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IL POTERE DI ACQUISTO DELLE FAMIGLIE HA PERSO IL 4,7%

IL POTERE DI ACQUISTO DELLE FAMIGLIE HA PERSO IL 4,7%

Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è sceso in termini correnti del 2%, mentre il potere d’acquisto è diminuito del 4,7%, toccando così il calo peggiore dal 1990, inizio delle serie. Lo comunica l’Istat, diffondendo i dati aggiornati sul 2012 e spiegando come anche la propensione al risparmio abbia toccato i minimi da 22 anni. Il 2012 è stato quindi un anno ‘nerò per i bilanci delle famiglie italiane, con record negativi sia per la capacità di spesa espressa in termini reali, ormai in diminuzione dal 2008, sia per l’inclinazione al risparmio, definita dal rapporto tra il risparmio lordo e il reddito disponibile, che calando all’8,4% risulta più che dimezzata a confronto con quindici anni prima. Male è andata anche la spesa per consumi finali, in flessione dell’1,5% in termini nominali.
Dall’inizio del 2012 alla fine del 2013 la riduzione del potere d’acquisto toccherà il 6,5%. A lanciare l’allarme è Confesercenti commentando i dati diffusi dall’Istat. “Il forte calo del potere d’acquisto segnalato dall’Istat non può sorprendere perché è la conseguenza diretta di una lunghissima recessione che ha demolito occupazione e consumi, mentre la pressione fiscale era in forte rialzo. Una conferma della drammatica situazione in cui versano le famiglie italiane viene anche dal crollo del reddito disponibile reale”, ha avvertito l’associazione guidata da Marco Venturi.
Confesercenti “chiede che la politica economica sia ora davvero indirizzata alla crescita. Ci vuole coraggio e buon senso cominciando ad eliminare turbative sui consumi come il recentissimo aumento dell’Iva. Chiediamo inoltre al Governo di evitare ad imprese e famiglie nuovi aggravi fiscali. C’è una sola strategia utile al Paese: tagliare spese improduttive e sprechi e riversare buona parte delle risorse per ridurre le tasse”. Come dire: il Governo, dopo la fiducia ottenuta alla Camere, non dimentichi che la tenuta economica dipende soprattutto dalle scelte che farà in questi mesi. E sarebbe davvero saggio ascoltare le proposte di tutte le forze sociali convocando un tavolo di confronto sulle priorità concrete che abbiamo di fronte.
Per il segretario confederale della Cisl, Pietro Cerrito,”il dato più preoccupante dei dati diffusi dall’Istat è il calo dei consumi delle famiglie e della propensione al risparmio che torna indietro di 20 anni. Questo provoca una caduta del Pil del 2.5% e determina una stima peggiore di quella prevista un anno fa”.
“Le famiglie spendono di meno, c’è minore ricchezza prodotta e questi due meccanismi messi insieme creano un effetto stagnazione e recessione che è estremamente preoccupante. – aggiunge Cerrito – Dobbiamo uscire da questa situazione ridando alla famiglia più soldi con una vera riforma fiscale e rimettendo questi soldi in circolo per aumentare i consumi interni e per rilanciare il paese e la ricchezza. Dato che siamo in una critica situazione di finanza pubblica, per fare questo, bisognerà tagliare la spesa pubblica che non serve, i costi della politica che non servono e dirottarli verso le famiglie”.
(dal sito Conquistedellavoro.it)

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