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NATUZZI, SOSPESA LA PROCEDURA DI MOBILITA’ PER 1.726 DIPENDENTI

NATUZZI, SOSPESA LA PROCEDURA DI MOBILITA’ PER 1.726 DIPENDENTI

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L’attesa dei giornalisti fuori al ministero

Sospensione della 1.726 procedure di mobilità per altrettanti dipendenti e istituzione di una task force: è il risultato del vertice di questa mattina sulla vicenda Natuzzi, tenutosi presso il ministero dello Sviluppo economico. All’incontro hanno partecipato il Sottosegretario del ministero, Claudio De Vincenti, i rappresentanti delle due regioni interessate (Puglia e Basilicata), i vertici aziendali della Natuzzi e i sindacati di categoria Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil a tutti i livelli: nazionale, regionale e territoriale (province di Bari, Taranto e Matera). Ieri sera, inoltre, c’era stato un incontro propedeutico al ministero, al quale avevano partecipato anche il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra, e Domenico Pesenti, segretario generale della Filca-Cisl.
Una vertenza difficile e complessa, quella del Gruppo Natuzzi di Santeramo in Colle (Bari), un tempo leader nella produzione di divani e quotata a Wall Street. L’ennesimo piano industriale presentato ai sindacati solo qualche giorno fa prevedeva il ricorso alla mobilità per 1.762 dipendenti (1.580 impiegati nella produzione e 146 negli uffici) e lo smantellamento degli stabilimenti di Ginosa (Taranto) e Matera. Una decisione unilaterale che era stata definita semplicemente “vergognosa” dalla Filca, perché faceva ricadere solo sui lavoratori le conseguenze di una gestione aziendale a dir poco fallimentare. “L’incontro al ministero – ha spiegato Paolo Acciai, segretario nazionale della Filca – è stato molto importante perché ha permesso di ottenere da parte dell’azienda quanto richiesto dal governo e dagli stessi sindacati, vale a dire la sospensione della procedura di mobilità, già avviata. Le lettere di licenziamento, quindi, non partiranno, e questa è già una buona notizia. Ora, grazie anche alla task force composta dai rappresentanti del sindacato, dei ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, delle due regioni e dell’azienda, possiamo affrontare tutti i nodi della questione con maggiore serenità. La soluzione della vicenda non è per nulla semplice, ma intendiamo impegnarci con la massima attenzione e soprattutto bisogna evitare che l’annuncio dell’azienda diventi realtà: 1.726 licenziamenti in quell’area costituirebbero una vera emergenza sociale dalle conseguenze inimmaginabili. Dobbiamo evitare un nuovo ricorso alla Cassa integrazione, utile solo ad allungare l’agonia, e cercare di ricollocare i lavoratori”.
Il primo incontro della task force è convocato per il 15 luglio prossimo alle ore 12 presso il ministero dello Sviluppo
Natuzzi
Una manifestazione dei lavoratori della Natuzzi

economico. Argomento di discussione sarà soprattutto l’accordo di programma per il distretto del mobile imbottito sottoscritto nel febbraio scorso, che prevede ben 101 milioni di euro di risorse (40 milioni di euro messi a disposizione dal ministero dello Sviluppo economico, altrettanti dalla Regione Puglia ed i restanti 21 dalla Regione Basilicata). Si tratta di somme di non poco conto “destinate – come recita l’accordo –  alla salvaguardia e al consolidamento delle imprese che operano nel settore del mobile imbottito, all’attrazione di nuove iniziative imprenditoriali e al sostegno al reimpiego dei lavoratori espulsi dalla filiera produttiva”. Non solo, le risorse potranno essere utilizzate per la promozione di accordi con il sistema bancario per facilitare l’accesso al credito da parte delle imprese del Distretto e per intese concordate con i sindacati sull’organizzazione del lavoro, che puntino al miglioramento delle performance produttive. Sicuramente un buon punto per ripartire, ma si dovrà fare in fretta. Il 16 ottobre, infatti, scadrà la cassa integrazione straordinaria.
Il Gruppo Natuzzi conta 7.000 dipendenti in tutto il mondo, 5 stabilimenti in Italia con 3.175 addetti, più 1.340 nell’indotto. Nel 2012 ha fatto ricorso alla Cassa integrazione straordinaria per 1.450 lavoratori, dei quali 674 a zero ore. Nel Distretto del mobile imbottito, a cavallo tra la Puglia e la Basilicata, fino ad una decina di anni fa operavano circa 500 aziende, nelle quali lavoravano oltre 14mila persone per un fatturato totale di 2,2 miliardi di euro. Numeri drammaticamente decimati dalla crisi.
 

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