieste non saranno soddisfatte”.